Il metodo
del consenso
Innanzitutto e' bene chiarire che
consenso non significa unanimita'. In caso di unanimita' tutti
nel gruppo sono d'accordo, tutti sono convinti di aver fatto la scelta migliore
in quel momento, tutti sono vincitori.
Il processo decisionale consensuale ha invece origine da un conflitto: non tutti sono daccordo ! Il clima decisionale. Il gruppo deve avere chiaro, al suo interno, che l'importante e' che la decisione venga presa, e che per il bene del gruppo cio' deve avvenire nel rispetto della posizione di ciascun membro. Tutti sono invitati a facilitare il processo cercando di lasciare da parte i vissuti personali o eventuali conflitti interpersonali. Tutti i componenti del gruppo sono in possesso delle medesime informazioni. Si cerca di chiarire il piu' possibile la differenza tra le posizioni in conflitto ed i punti che queste hanno in comune. Si cerca anche di chiarire la situazione emotiva, per capire quanto incide sul conflitto, quanto influisce sulla razionalita' e perche'. Per tutto questo puo' essere utile la figura del facilitatore, che puo' anche non partecipare alle decisioni concentrandosi sul proprio compito. Il percorso. 1. Si comincia con una discussione a piccoli gruppi (di due - cinque persone) per consentire e stimolare l'espressione di opinioni, considerazioni, dubbi, perplessita'. I colloqui a due, le discussioni a piccoli gruppi ed eventuali pause di riflessioni personali sono utili anche per verificare quanto incidono leadership, protagonismo, conflitti personali, ecc. Come accennato prima, infatti, ciascuno deve valutare la propria posizione mettendola in relazione al bene del gruppo e non alla propria personale affermazione. 2. Quindi si discute in plenaria, cercando di individuare le tendenze delle decisioni e gli ostacoli. Puo' essere utile fare dei sondaggi per capire le diverse posizioni, anche con schieramenti. 3. Dopo tutto questo, il facilitatore pone la domanda. Se si e' tutti daccordo (unanimita'), la decisione e' presa. Se invece non vi e' accordo unanime, puo' essere che i motivi del disaccordo non siano cosi' forti ed importanti da bloccare la decisione. In questo caso, una delle parti acconsente alle posizioni dell'altra (Non sono daccordo, pero' i motivi non sono tali da impedirmi, qui ed ora, di acconsentire). Altrimenti, se questo consenso non e' possibile, si ha il blocco della decisione. Il consenso Si ha il consenso quando ogni singolo e' d'accordo che la decisione venga presa per il bene del gruppo, pur essendoci persone in disaccordo che non hanno pero' motivi cosi' importanti da bloccarla. Quando si raggiunge il consenso, generalmente la parte che acconsente si impegna ad appoggiare la decisione presa e a lavorare attivamente perche' si realizzi (Dal momento che, pur non essendo totalmente daccordo, non reputo produttivo bloccare qui ed ora la decisione e vi acconsento, non boicottero' la sua realizzazione, ma mi impegnero' a rispettarla). C'e' unaltra possibilita': acconsentire perche' il gruppo prosegua il lavoro, ma astenersi dall'impegno attivo. Questo di solito accade quando i motivi del disaccordo sono strettamente personali (Avete deciso di chiedere fondi allUnione dei Macellai, io sono vegetariano. Non blocco la decisione perche' sono daccordo sul fatto che c'e' bisogno di soldi, non ho alternative concrete, pero' io non chiedero' una lira!). Limportante e' che la posizione sia esplicitata e motivata e non si tratti di un disimpegno sommerso, che si traduce in boicottaggio. Se la decisione e' bloccata? Il gruppo dovrebbe cercare nuove posizioni, una terza via su cui le parti raggiungano il consenso, un compromesso rispettoso delle parti. Vi sono alcune attivita' molto utili per uscire dal blocco decisionale: scomposizione della decisione in sottopunti in modo da individuare le questioni che provocano il blocco
Gli ostacoli per il consenso
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