Prima pagina
Si chiamano rave-party
e più li vietano più se ne fanno. In migliaia venerdì
sera per l'appuntamento con la trasgressione
A Marghera la prima festa da (s)ballo
Si improvvisa tutto, a cominciare dal luogo e poi giù con la musica
techno-acid e l'ecstasy, per ballare fino all'alba
Erano circa un migliaio, provenienti da mezza Italia, i giovani che venerdì hanno preso parte al primo rave-party - letteralmente festa delirante - del veneziano. L'appuntamento, trasmesso col passaparola, era per le 23 a Marghera, nel parcheggio dell'ipermercato Panorama: qui venivano distribuite le mappe per arrivare in uno stabilimento dismesso, occupato la mattina stessa, tenuto rigorosamente top-secret. Così, Porto Marghera ha tenuto a battesimo la prima festa illegale e autogestita, a base di musica techno-acid e con un bel giro di droga all'interno, soprattutto ecstasy e marijuana. Il prezzo è basso (5mila lire), l'unico problema è avere l'amico giusto che ti avvisa. Il resto è tutto divertimento. O, almeno, questo è quello che dicono i diciottenni.
Articolo all'interno
Appuntamento in zona industriale
per l’ultimo grido nel campo della trasgressione giovanile. Si paga poco,
circola l’ecstasy e soprattutto sono illegali, per questo attirano tanta gente
Festa delirante e a sorpresa
Occupato per una notte uno stabilimento vuoto in banchina degli azotati
L’appuntamento
è per venerdi sera alle 23, al parcheggio dell’ipermercato Panorama. Nessun
manifesto, nessuna pubblicità: il primo rave party illegale veneziano viaggia
a ritmo di tamtam, con il passaparola.
Gli organizzatori? Si fanno chiamare Mutoid: sono arrivati venerdì mattina,
hanno fatto un piccolo giro in zona industriale e, senza pensarci su, hanno
occupato uno stabilimento dismesso. Alla sera il parcheggio è pieno: alcuni
ragazzi distribuiscono la mappa per arrivare al capannone. “Rave Attak”, si
legge nel volantino: l’indicazione è per la banchina degli azotati, in zona
Porto. Qui, nella Marghera post-industriale, scatta l’operazione clandestina
della generazione cyber. Il clima è quello londinese, terra di origine di
queste feste a base di musica acida e sballo forte. Il prezzo di ingresso?
Cinquemila lire, ma c'è pure qualcuno che cerca di strappare uno sconto:
poco in comune con il Caravaggio che ti spillano in certe discoteche di tendenza.
Dentro sembra un accampamento indiano: tre fuochi accesi attorno ai quali
si parla e si fuma, per lo più marijuana. Una tipa distribuisce foglletti
informativi sull’ecstasy, con tanto di composizione, effetti e istruzioni
per l’uso. “L’obiettivo di questo volantino - si legge - è fornire le informazioni
negate dalle fonti istituzionali e di settore (discoteche) malgrado il consumo
di ecstasy sia ormai un fenomeno di massa”.
Dentro lo stabilimento, in una vecchia area di stoccaggio, sono state ricavate
due piste da ballo. La festa tarda un po’: problemi con il generatore, il
furgone che alimenta tutta la serata. A mezzanotte comincia il rave: dopo
un’ora ci saranno già mille persone. La musica èacido puro: mix che durano
quarti d’ora interi, solo batteria e basso computerizzato. Il popolo rave
è colorato, variopinto: capelli rossi e viola, accenti di mezza Italia, vestiti
tipo centro sociale occupato. Per entrare in pista bisogna scavalcare due
tipe che parlano su uno scivolo. In mezzo la gente balla con gli occhiali
da sole e bastoncini fluorescenti in mano: sul muro vengono proiettate immagini
subacque, con pesci a bocca aperta. C’è un tipo, avrà vent’anni, che balla
con il casco da minatore: un altro, sulla trentina abbondante, gira con una
museruola in bocca.
Le donne? Giovani, mai sopra i trenta: alcune sono venute con lo zainetto,
per cambiarsi a fine serata e tornare ben vestite da papà. Poco scollate,
meno che in discoteca: una porta gli occhiali da saldatore, un’altra è truccata
da Rocky Orror, ma l’esibizionismo è contenuto. Esci dalla pista sbattendo
gente a destra e sinistra, ma non c’è bisogno di chiedere scusa: nessuno ti
bada. Le due tipe di prima ora si stanno baciando: sono l’unico che le osserva,
gli altri non sembrano stupiti. Verso l’uscita si siede una coppia di morosi.
Lei tira fuori la lingua, mostrando tre borchie simili a piombi da pesca,
lui con l’accendino comincia a bruciacchiarla: lo fa due o tre volte, e lei
non batte ciglio. Fuori i fuochi sono ancora accesi. Andiamo al bar, a bere
una birra. “Mi dispiace -risponde la barista- qui solo yoghurt e funghi allucinogeni:
devi andare all’altro chiosco”. Prendiamo due birre e una minerale: prezzo
modico, ancora cinquemila. “Scusa -mi fa un altro barista-guarda che la tua
amica mi ha dato cinquemila in più”. Gentile, penso: ci riprendiamo i soldi,
lui ci chiede se abbiamo pastiglie, rispondiamo di no.
Dietro il bar, dove la gente va alla “toilette”, c’e una coppia: vedo l’unica
scena di sesso della serata, peraltro molto soft. Se cercate avventure erotiche,
non andate a un rave: qui conta la musica, non l’abbordaggio. La festa prosegue,
senza incidenti: non ne capitano quasi mai, la droga sembra placare gli animi.
Fuori comincia a far chiaro: i suoni del party sono coperti dai lavori notturni
in zona porto. Tra poco la festa finisce, ma non sarà certo l’ultima: basterà
attendere, e il tam-tam si farà sentire un’altra volta. A.G.