ateneo
libertario fiorentino borgo pinti 50r firenze Tutti i lunedì Orario 19.00/23.00 (+ pausa cena) In collaborazione con CUSA (https://cusa.noblogs.org/), è aperto LibertArea spazio di incontri informali di studio 30MAGGIO 2016 6 GIUGNO 2016 letture comuni e chiacchierate proiezioni documentarie 3 GIUGNO 2016 e di cinema 20 GIUGNO 2016 autoriale e sperimentale visioni e produzioni di documenti d' arte varia 27 GIUGNO 2016 definitosi partendo dalla necessità di... 18 LUGLIO 2016 8 AGOSTO 2016 confronto teorico/pratico sulle tematiche libertarie, 19-26 SETTEMBRE 2016 da parte di un gruppo di compagni/e fiorentini/e di varia tendenza, 3_10 OTTOBRE 2016 e coagulatosi definitivamente 17-31 OTTOBRE 2016 in questi giorni durante la preparazione dell'incontro "Anarchia fra utopia e realtà". Finalità di LibertArea costruire un laboratorio di studio e proposte concrete per le lotte e le mobilitazioni attuali, al fine di svilupparne strategie ed approcci incisivi.
Parleremo di libertArea e dei suoi progetti futuri durante l'evento in immagine sabato 20 ore 15.00 presentando il volume ibrido Marchecazzovaidicendo? di Autori Tritati. Vi aspettiamo! |
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30 MAGGIO 2016 La discussione è stata centrata sull'organizzazione degli incontri; questi, è stato pensato, si svolgeranno in due parti distinte ma collegate fra loro: dalle 19 alla cena delle 20.30 commenti sugli eventi, lotte e mobilitazioni della settimana passata e sulle impressioni maturate nelle riunioni precedenti con scambi vari di notizie. Dopo cena la seconda parte comprenderà approfondimenti e confronti anche supportati da letture, filmati, analisi varie di una tematica, anche in relazione ai fatti evidenziati nella prima parte della serata, ai successivi eventi cittadini, e non solo. Nell'incontro di rodaggio di questo lunedì, la prima parte ha visto la comunicazione della notizia riguardante un provvedimento disciplinare attuato da un preside reazionario e truffaldino nei confronti di una compagna insegnante anarchica. Inoltre siamo tornati sulla serata di sabato 28, continuando a commentare il tema della libertà d’espressione artistica e politica. Infine ci sono stati alcuni scambi di opinione sulla situazione internazionale: poteri nazionali, sovranazionali, transnazionali ecc. e loro sviluppi e conseguenze che richiedono nuove forme di lotta da affiancare a quelle tradizionali, in parte ormai prive di incisività. Essendo la prima sera di questo ciclo, la seconda parte è stata solo accennata e sarà ripresa la settimana prossima: il tema a fronte di quanto discusso all'inizio sarà LA DISCIPLINAZIONE DELLA LIBERTA' ESPRESSIVA, non solo nel lavoro, scuola, caserme, carceri, ospedali ecc. come già ampiamente analizzato a suo tempo da Foucault, Illich etc., quanto anche nelle forme più recenti che hanno colpito aree considerate più lontane da un possibile assoggettamento a norme costituite, ma oramai da queste sempre più contrastate, vedi commercializzazione e museificazione della street art, caso Blu. Invitiamo tutti/e a partecipare con contributi e riflessioni personali, testi, proposte di lettura, critica di autori e autrici considerati/e interessanti, audio, video e quant'altro materiale o spunto, liberamente esperito e condiviso! |
Il secondo lunedì di LibertArea, si è aperto con il dibattito sulle
iniziative e sulle mobilitazioni cittadine della settimana, con uno
sguardo anche alla decisione presa dal gruppo de “I miagolatori”
(presente anche all'iniziativa “Anarchia fra utopia e realtà” del 28
maggio), di sospendere il ciclo di conferenze previsto, a seguito della
scarsa partecipazione all'ultima conferenza stessa, tenutasi il 3 giugno
su Jaroslav Hašek. LibertArea si sente di esprimere a I miagolatori, la
propria esortazione a non demordere dalle iniziative intraprese. Nella
consapevolezza che non sia mai la partecipazione in sé, quanto la
convinzione dei suoi promotori e la qualità dell'evento proposto, ad
esprimere il valore reale di una qualsiasi iniziativa, definendo anche
l'opportunità o meno della sua intrapresa e del suo compimento.
LibertArea, si complimenta anche per le più recenti pubblicazioni di
Marco ed Olivier (“L'uomo che sparì tra i rifiuti” e “L'ingresso del
Canale Grande”).
La seconda parte della serata, svoltasi dopo cena, si è concentrata sul
tema proposto la settimana precedente, ovvero LA DISCIPLINAZIONE DELLA
LIBERTA' ESPRESSIVA, con particolare attenzione alle forme più recenti
che hanno colpito aree considerate più lontane da un possibile
assoggettamento a norme costituite, ma oramai da queste sempre più
contrastate, vedi commercializzazione e museificazione della street art,
caso Blu. Il dibattito ha avuto come riferimento bibliografico
principale l'opera di Michel Foucault, con particolare attenzione ai
testi “Bisogna difendere la società”, “La società disciplinare”,
“Sorvegliare e punire”, “La società punitiva”, “Poteri e strategie”.
L'assemblea dei/lle partecipanti, ha discusso a lungo sul fatto che gli
strumenti interpretativi proposti dallo stesso Foucault (così come da
diversi degli autori del così detto post-strutturalismo, a cui si ispira
buona parte del così detto post-anarchismo), sono sicuramente
importanti, ed utili all'analisi delle logiche di assoggettamento, che
muovono le nuove strategie repressive e di controllo sociale. Come
quelle che hanno colpito gli 86 inquisiti del Movimento fiorentino, ma
anche i fenomeni ci controcultura e di street art più recenti. Ma che allo stesso tempo, essi tendono a sviluppare un approccio strettamente ed eccessivamente analitico, mantenendo un punto di vista ed uno sguardo (leggi: linguaggio) fortemente ed intrinsecamente accademico. Non permettendo di fatto, né la piena comprensione strutturata dal basso, delle dinamiche di potere reali e delle loro interconnessioni, né la produzione di un discorso socio-politico che sappia discernere adeguatamente un orizzonte di senso delle suddette dinamiche, ed offrire una prospettiva di pieno ed incondizionato superamento delle stesse.
Si è tuttavia convenuto con Foucault, circa il fatto che fenomeni
sociali come quelli di nostro interesse, vengono di fatto criminalizzati
non tanto per il gesto o l'azione in sé, quanto per la più o meno
esplicita volontà – insita nei loro stessi gesti e tipi di azione – di
staccare il discorso e la prospettiva socio-politico-culturale, da
nozioni e prassi che rimandano all'ambito statale-giuridico del
contratto, del sovrano e della legge (quindi di quella che Foucault
definisce, appunto, la disciplinazione).
Alla luce di quanto detto, si è deciso di proseguire la traccia
intrapresa anche durante il prossimo lunedì 13 giugno, nella
consapevolezza della complessità che tali questioni richiedono di
gestire ed affrontare. E proponiamo come tema quello dei PUNTI DI FORZA
E LIMITI DEL POST-MODERNO/POST STRUTTURALISMO/POST-ANARCHISMO, E DELLE
MOBILITAZIONI CHE NE SONO SCATURITE NEGLI ULTMI ANNI/DECENNI. |
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Il terzo lunedì di LibertArea ha visti per la parte pratica in prima serata il nostro approdo sul sito dell’Ateneo http://www.autistici.org/ateneolibertariofiorentino/ grazie a Pino. Continuiamo ad aggiornare questo evento in progress anche su FB, tramite la pagina dell'evento del 28 maggio, “Anarchia fra utopia e realtà”. Mandiamo un articolo a Umanità Nova, sia su LibertArea, che sul 28.LibertArea approda anche a Roma? Si sono interessati. Qualche serata affine al laboratorio di Borgo Pinti, potrebbe essere proposta a degli spazi sociali di Centocelle, con l'idea di fare rete e rimanere in contatto per scambiarsi idee, ed esperienze di lotta. Si ricorda il bollettino Comidad (http://www.comidad.org/) e le sue belle analisi politiche, si propone di fare copie dei suoi opuscoletti per i nostri incontri e per l’archivio storico dell'ateneo. Sarebbe utile riuscire a trovare una fotocopiatrice usata. Si parla, su suggerimento di Consuelo, di Mara, che giorni fa è venuta all’Ateneo a proporre il suo cantiere sociale, svolto a Bologna al quartiere Cirenaica, sulla lotta dei suoi abitanti alla toponomastica di derivazione fascista, e a favore di una ridenominazione di tipo resistenziale. Le chiederemo di portare all’ateneo la sua presentazione di libro e spettacolo per l’autunno. Abbiamo pensato di collegarci al problema più generale della toponomastica stessa, come veicolo di costruzione di immaginari sociali e discorsi di assoggettamento, da parte dei diversi sistemi di potere. Per parte anarchica si è parlato del caso di via Roma a Firenze, prima dedicata al pedagogista libertario Ferrer, e poi modificata dai nobili conservatori (1909/1911). A questo punto sorge l’esigenza per libertArea, di fare una ricerca topografica di taglio politico per lo studio dello sviluppo di tale disciplina, durante l’estate. Massimo propone di studiare la toponomastica cittadina, e farne una mappatura critica. Ci si accorda quindi alla luce di tutto ciò, di integrare la nostra ricerca in tal senso, per proseguire nella preparazione dell'incontro con Mara. Attendiamo parallelamente report sugli sviluppi della lotta di Francesca al Datini (disciplina della scolarità), sulla manifestazione in solidarietà coi lavoratori e le lavoratrici francesi, e su altre mobilitazioni.
Parte teorica in seconda serata - Consuelo porta al dibattito, estratti
dal libro "Foucault oggi" di Elisabetta Basso, con una critica alle
interpretazioni che dell'opera e del pensiero di Foucault sono state
date, soprattutto in alcuni ambienti.
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Prima serata
– scambio su eventi e mobilitazioni cittadine della settimana, proposte
di iniziativa Qualche
spunto per una serata artistico-letteraria assieme a I miagolatori, da
realizzarsi fra estate e inizio autunno all'Ateneo, o in altri spazi
ameni. Proposta alla quale si allaccerà poi anche Enrico al suo arrivo,
proponendo di inserire anche un momento teatrale assieme al gruppo di
teatro, con cui ha curato di recente la soirée dada a San Salvi. Scambi anche
sulla manifestazione in solidarietà coi lavoratori e le lavoratrici
francesi di martedì 14, durante la quale Consuelo dice di aver notato
che c'è stata una partecipazione ristretta ai militanti del Movimento
Fiorentino. Poi al suo ritorno a casa ha sentito alcuni autisti ATAF
sbeffeggiare la manifestazione, salvo poi convenire, appena dieci minuti
dopo fra di loro che “in Francia ci sanno fare, loro manifestano”, e
allora si è chiesta perché sbeffeggiassero invece di partecipare al
corteo.
Massimo suggerisce di non meravigliarsi del fatto
che la gente si avvicini o meno a determinati contesti, in base a quanto
può sentirli forti. Si tende ad andare dove si pro-duce qualcosa che
se-duce, per partecipare della produzione e della seduzione. Produzione
e seduzione intesi in senso etimologico e non (solo) industriale o
sessuale. E sempre
Consuelo fa osservare come forse alcuni tipi di strumenti codificati
(es: volantino, slogan, striscione/bandiera, ecc.) rischino di non
trasmettere più un linguaggio adeguato ai tempi, ed alle tensioni di
molta gente comune. A tal proposito cita proprio Onfray ed il suo
post-anarchismo, nella critica degli strumenti “tradizionali” dei
movimenti anarchici di epoca moderna. Viene a
trovarci Mara, con la quale discutiamo del progetto al quale collabora,
sulla toponomastica di matrice fascista nel quartiere di Cirenaica a
Bologna (oggi re-intitolato a personaggi della resistenza partigiana
bolognese). Rafforziamo l'interesse comune nei confronti della questione
della toponomastica, e delle problematiche che essa pone trasversalmente
alle varie epoche ed ai diversi sistemi di potere. Con la proposta di
una data di LibertArea interamente dedicata al tema, ed alle sue
molteplici sfaccettature (riprendiamo anche le questioni già accennate,
relativamente a Via Ferrer trasformata in Via Roma a Firenze, ed a
Salvia di Lucania trasformata in Savoia di Lucania, dopo l'attentato
dimostrativo di Passannante a Umberto I). Seconda
serata – scambio e confronto di contenuto, a partire dal lavoro su testi
e documenti, col tema del post-anarchismo, suoi punti di forza e limiti
Interessanti testi portati da Massimo, con
estratti da Jung, Tipi Psicologici, Voce IO
nel Glossario e Jung, Ricordi sogni
riflessioni, citato anche in "Applausi per mano sola" di W. Catalano. Cita una
critica fatta da Jung a Nietzsche, ed in particolare riguardo alla
“follia” che lo avrebbe investito nell'ultima parte della vita. Prima
Massimo legge un estratto dove Jung chiarifica la differenza fra io
(coscienza) e sé (consapevolezza, che riguarda anche l'esperienza
diretta dell'inconscio). Poi un altro pezzo dello stesso Jung, dove egli
interpreta la follia di Nietzsche, come un affiorare indomabile e
surclassante di un sé (quindi di un inconscio) non voluto e non saputo
gestire e riconoscere come soggetto agibile, in contrapposizione a un io
dominante da demolire e superare. Si riprende
la questione relativa al soggetto discorsivo come origine di
soggettività, proposta dai post-strutturalisti, alla base della
contraddizione di fondo che non ha mai permesso loro di uscire realmente
dal soggetto cartesiano, riproducendolo a parti invertite. Sorge dunque
la questione, posta da Olivier de I miagolatori, di cosa fare
concretamente in chiave di questa necessità di fuoriuscita dal soggetto
dominante, tipico soprattutto della dominazione occidentale. Molta
attenzione viene posta sia da Olivier che da Enrico, sulla necessità di
partire dal quotidiano di ognuno/a di noi, e dalle scelte che si possono
fare e proporre concretamente, a partire dalla vita di ogni giorno. Si sviluppa
su questo punto una discussione molto animata che coinvolge anche
Edoardo, Massimo e un po' tutti/e gli/le altr/i, circa la possibilità o
meno di uscire pienamente dalle dinamiche di potere ed assoggettamento,
e la necessità di imbastire una lotta anche interna al sistema stesso ed
alle sue condizioni. Edoardo
tende a porre l'attenzione sul fatto che i post-strutturalisti sono
stati ingenui anche su questo punto. Da un lato parlando di un soggetto
intrinsecamente assoggettato e di un potere coestensivo al corpo
sociale, dall'altro di un campo di “fuoriuscita dalla soggettività” come
assolutamente altro ed irriconducibile alle dinamiche storiche che
problematizzano il soggetto stesso. La sottrazione, suggerisce Edoardo,
per quanto a partire dal corpo e dalle tensioni vitali basilari, è essa
stessa dinamica di un soggetto, se accettata l'interpretazione della
soggettività data da Jung. Di conseguenza, è essa stessa storica, ed
inserita nelle problematiche che riguardano ogni soggetto
storico-sociale. Quindi non può mai essere né realmente, né
potenzialmente completa, se non va di pari passo con un antitesi
dialettica nei confronti delle condizioni che il potere stesso impone ai
soggetti storici. Quindi, con una lotta anche interna al sistema stesso
ed alle sue contraddizioni, che apra la strada ad una via via più piena
sottrazione del soggetto storico, che punta a liberarsi e
riqualificarsi, piuttosto che a superarsi come suggerito
dall'interpretazione post-strutturalista.
Non si tratta, secondo Enrico, di sottrazione al
potere, e tanto meno completa o assoluta.
Massimo cita
Onfray. Les radicalites
existentielles,
riguardo
Henry david Thoreau, che nel tentativo di
realizzare una vita campestre totalmente al di fuori delle logiche e
delle condizioni imposte dalla società borghese, si accorge di come
anche le più semplici ed elementari azioni, legate alle necessità del
quotidiano, non potevano di fatto prescindere da condizioni, oggetti,
concetti, creati dalla borghesia stessa. Sulla scia
di questi molteplici stimoli, si decide di affrontare più pienamente e
consapevolmente la questione, introducendo come tema per il prossimo
lunedì 27 giugno LA DECRESCITA, SIA COME PRASSI ED ORIZZONTE, CHE COME
POSSIBILE FILOSOFIA DELLA STORIA. Nella volontà di introdurre anche il
tema stesso della filosofia della storia, come possibile ulteriore
traccia dei prossimi laboratori di LibertArea.
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27 Giugno 2016 Prima
serata – scambio su eventi e mobilitazioni cittadine della settimana. Pare sia uscito o sia in uscita, il secondo volume
su Cirenaica, il quartiere di Bologna inizialmente intitolato alla
politica coloniale fascista, poi successivamente a personaggi e martiri
della resistenza bolognese. Riceviamo notizie di altri possibili
contatti potenzialmente interessati, a un evento più ampio dedicato alla
problematica della toponomastica, in relazione agli immaginari sociali,
e ai discorsi di assoggettamento delle varie epoche. Qualche scambio di battute su Brexit e referendum
in Svizzera su reddito di cittadinanza. Rimaniamo d’accordo di non interrompere, per quanto
possibile, i lunedì di LibertArea durante il periodo estivo. Sfoltendo
tutt’al più il calendario degli incontri, in base alle presenze e alle
nostre capacità di resistere al caldo torrido fiorentino, per ripartire
al meglio poi a settembre. Seconda
serata – scambio di contenuto a partire dal lavoro su testi e documenti,
proseguendo il tema di Decrescita e filosofia della storia. Massimo suggerisce che paradigmi, orizzonti e
approcci come quello della decrescita, possono essere più o meno
interessanti, nella misura in cui si inserirscono all’interno di una
visione più ampia della società e del processo storico (quindi, di una
filosofia della Storia), rischiando altrimenti di rimanere sterili e
privi di prospettiva. Consuelo legge alcune note in cinque punti, dove ha
tentato di amalgamare impressioni derivanti da molteplici e interessanti
fonti di lettura sulla decrescita (vedi le copertine dei testi a lato),
su possibili spunti di scelte di vita quotidiana, che si potrebbero
sviluppare in direzione di una progressiva riappropriazione delle
esistenze, fuori e contro i meccanismi e le pratiche imposte dal potere
(vedi riquadro). Gino suggerisce come queste pratiche siano
realizzabili “a piccoli gruppi”, nella difficoltà di unirle più
stabilmente e diffusamente, ma che allo stesso tempo sono importanti per
dimostrare agli altri che tramite questi spazi e questi momenti
aggregativi, si può sviluppare uno stile di vita migliore e più pieno,
di quello propinato, e spesso accettato, all’interno del sistema. Edo porta la locandina dell’incontro “Oltre la
crisi: una via libertaria alla decrescita?”, tenuto alla 5a
Vetrina dell’editoria anarchica e libertaria del 2011. E suggerisce come
secondo lui i problemi dei limiti su cui tendono ad arenarsi queste
esperienze comunitarie, possano potenzialmente risolversi tramite una
dialettica di antitesi (scontro) all’interno delle condizioni imposte
dal sistema, di pari passo con la tesi dell’affermazione sottrattiva
verso di esse. Trovando via via nuove forme di sintesi da superare a
loro volta, in una dialettica di tipo hegeliano. Enrico critica questo tipo di approccio, sostenendo
che Hegel è stato un autore influente nello sviluppo dei totalitarismi
del ‘900, e che la sua dialettica è in qualche modo fondamento delle
loro distopie. E suggerisce un capovolgimento della stessa, dove la
sottrazione sia già un’antitesi, rispetto alla tesi data dal
potere/capitalismo, nella forte difficoltà di scontrarsi con poteri
troppo più grandi secondo lui, delle reali forze in campo. Edo critica a sua volta questo approccio,
sostenendo che in una dialettica negativa, dove si accettasse come tesi
originaria e fondativa del soggetto quella del potere (come fatto anche
dai post-stutturalisti), e come antitesi quella della sua sottrazione,
la sintesi andrebbe inevitabilmente a vantaggio del potere stesso,
essendo la sintesi sempre a partire dalla tesi iniziale. E che proprio
questa incapacità delle dialettiche negative, di trovare reali e
potenziali vie d’uscita dalle tesi del potere da esse contestate,
rischia di diventare la più grande delle distopie, quella di inglobare e
ingabbiare ogni forma reale di dissenso, come fa ad esempio la
democrazia. Riuscendo, di fatto, in ciò a cui non erano riusciti neppure
il nazi-fascismo o lo stalinismo. Edo suggerisce che la dialettica
hegeliana è nel complesso buona, ma che va sicuramente “anarchizzata”,
in opposizione a ogni altro suo possibile utilizzo e orizzonte. Massimo parla di scuole e pedagogie alternative,
come punto di partenza e terreno fondamentale, di costruzione di un
orizzonte e di una pratica alternativa. Aiutare le maestre, è primo
compito di un’educazione libertaria. Ed Enrico, ricorda l’importanza
della riappropriazione delle competenze, dell’imparare a fare, costruire
e produrre autonomamente, con saperi e conoscenze autogestiti, per far
fronte alla crisi dilagante e irreversibile del sistema. Massimo fa osservare a sua volta, come queste
pratiche importanti di decrescita e condivisione dal basso, rischino di
essere a loro volta assorbite e rimasticate dal sistema, se non c’è una
coscientizzazione che va in direzione di una rete più solida (da
“dividere le spese” a “dividere le idee”). Questione, quella della
necessità di creare reti di relazioni, sulla quale pone molto
l’attenzione anche Teresa. Si decide dunque di approfondire ulteriormente le
questioni e le problematiche affrontate e accennate, RIPROPONENDO COME
TEMA PER LUNEDI’ 11 LUGLIO (DOPO UN LUNEDI’ DI PAUSA, PER RICARICARE
ENERGIE E RIASSEMBLARE MATERIALI), QUELLO DELLA “DECRESCITA E FILOSOFIA
DELLA STORIA”. |
Prima serata
– scambio su eventi e mobilitazioni della settimana Scambio sui
fatti di Nizza e sul presunto colpo di Stato in Turchia, che poi ha
portato alla brutale repressione da parte di Erdogan.
Preoccupazione riguardo anche alla forte mediatizzazione dei problemi,
che non permette di instaurare un rapporto diretto con gli stessi, per
andarne alla radice delle soluzioni. Oltretutto,
il fatto che accadano continuamente così tante cose una dietro l'altra,
a distanza di pochissimo tempo, non permette di “prendere le misure”
adeguate a nessuno di questi eventi, per affrontarlo seriamente e
pienamente, prima che un' ulteriore tragedia sopraggiunga alla nostra
attenzione e capacità risolutiva. Questo è un indice piuttosto
preoccupante della schizofrenia raggiunta ormai dalla crisi di questo
sistema, e della pressoché totale incapacità dei suoi mentori, di dare
un qualsiasi tipo di risposta adeguata ai problemi che loro stessi hanno
creato, quando non addirittura cooptato. Se da un
lato risulta difficile elaborare qualsivoglia soluzione contingente,
dall'altro risulta altrettanto improbabile la formulazione di una chiave
di lettura unitaria di questi molteplici e schizofrenici fenomeni di
decadenza e violenza sistemica. Così eterogenei nei luoghi, modalità e
tipologie, da rendere assai complicata la loro strutturazione
sostanziale, oltre la costatazione – appunto – della schizofrenia forse
irreversibile che li accomuna. Seconda
serata – scambio di contenuto sui testi e altro materiale, proseguendo
il tema “decrescita e filosofia della storia” Edo porta
del materiale da alcune iniziative su decrescita e pensiero libertario,
tenute fra Roma e Firenze insieme a CUSA e al Libero Ateneo della
Decrescita. Fra le quali l'incontro “Oltre la crisi: una via libertaria
alla decrescita?” tenuto alla 5^a Vetrina dell'editoria anarchica e
libertaria, nel 2011. E cita i vari spunti e le varie critiche fatte,
alle possibili commistioni fra anarchismo e decrescita, proposti ed
emerse durante queste esperienze. Le critiche mosse in particolare
all'interno del movimento anarchico, riguardano principalmente il
concetto e la prassi di “decrescita”. Concetto secondo alcuni “interno”
a quelle stesse condizioni che si vorrebbe – appunto – far decrescere,
ma che come anarchici e libertari non abbiamo mai voluto far crescere.
In sintesi: secondo queste critiche “noi anarchici/libertari non
possiamo essere in favore della decrescita economica, in quanto non
siamo mai stati per la crescita economica (almeno intesa in senso
capitalista, come quella in questione). E agendo in termini di
decrescita, si resterebbe perciò comunque all'interno di quelle stesse
condizioni che abbiamo sempre, fin dall'inizio, osteggiato”. Secondo
Matteo queste pratiche rischiano di essere controproducenti, perché
diventano compatibili col sistema stesso (vedi il prodotto biologico che
costa più di quello industriale, o il riciclaggio della bottiglia che
non mette in discussione il livello e la tipologia di consumo). E
suggerisce perciò, l'importanza dell'approccio individuale a questo tipo
di questioni. Sottolineando tuttavia come autori ecologisti di
ispirazione libertaria (come ad esempio Bookchin), sarebbero stati in
disaccordo con un paradigma come quello della decrescita. Enrico
suggerisce che la decrescita è comunque un modo di sottrarsi ad una
catena di condizioni, e ad un sistema biocida, rispetto al quale essa
porta dei discorsi e delle pratiche utili e sensati. Edoardo
aggiunge che ciò che conta, è l'orizzonte di senso in cui si possono
assumere e sviluppare questo tipo di pratiche, ovvero quello della
miglior gestione concretamente possibile delle condizioni imposte dal
sistema, in una prospettiva più ampia di fuoriuscita e di superamento
delle stesse. Anche Teresa
suggerisce l'importanza della fuoriuscita dalle condizioni imposte dal
sistema. Edo fa
osservare come tutto questo sia giusto, ma che mentre noi siamo
all'Ateneo Libertario a discutere di come fuoriuscire dal sistema, per
rinfrescarci beviamo Chinotto o birra presa al market indiano di Borgo
Pinti. E ribadisce perciò l'importanza che una preoccupazione legata
alla decrescita ha, nella miglior gestione possibile delle condizioni
interne al sistema stesso, dalle quali è impossibile concretamente
prescindere del tutto, anche se in un orizzonte di pieno superamento
delle stesse. Torna perciò la questione dell'antitesi dialettica alle
condizioni imposte dal sistema, in una tesi di alterità irriducibile al
potere. Anche Enrico
suggerisce l'importanza di questo tipo di pratiche, nella misura in cui
è impossibile realizzare, o realizzare fin da subito, un rifiuto totale
delle condizioni imposte dal sistema. Matteo
ribadisce l'importanza secondo lui, dell'approccio individuale a questo
tipo di problematiche. Non ho scelto io di acquistare l'acqua
imbottigliata in plastica, ma mi ci hanno costretto. Perciò piuttosto
che sentirmi obbligato a riciclarla dallo stesso sistema di potere che
me l'ha imposta, posso sentirmi ad esempio di gettarla per strada, come
azione provocatoria e destabilizzante. Il problema perciò non è
necessariamente l'ambiente in sé per sé, bensì il mio rapporto con
l'ambiente, quindi è un motivo di tipo economico: il fine è
l'emancipazione dell'individuo, che definisce l'utilità o meno della
prassi. Più che di decrescita, occorre parlare di riappropriazione. Edo critica
a sua volta questo approccio, considerandolo controproducente ed
eccessivamente impostato sulla dimensione strettamente individuale,
piuttosto che sulle pratiche sociali e comunitarie che possono scaturire
da un approccio “decrescista” al problema. Si sviluppa
quindi un altro dibattito interessante sull'utilità o meno
dell'individualismo come tipo di approccio. “Quello che fa bene a me non
fa male neanche a te” sostiene Matteo, e cita la concezione di Stirner
dell'unione degli egoisti. Anche Enrico e Teresa sembrano avvallare il
paradigma individualistico, come più adeguato al mantenimento di una
piena indipendenza critica, e come approccio alle problematiche
trattate. Edo tende invece a criticare questo punto di vista, sostenendo
che l'individualismo è già un paradigma dominante delle borghesie, e che
rischia di sminuire l'importanza della condivisione sociale, e del
potenziamento delle lotte e degli orizzonti che ne deriva. Sebbene
ovviamente l'individualismo da un punto di vista anarchico, abbia tutto
un altro senso rispetto a quello della borghesia, ed anche Teresa
suggerisca come se ne possa sovvertire il significato. Dagli spunti
emersi, si propone perciò di provare a mettere in pratica fin
dall'incontro successivo, alcune pratiche di autoproduzione in chiave
decrescita, o fuoriuscita dalle condizioni borghesi. Recupereremo
materiale per autoprodurre saponi, e bicchieri dai vuoti di bottiglia in
vetro. Dagli scambi
ulteriori, scaturisce anche la necessità di approfondire il problema
della decrescita, in particolare riguardo i suoi aspetti appunto
“interni” alle condizioni prodotte dal sistema stesso, e quindi delle
problematiche che essa può porre a sua volta, in relazione anche a
prospettive di cooperazione sociale, fra diversi soggetti o aree
geografiche. Si propone
perciò come tema per il prossimo lunedì, in data ancora da definire per
il periodo estivo, quello di DECRESCITA E COOPERAZIONE NON ETNOCENTRICA. |
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8 AGOSTO 2016 Prima serata – scambio su eventi e mobilitazioni della settimana A partire dalla vicenda dello sgombero di Via Toselli, libero scambio sulle esperienze delle occupazioni, sulle differenze fra quelle autogestionarie e quelle rivendicative (Toselli, Mov lotta per la casa, Barcellona, squat, ecc.) Seconda serata – scambio di contenuto su testi e altro materiale Proseguendo il tema “decrescita, filosofia della Storia e cooperazione non etnocentrica” Decrescita può essere dizionarietto o manuale per sopravvivenza all'implosione del sistema. Libertà e dignità delle autoproduzioni. Fin da bambini ci abituano a sentirci esseri desideranti verso prodotti del sistema e ad avere frustrazioni. Federico si domanda come si potrebbe costruire un qualcosa di gratificante esistenzialmente, dovendo fare i conti con le condizioni imposte dal sistema. Forse per uscirne completamente ci vorrebbe un pezzo di terra, per potersi autoprodurre tutto, comprese le materie prime. Ma al tempo stesso non si può rischiare di tornare a morire sulla terra, in una sorta di primitivismo del lavoro e dell'esistenza. Il problema è che ci hanno tolto la tecnologia, e la possibilità di crearne una pienamente indipendente, non funzionale ai sistemi di potere. Ma è davvero possibile riconvertire ad “uso anarchico”, la tecnologia inventata dalla borghesia? Dobbiamo riconvertire la tecnologia borghese, od inventarne una nuova? Ma come si inventa una tecnologia libera e indipendente prescindendo dalla strumentazione borghese, onnipresente e coestensiva al corpo sociale? Il progresso tecnologico-scientifico dovrebbe avvenire in base ai bisogni reali e assecondandoli. Questo tipo di problematiche si ripropongono anche da un punto di vista della cooperazione, soprattutto con aree del mondo diverse da quella “occidentale”, dove non è nato questo modello di sviluppo. Là dove il soggettivismo occidentale che ha creato tutto questo stato di cose, è tale da far inevitabilmente riprodurre i suoi paradigmi, anche al minimo e più sincero tentativo di cooperare con queste aree su basi paritarie, di autonomia e reciprocità (voglio portare loro i miei saperi e le mie tecnologie, per farli sviluppare e rendere autonomi. Ma i miei saperi e le mie tecnologie sono sempre in qualche modo vincolati a quegli stessi paradigmi dominanti che li hanno creati, e tendono perciò sempre a riprodurli, per quanto io cerchi di usare quei saperi e quelle tecnologie in una chiave completamente diversa e opposta). C'era la possibilità di costruire uno sviluppo economico in altro modo, con altra tecnologia? Sulla base di queste domande, rinnoviamo l'impegno ad avviare da settembre, un laboratorio per le autoproduzioni, con l'obbiettivo – oltre che di farci una cultura ed un' esperienza più approfondita a riguardo – di riuscire, o quantomeno provare, ad autonomizzare lo spazio dell'Ateneo Libertario, per quanto riguarda i generi di prima necessità (bicchieri, saponi, detergenti, bevande, ecc.) Cominciamo invitando Simone alla ripresa degli incontri dal prossimo settembre, e la macchina da lui inventata per la lavorazione e la produzione di bicchieri dai vuoti di bottiglie in vetro. Auguriamo anche per la nuova stagione di libertArea, un'ampia e attiva partecipazione agli incontri del lunedì, con l'auspicio di continuare ad essere un laboratorio ed un punto di riferimento costante per le mobilitazioni cittadine e non solo. |
19/26 settembre 2016 Prima serata – inizio laboratorio sulle autoproduzioni Iniziamo finalmente il lavoro sul laboratorio di autoproduzioni, grazie a Simone che ci porta a far conoscere la sua macchina autoprodotta per la lavorazione di bicchieri dai vuoti di bottiglia in vetro. Simo, Matteo, Consuelo, Edoardo e Massimo, riescono a produrre ciascuno almeno un bicchiere, rifornendo così la cucina dell'Ateneo di ulteriori stoviglie per i suoi commensali :) Successivamente Consuelo troverà anche un altro metodo più semplice per lo stesso tipo di produzione, con fune, candela e senza bisogno della macchina, ma più approssimativo nella realizzazione del bicchiere stesso. Iniziamo anche a prendere e condividere informazioni, per l'autoproduzione di saponi e detergenti. Seconda serata – scambio di contenuto sull'esperienza del laboratorio, in relazione al tema “decrescita, filosofia della Storia e cooperazione non etnocentrica” Ci domandiamo quanto sia pienamente autoprodotto e fuori dalle logiche e dinamiche di sistema, un bicchiere ricavato da una bottiglia industriale. Simone dice che non possiamo considerarlo del tutto avulso, perché non prescinde da materie prime di sistema, e che per esserlo, bisognerebbe iniziare dal lavoro nelle campagne, come alcune esperienze comunitarie. Ma che rimanendo soltanto in città, questo non è tecnicamente possibile. Anche Edoardo concorda con questa interpretazione. Matteo ribadisce come anche pratiche tipo la raccolta differenziata, possano diventare contraddittorie, se non si è consapevoli nell'acquisto (+ ricicli + consumi). Simone cita l'esempio della comune di Urupia, e sottolinea l'importanza che può avere costruire una rete di scambio, soprattutto per le piccole realtà di autoproduzione come la nostra. Matteo dice che anche se un bicchiere da una bottiglia industriale non è totalmente avulso da dinamiche di sistema, è comunque importante partire da queste piccole pratiche parziali, per cercare di inserirle in un orizzonte di senso più ampio. Massimo fa osservare come il vocabolario della vita nelle campagne dei secoli passati, fosse per certi versi fortemente povero, mancando spesso di attenzione tanto all'universale quanto a ciò che è intimo e singolare. Questo era il prodotto dei rapporti di potere (divieto di studiare, di distinguersi e spesso anche di allontanarsi...) ma anche risposta a una vita minimale e ripetitiva e cita a proposito Ledda, Milani e lo stesso Maggiani che ne aveva parlato il giorno prima in un dibattito sulla "bellezza dell'anarchia". Ci invita a riflettere perciò sul fatto che il ritorno alla vita campestre, potrebbe comportare anche un impoverimento degli orizzonti di senso, e come un certo sviluppo tecnologico e culturale, possa portare anche ad un ampliamento dei linguaggi, e quindi delle esperienze e delle coscienze. Enrico fa il controesempio dei bambini nelle comunità elfiche. Bisogna vedere, suggerisce Massimo, qual è, col passare delle generazioni, la capacità critica dei saperi prodotti. Consuelo cita il libro del filosofo Byung-Chul Han “Psicopolitica”, dove questi, ponendo l’attenzione sul cambio di paradigma che stiamo vivendo con la nascita del nuovo panottico digitale, nascosto dietro la seduzione quotidiana a condividere, a esprimere opinioni e desideri tramite internet e smartphone,vede come unica via d'uscita da un lato l'arte di vivere di Foucault, ma sopratutto l'idiotismo deleuziano. Per Deleuze essere un idiota significa semplicemente non sapere quello che tutti sanno o quanto meno non darlo per scontato, ad esempio tutti danno per ovvio cosa siano cose come il denaro, il pensiero o l'uomo, fino a quando qualcuno non ha il coraggio di dire che non lo sa e chiede: che cos'è l'uomo? Questo qualcuno può essere la figura del filosofo. L'idiota che non da nulla per scontato, che non è qui per leggere la verità che contiene nella sua tasca, è forse una delle persone più rivoluzionarie di sempre e adesso questo individuo sarebbe difficile da catturare dal potere del nuovo millennio. Questo tema dell’idiota che Han ha riproposto nel suo testo ci incuriosisce e ne riparleremo prossimamente. Enrico propone di avviare un ciclo di incontri di libertArea sui temi affrontati o accennati, dove invitare autori come Boni, Papi, Staid, Aiello, ecc. Proposta che accogliamo volentieri e con piacere. Proponiamo dunque per i prossimi incontri di libertArea, ogni lunedì presso l'Ateneo Libertario di Borgo Pinti 50/r dalle 19:00 alle 23:00 con pausa cena, di PROSEGUIRE IL LABORATORIO DI AUTOPRODUZIONI COL LAVORO SU SAPONI E DETERGENTI. E DI IMPOSTARE UN CICLO DI INCONTRI SULLA VICENDA DEI MOVIMENTI ANARCHICI E LIBERTARI, DAL SECONDO DOPOGUERRA FINO AL POST-ANARCHISMO E AI GIORNI NOSTRI. |
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3/10 ottobre 2016 Prima serata – Laboratorio sulle autoproduzioni Prove pratiche di stampa serigrafica e di stampa con macchina della pasta (ciclostile e rotocalco). Si porta in visione anche un pirografo. Realizzazione di sapone autoprodotto con soda caustica e metodo di lavorazione a caldo. Attesa per la fase di stagionatura. Inoltre si prende visione del libro “Ma l'amor mio non muore”, con teorie e pratiche underground degli anni '70. Seconda serata – Scambio di contenuto sull'esperienza del laboratorio, in relazione al tema “decrescita, filosofia della Storia e cooperazione non etnocentrica”. Consuelo osserva come ci siano delle differenze sostanziali fra città e campagna anche nei processi di auto recupero, tra costruire ex-novo da elementi raccolti in natura e riciclare scarti di fabbrica e commercio reinventandone l’uso e le finalità. Edoardo riprende la questione della rilettura di Malatesta, in relazione alle problematiche suggerite dai post-strutturalisti, sulla fuoriuscita o meno dalle condizioni imposte dal sistema. Anche Matteo condivide questo tipo di problematiche, ma sostiene che quello che stiamo facendo è importante, perché è comunque sempre qualcosa di non previsto. Edo concorda, sostenendo che il senso con cui si fa un qualcosa è ciò che avvalora o meno – in ogni caso – quel qualcosa che si fa. Ma che resta il problema antipatico, ad esempio, che un bicchiere autoprodotto da un vuoto di bottiglia, acquisisce un senso diverso e opposto solo fino a un certo punto. Perché tecnicamente, oggettivamente, è pur sempre realizzato con lo scarto di un prodotto industriale, prefabbricato con materiale e produzione di sistema. Consuelo sottolinea però che è l'azione della persona quella che trasforma l'oggetto, anche se l'oggetto in sé per sé è sempre quello. Matteo fa l'esempio de “La nausea” di Sartre, dove si sostiene che la musica trascende dal disco, dallo strumento in sé per sé che la produce, ecc. Quindi l'arte ad esempio ha una base oggettiva, ma il suo atto comunicativo trascende o esce da questo stato oggettivo delle cose. E' dunque una questione di attitudine diversa nel fare le cose. Edo suggerisce come forse la verità stia nel mezzo, e cioè nel trovare una possibile dialettica fra la tensione ideale/trascendentale al pieno superamento delle condizioni imposte, e la necessità di fare i conti con l'oggettività di quelle stesse condizioni, che sono totalizzanti e coestensive al corpo sociale. Nel provare a trovare cioè, una possibile sintesi fra Foucault e Sartre, i quali invece si sono apertamente osteggiati l'un l'altro, là dove i loro approcci avrebbero potuto provare a complementarsi. Inizia una discussione molto animata fra Matteo e Edoardo su questo punto. Enrico rilancia la proposta di avviare un ciclo di incontri di libertArea sui temi affrontati o accennati fino ad ora, dove invitare artisti come CLET e autori come Boni, Papi, Staid, Aiello, ecc. Proposta che accogliamo volentieri e con piacere. Idee anche per un cineforum. Proponiamo dunque per i prossimi incontri di libertArea, ogni lunedì presso l'Ateneo Libertario di Borgo Pinti 50/r dalle 19:00 alle 23:00 con pausa cena, di PROSEGUIRE IL LABORATORIO DI AUTOPRODUZIONI COL LAVORO SU BICCHIERI, SAPONI E DETERGENTI E DI IMPOSTARE UN CICLO DI INCONTRI SULLA VICENDA DEI MOVIMENTI ANARCHICI E LIBERTARI, DAL SECONDO DOPOGUERRA FINO AL POST-ANARCHISMO, E AI GIORNI NOSTRI. |
17/31 ottobre 2016 Prima serata – iniziative e laboratorio sulle autoproduzioni.
libertArea apre una propria pagina su Facebook, al posto di quella
dell'evento del 28 maggio, per rimanere in aggiornamento con i propri
contatti sul web.
Si prende visione di “Lo zen e l'arte della manutenzione della
motocicletta” di Robert M. Pirsig, proposto da Matteo, come spunto per
aprire la tematica del viaggio fra il conoscere e il sentire. |
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