CHE VE LO DICO A FARE?

In merito al vostro articolo intitolato ‘Droga party tra i boschi di Campo Croce” del 30.06.99.

Che l’ignoranza sia la causa principale dei guai del mondo, lo diamo come assunto di partenza. E che i giornali siano lo strumento per alimentarla con scrupolosa sistematicità, risulta lampante soprattutto in circostanze come questa, dove si tratta di cronaca locale, ovvero di singoli fatti direttamente verificabili da chiunque.
Per vostra fortuna ad avervi colto in fallo (deficit di verità nella vostra informazione) è una esigua minoranza di cittadini che numericamente non rappresentano un pericolo né per le vendite del vostro giornale, nè per il sistema di vita che difendete, ricco di buoni sentimenti e di sane virtù morali che generosamente dispensate alle giovani generazioni traviate dalla droga e dal vizio.
Daltronde in un mondo così bello, pieno di opportunità di lavoro in grado di realizzare l’individuo, di prospettive dl sicurezza economica per il futuro, per quale motivo sti capperi di giovani tendono ad evadere o, come dite voi “trasgredire” (categoria mentale che non usa più neanche la mia bisnonna Genoveffa) andando a cercare un luogo al di fuori dei soliti ambiti predefiniti, con l’obiettivo fine a se stesso di costruire un evento culturale collegato a forme estetiche e sperimentazioni musicali già molto avanzate nel resto d’Europa...
Ma che lo dico a fare a voi? Sarebbe come parlare di calcio con mia sorella, con la differenza che lei, al contrario di voi, non scrive articoli di giornale sull’argomento.
Vuoi vedere che l’arretratezza del Veneto rispetto alle altre zone d’Europa in questo ambito culturale, sarà da attribuire anche al vostro generoso contributo di informazione?
Se poi aggiungiamo il fatto che l’evento realizzato era privo di scopo di lucro, l’affronto diventa intolllerabile e il vostro equilibrato e competente articolo trova di colpo una chiara spiegazione: se si mette in discussione persino lo scopo di lucro dove andremo a finire? come farete poi con i vostri preziosi testimoni, guardacaso gestori di locali molto costosi che rischiano di vedere intaccati i propri incassi dal proliferare di feste gratuite e autogestite come le nostre?
Loro hanno la stessa speranza vostra (ecco il perché del casuale incontro) non fare sapere alla gente che esiste un modo diverso di fare informazione, così come di impiegare il proprio tempo libero, un modo più creativo, più attento alla dimensione collettiva, dove la partecipazione richiesta è attiva e non passiva, dove l’accesso è libero e gratuito.
A proposito di partecipazione attiva: non vedo l’ora di leggere questa lettera pubblicata sul vostro giornale...

P.S.: Per farvi vedere che siamo bravi ragazzi e che le nostre critiche sono sempre costruttive, di seguito vi diamo qualche spunto che potrete tranquillamente utilizzare per un vostro eventuale articolo futuro sull'argomento (poi tra di noi ci sono molte persone in cerca di lavoro, non si sa mai...)

La ricerca di contesti all’interno dei quali l’ascolto e la fruizione del messaggio musicale sia valorizzata al massimo e ne siano evidenziati i contenuti genuinamente artistici e comunicativi, quali il coinvolgimento fisico dell’ascoltatore che, come nei riti tribali dell’antichità, trascina verso forme di danza istintive e liberate; oppure la dimensione ipnotica intrinseca propria di alcuni tra i più innovativi progetti di ricerca del suono e delle sue strutture ritmiche; ebbene questi e molti altri elementi sono il contenuto qualificante, il tratto distintivo, nonché il fine ultimo di ciò che facciamo. In questo contesto di sperimentazione il rapporto tra fruizione del messaggio musicale e assunzione di sostanze psicoattive acquista un senso che rovescia la questione: l’ambiente e l’atmosfera creata con suoni particolari non è che favoriscono l’assunzione di sostanze di supporto all'alterazione delle percezioni o degli stati di coscienza, quanto piuttosto esso le sostituisce, rendendole un qualcosa in più, di non necessario. QuindiI la musica e il contesto nel quale è inserita possono sostituire l’assunzione di sostanze, ma sicuramente non viceversa, come invece avviene nelle discoteche sfigate a cui ci hanno abituato. Quest’ultime fanno talmente schifo che l'assunzione di droghe serve per compensare l’assenza totale di energia, e quindi di senso, che quella musica e quell'ambiente sanno trasmettere. In pratica inconsapevolmente questi pseudo luoghi di divertimento non sono qualcosa con cui evadere, ma da cui evadere. E’ qui che che si colloca il passaggio pericoloso dall’uso all’abuso. Se non c’è nulla di interessante da seguire è più probabile utilizzare "droga”... ma se qualcosa di significativo e coinvolgente viene proposto vuoi vedere che forse si riuscirebbe a cambiare anche il rapporto dei soggetti con le sostanze, nel senso di una maggiore consapevolezza...

Ma che ve lo dico a fare?
Adesso tornate pure al lavoro che altri mondi possibili sono in agguato.
Meno male che non siamo tutti uguali.

RED PLANET crw - Padova

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