L’ITALIA NELLA NATO



carabinieri


 

L'Italia è uno degli Stati fondatori della NATO. Per quanto sconfitta nella seconda guerra mondiale, vi è stata ammessa fin dal principio ed ha partecipato alla sua costruzione.

Il Trattato Atlantico nacque il 4 aprile del 1949 e fu pensato e voluto da USA e Gran Bretagna per "contrastare il comunismo", di conseguenza la NATO è sorta come organizzazione tra vincitori e neutrali alla fine della seconda guerra mondiale; c'era bisogno dell'Italia e in Italia c'era una classe politica che aveva bisogno della nato(DC con il suo presidente De Gasperi).

 

 

Attualmente sono assegnate alla NATO le seguenti unità operative dell'Esercito:

 

 

4 divisioni di fanteria (divisioni Cremona, Legnano, Granatieri di Sardegna, Mantova)

5 brigate alpine di 600 uomini ciascuna, assegnate alla forza mobile nato (brigate Cadore, Julia, Orobica, Taurinense, Tridentina)

2 divisioni corazzate (Ariete e Centauro)

1 brigata missili terra-aria (Mestre)

4 battaglioni di artiglieria con missili terra-aria.

Tutta la Marina Militare italiana è assegnata alla nato.

 

 

Per quanto riguarda l'Aereonautica Militare, sono assegnati alla V Allied Tactical Air Force della nato:

 

 

3 squadroni cacciabombardieri Starfighter

3 squadroni cacciabombardieri Thunderstreak

3 squadroni cacciabombardieri Tornado

3 squadroni di attacco G91 Fiat

3 squadroni da caccia F86k

3 squadroni intercettori F104

3 squadroni da ricognizione

3 squadroni da trasporto

2 squadroni lanciamissili

 

In pratica quasi tutto l'esercito italiano è sotto comando USA o a sua disposizione. Nonostante questo spiegamento di forze e questo ampio "regalo" alla nato, all'interno dell'Alleanza l'Italia non ha un grosso peso militare. Messo a confronto con l'esercito USA e con quello della Gran Bretagna, l'esercito del governo italiano appare comunque un esercito giocattolo, una forza minoritaria.

All'interno dell'Alleanza la supremazia politica di USA e Canada non è in discussione, ma tra i partner europei c'è un delicato equilibrio da conservare, per cui l'Italia deve sopperire a questa debolezza militare in altri modi, come ad esempio mettendo a disposizione degli alleati le proprie installazioni per gli attachi USA.

L'Italia partecipa alla NATO anche (forse soprattutto) economicamente: contribuisce alle spese NATO per il 9,2% del totale. La cifra nominale è in costante aumento anno dopo anno. Per il 2000 l'Italia ha versato alla NATO 43 miliardi di lire.

Inoltre il governo italiano acquista continuamente nuovi sistemi d'arma dall'estero. Naturalmente, tranne poche eccezioni, si tratta di armamenti di fabbricazione USA.

Infatti, come molti analisti affermano, l'utilità principale della nato sta nel realizzare uno sbocco naturale per l'industria bellica americana e nel fornire agli USA un esercito a spese dei governi europei.

Ma quindi qual è il ruolo dell’Italia nella NATO?

Possiamo dire con certezza che il ruolo dell'Italia è quello di dare vita ad una polizia internazionale. Tale ipotesi è avallata dai primi "esperimenti sul campo", avvenuti con l'invio di battaglioni di carabinieri prima a Sarajevo poi in Kossovo,in Afghanistan ed ora in Iraq per "il mantenimento dell'ordine pubblico".

Notando lo squilibrio numerico tra forze armate e forze dedicate al mantenimento dell'ordine pubblico (350.000 militari contro 500.000 effettivi tra polizia, carabinieri e guardia di finanza), si può ipotizzare per l'Italia un ruolo effettivo di polizia/pulizia internazionale, auspicato dagli alleati, e l'ammontare delle spese dello Stato sembra confermarlo.

Ogni qualvolta si prende in considerazione l'aspetto più eclatante del militarismo, quello che colpisce maggiormente l'immaginario e cioè la guerra, si tendono a trascurare i diversi effetti che questo comporta sui terrori dove risiede, opera e si estende.

Durante l'attacco in Serbia e Kosovo, portato a termine dalla NATO con il patrocinio dell'ONU, le operazioni e i sorvoli dei cacciabombardieri alleati hanno lasciato su vasti tratti del mar adriatico residui e scorie di missili e cluster bomb.

Il governo italiano di allora (centro-sinistra) accettò di far mettere il segreto Nato sulla mappa delle zone dell'Adriatico in cui "potevano" essere gettate le bombe. Quella sudditanza venne pagata allora dal ritrovamento accidentale degli ordigni bellici nelle acque antistanti le coste dove si ferirono 3 pescatori e si sfiorò più volte la tragedia. Provocando inoltre un dissesto all'eco-sistema marino e gravi perdite economiche ai pescatori.

Ma l'abitudine di sganciare ordigni in Adriatico, di scaricare sul territorio il contenuto dei serbatoi aerei in fase di atterraggio, di versare combustibile aereo nelle falde acquifere, di nascondere testate nucleari all'interno della basi USAF e NATO, di ignorare i piani di volo degli aerei militari in esercitazione sono una prassi e non un eccezione.

Ne sanno qualcosa quelle venti persone ammazzate il 3 febbraio 1998, quando un Prowler statunitense, decollato da Aviano per un volo di addestramento, tagliava i cavi della funivia di Cavalese.

 È il militarismo nella sua funzione quotidiana, in tempi di guerra così come in tempi di cosiddetta "pace".




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