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> Percorso di formazione politica e culturale e inizi dell'attività militante
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(pag. 10)
INTERVISTA A LAUSO ZAGATO - 1 NOVEMBRE 2001
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Qual è stato il tuo percorso di formazione politica e culturale e l'inizio della tua attività militante?


Io ho fatto il liceo classico a Padova all'inizio degli anni '60 e, seppure senza pretesa di averne avuto diretta contezza allora, non posso dimenticare di essere entrato per la prima volta nella sede del PSI della mia città il giorno dopo Piazza Statuto. All'epoca, certo, non sapevo bene cosa fosse quell'evento, né ero in grado di valutarne il significato, anche se non ci volle molto tempo, perché di lì a poco in giro non si parlò d'altro: non posso quindi vantarmi, come talvolta la mia megalomania mi ha portato a fare, di essere stato il primo tra i giovanissimi ad aver letto, interpretato e capito Piazza Statuto in tempo reale e di essere poi andato in una sede politica a cominciare la vita di militante. E' stato casuale, però è avvenuto: e non credo che siano molti coloro che possono vantare una simile coincidenza!
Piuttosto la domanda che mi viene rivolta mi porta a riattraversare quel fermento culturale-politico di primissimi anni '60, poi presto inabissatosi nella routine delle città venete. Io provengo dalla piccola borghesia di provincia, i miei erano insegnanti per i quali rappresentava un sacrificio mandare i figli a scuola non nell'unico liceo della bassa ma nel miglior liceo di Padova. Le generazioni del '68 e successive hanno sempre faticato a credere che quei primi fermenti di dibattito, il primo frutto ancora fuori stagione, abbia avuto come epicentro proprio il Tito Livio, quel liceo classico che sarebbe poi stato ininterrottamente per tutti gli anni del movimento il cuore della destra intellettuale e politica tra gli studenti medi. Eppure, devo confermarlo. Avevamo cominciato a mettere in piedi un'associazione, piccolissime forme di giornale e via dicendo: si tratta di quelle avvisaglie culturali e generali dell'inizio degli anni '60 che poi vennero un po' bruciate. Si provino a ricordare i fatti del Congo che, sia pure a livello elitario, ebbero una notevole influenza sui liceali dell'epoca. Il '61-'62 è poi l'anno di massimo influsso delle morti bianche in fabbrica e soprattutto nell'edilizia dell'Italia settentrionale, perché è un momento in cui un certo modo di produrre raggiunge il massimo ed è totalmente privo di controllo. Insomma, ho la pretesa di credere che quella generazione che finì le scuole e andò all'università nei primi anni '60 annusò un po' di movimento che poi è andato perso.
In particolare, fu poi una minoranza numericamente insignificante quella con cui affrontammo la grande esperienza di Classe Operaia nel '64-'65. Ricordo che a un certo punto eravamo un gruppetto che andava a Marghera, alle manifestazioni in città non c'era più nessuno, però il '62-'63 c'erano stati.
Ritorniamo al mio ingresso in Arco Valaresso (la sede del PSI di Padova). Quando andai per la prima volta nella sede del PSI dopo Piazza Statuto, invece che da un'altra parte (il PCI, ad esempio), probabilmente influivano dinamiche famigliari: mio nonno, povero contadino del Polesine, era stato uno dei portabara al funerale di Matteotti. Dunque, vengo da una famiglia di antichi militanti socialisti, mio nonno nel '20-'21 dormiva fuori di casa, per due anni è convissuto con il rischio con lo ammazzassero. Non è il caso di sprecare tempo a parlare di come era quel mondo dei partiti in cui entrai, non ne vale la pena. La cosa che però io non sapevo è che Padova era una delle pochissime (credo tre: Padova, Torino e la terza non la ricordo) federazioni del PSI che si fosse sposta nel periodo precedente a favore dei Quaderni Rossi. Credo che ciò fosse dovuto all'opportunismo del deputato del posto (tale Ceravolo), che poi si era spaventato e stava al momento operando una rapida virata e rientro all'ovile. Questa fu decisivo per me, allora un diciassettenne di sinistra che voleva fare la rottura col mondo borghese: magari se fossi stato in un'altra città la situazione sarebbe stata diversa e quindi la mia vicenda politica avrebbe preso un'altra piega, ma alla federazione del PSI di Padova da una parte c'era il nulla, però vincente e che stava lanciando la grande epurazione anti-operaista, dall'altra c'erano ancora le tracce fisiche e politiche, sia pure in via di sparizione, dell'esperienza dei primi Quaderni Rossi, che tra l'altro stava finendo per suo conto al di là dei piccoli scherani locali, dopo la rottura dei Quaderni Rossi.

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