Abbiamo dormito
per troppo tempo, accettando qualsiasi condizione di lavoro pur di
coltivare la nostra passione per l'archeologia.
In
questo spazio si tenta di fornire il maggior
numero di informazioni possibili ai
lavoratori in campo archeologico
e allo stesso tempo si vuole provare a mettere in contatto realtà
diverse ma accomunate dagli stessi bisogni, dalla stessa carenza di
diritti e di paghe adeguate.
La
figura dell'archeologo
in quanto
tale non esiste. La stragrande maggioranza dei lavoratori che operano
nel settore è inquadrata nella categoria degli
operatori
archeologici e scava in genere per conto d
i
piccole o medie
imprese che hanno come committente enti pubblici o privati. Il lavoro
si svolge in cantieri a cielo aperto con l'utilizzo di strumenti
manuali quali piccone, pala e cazzuola. Sovente ci si trova in
situazioni di scavi di emergenza, quindi in cantieri edili veri e
propri, spalla
a
spalla con le ruspe, martelli pneumatici e camion.
Si tratta di liberare in fretta l'area interessata dai ritrovamenti
archeologici documentando il più accuratamente possibile
ciò
che si scava per far andare avanti i lavori edili.
Questa categoria è sovente
sfruttata come mano d'opera a basso
costo e compare al secondo posto
nella
classifica dei lavoratori più precari in Italia. Le
ditte, con il tacito assenso dei committenti, utilizzano vari
escamotage per pagare il meno possibile gli operatori riuscendo
così
a rientrare nel ridotto budget che lo stato e le province italiane
dedicano alla ricerca archeologica.
Gli escamotage a cui ripiegano le
imprese si possono così sintetizzare: collaborazioni a
progetto, collaborazioni occasionali con partita IVA o senza, obbligo
del lavoratore al pagamento di una quota associativa al momento
dell'affidamento dell'incarico, assunzione con contratto per studi
tecnici (che nulla hanno a che vedere con il lavoro in un cantiere),
ecc.
L'operatore, a seconda della tipologia
dei suddetti contratti che è costretto a firmare se vuole
lavorare, si trova a dover affrontare disagi di vario tipo: con le
varie collaborazioni si vede negata la
possibilità di
ferie, permessi e malattia oltre a ricevere la paga con molti mesi di
ritardo; con il contratto per studi tecnici ha uno stipendio regolare
ma misero, totalmente inadeguato a ripagare l'esperienza fatta in
anni di studi o di lavoro specializzato in cantieri archeologici.
L'unico
contratto valido in Italia
dedicato all'operatore archeologico rientra nell'edilizia e prevede
una paga decente e tutte le tutele relative ai rischi del lavoro in
un cantiere. E' un tipo di contratto sicuramente migliorabile per
renderlo ancora più adatto a questo mestiere particolare, ma
perlomeno e una solida base da cui partire. Purtroppo però
se
ne parla poco e pochissimi archeologi sanno della sua esistenza. Le
ditte archeologiche che assumono utilizzando il contratto edile sono
davvero poche.
E' vero che spesso le
responsabilità
più grandi stanno a monte (la committenza non paga
adeguatamente) ma se si inizia a lottare uniti per i propri diritti
in qualità di operatori archeologici, ossia dal gradino
più
basso, si può arrivare a cambiare le cose anche all'origine.
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