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Una censura ad alta velocità
Condannato per plagio un sito Internet che accusava Trenitalia di partecipare allo sforzo bellico in Iraq
ARTURO DI CORINTO
Ha ragione da vendere il giurista statunitense
Lawrence Lessig quando scrive che «Il controllo delle corporations sta
imbrigliando la creatività e l'innovazione che caratterizzavano la
Internet delle origini. Sta imbrigliando la libertà che ha alimentato
la più grande rivoluzione tecnologica che la nostra cultura ha
conosciuto dai tempi della rivoluzione industriale». (The Future of Ideas,
di prossima pubblicazione in Italia per Apogeo). La decisione della
magistratura di accettare la denuncia di Trenitalia nei confronti del
server Autistici.org ne è la riprova. I fatti. Trenitalia ha querelato
l'associazione «Investici», responsabile del sito autistici.org, per la
presenza sul suo spazio web di un sito copia di quello di Trenitalia
che ne plagiava i contenuti per denunciare l'utilizzo, da molti
ritenuto illegittimo, della rete ferroviaria e dei treni di Trenitalia
per trasportare materiale bellico diretto verso l'Iraq aggredito dalla coalition of the willings.
Il plagio operava un «deturnamento» delle informazioni che usualmente
si trovano sul sito della compagnia ferroviaria ed era mirato a fornire
informazioni sulle proteste e i blocchi pacifisti dei treni dell'anno
scorso. Sul sito, invece della usuale richiesta «da dove vuoi partire?»
si trovava la domanda «dove vuoi spostare i tuoi carriarmati oggi?» e
usando i link del sito beffa si arrivava alle pagine di Indymedia con
le notizie dei blocchi dei binari e stradali. Cosa vecchia.
Il plagio serviva alla mobilitazione digitale contro la guerra e univa l'informazione al divertissment
proprio del plagio dei siti, una antica pratica dell'attivismo in rete,
con noti precedenti come il plagio del sito del Vaticano. Niente di
pericoloso o di dannoso, quindi, tanto più che da anni esistono dei
programmi informatici per realizzare il plagio di qualsiasi sito pur
senza averne le competenze tecniche (www.rtmark.com).
Ma allora perché questo accanimento di Trenitalia? Perché questa
denuncia tardiva con tanto di richiesta di danni morali e materiali
verso un gruppo di attivisti? Trenitalia ha affermato che con queste
denunce vuol tutelare la sua immagine, un'immagine non proprio
splendente dopo che inchieste giornaliste e proteste delle associazioni
dei consumatori hanno spesso denunciato come pessimo il servizio da
essa offerto.
I motivi della denunce contro i mediattivisti sono altri e hanno forse
a che fare con la libertà di satira e di critica. E se nel passato la
censura preventiva ha coinvolto la televisione,questa volta tocca alla
rete. Allo stesso tempo, rivela due fatti rilevanti per il cyberspazio.
Il primo riguarda la consapevolezza, come ha sottolineato anche
l'ufficio legale di Trenitalia, dell'avvenuta massificazione di
Internet che, da fenomeno di nicchia, è entrata nella quotidianità e
che il tam-tam di liste e blogs arriva fino agli spettatori dei talk
show di prima serata, offrendogli una chiave di lettura della realtà
diversa e più articolata rispetto al pensiero unico televisivo. Ma
questa vicenda ricorda anche il business in rete vuole trasformare
Internet in una infrastruttura commerciale attraverso cui veicolare
merci e servizi a pagamento e che in questo spazio la creatività, non
solo il dissenso, è un elemento di disturbo da rimuovere.
L'esito del tentativo di ridurre la rete a piattaforma commerciale e
fabbrica del consenso non è però scontato. Non solo perché, come nel
caso di autistici, un sito che viene fatto chiudere in Italia risorge e
si moltiplica in un nuovo altrove della rete, ma anche perché ogni
censura è una sfida all'intelligenza e alla capacità di innovare di chi
la rete la «inventa» ogni giorno, come Autistici, appunto. E di chi sa
che è necessario opporsi alla commercializzazione della rete per
ridefinire Internet come dominio pubblico, a cominciare dalla tutela
della libertà d'espressione, senza la quale nessuna sfera pubblica può
esistere.
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