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INTERVISTA A EMILIO SOAVE - 27 DICEMBRE 2000
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Nella precedente intervista c'è stato un intermezzo che avevo dimenticato, vale a dire il numero di Nuovi Argomenti intitolato "Inchiesta alla Fiat", che è del '57 se ben ricordo. Nuovi Argomenti aveva infatti deciso di fare un'inchiesta alla Fiat che poi fu affidata a Carocci, questi venne a Torino e prese contatto con il nostro gruppo: siccome parliamo di un tempo anteriore alla venuta di Romano a Torino, era poi il gruppo Rieser, Mottura, io ed altri. Secondo me, al di là poi del contenuto di quel numero di Nuovi Argomenti, che era molto corposo, però l'inchiesta era basata soprattutto sui quadri sindacali, quindi aveva quel grosso limite. Comunque, è stato forse il primo tentativo di riproporre un'indagine sulla realtà della Fiat dopo tutti i fatti conosciuti, dopo lo schiacciamento delle rappresentanze sindacali, quasi un'indagine ancora limitata soprattutto a quegli aspetti, anche perché era sviluppata tra i quadri sindacali, però in qualche modo riproponeva il tema della condizione operaia alla Fiat a livello nazionale. E lì comunque ricordo che avevamo un questionario che era stato composto da Carocci, a cui noi però avevamo poi contribuito nell'impostazione, che era notevolmente articolato e che quindi in qualche modo cominciava a rivelare anche qualche realtà che non era solo quella della repressione politica e sindacale: credo che quello sia forse stato uno degli agganci che poi hanno favorito anche l'interesse da parte di Panzieri ed altri alla realtà torinese. Non era quindi ancora la nuova realtà torinese, era quella vecchia, ma quel numero fa un po' da trade d'union. Una delle motivazioni forse per cui Carocci aveva fatto riferimento a noi (e questo forse è un altro passaggio che mancava un po' nella ricostruzione che avevo fatto la scorsa volta) è che noi eravamo andati in vari scaglioni (prima io con Manfredo Montagnana e poi via via anche altri, Rieser, Mottura ecc.) in Sicilia da Danilo Dolci, quando avevamo collaborato anche al volume "Inchiesta a Palermo". Dunque, probabilmente l'aggancio nasceva dal fatto che c'era questo gruppo che già aveva in qualche modo sviluppato una certa esperienza nel campo dell'indagine diretta, e quindi avevamo poi fatto da manovalanza, ma avevamo anche funzionato da contatto politico con i quadri sindacali. Quindi, il fascicolo di Nuovi Argomenti intitolato "Inchiesta alla Fiat" ha avuto un duplice ruolo: intanto rilanciare il tema Fiat a livello nazionale, poi per noi era un modo per conoscere un po' a tappeto i quadri sindacali delle varie officine della Fiat, che era una realtà vecchia ma aveva ancora una sua importanza, e anche cominciare ad impostare un metodo di indagine. Perché poi quando venne Panzieri a Torino risorse l'idea dell'inchiesta alla Fiat, che era l'inchiesta sui nuovi quadri, quindi non era più l'inchiesta sul vecchio quadro sindacale ma era l'inchiesta sui giovani operai emergenti; per cui riprendemmo in qualche modo l'esperienza precedentemente consumata, ma invece riferita soltanto alla giovane classe operaia. E allora avevamo avuto una collaborazione soprattutto con la FIM-CISL, che era forse la più aperta ed era quella che aveva avuto già nelle sue file un certo processo di ricambio; per cui, grazie alla collaborazione del quadro sindacale della CISL, riuscimmo abbastanza ad avere una serie di contatti sia con operai che con giovani impiegati, contatti che invece non si potevano avere banalmente andando davanti ai cancelli, perché se non avevi quel minimo di presentazioni non riuscivi ad avviare un colloquio, anche perché tutto sommato c'era il terrore della repressione. Ricordo ad esempio che quando uscì il numero "Inchiesta alla Fiat" io non avevo messo il mio nome tra i collaboratori, ossia quelli che avevano fatto la ricerca, perché mio fratello lavorava alla Fiat in quel periodo ed erano ancora tempi molto critici.


Qual era il metodo di questa inchiesta che faceste per Nuovi Argomenti? Quali erano i punti principali?


Per quanto riguarda l'inchiesta del '57 era molto incentrata sulla rappresaglia sindacale, sulla condizione politica, sui reparti confino: quindi, non era particolarmente innovativa direi, era magari nuova per noi ma non è che fosse innovativa per altro. Invece, l'inchiesta successiva, quella del '59, in qualche modo era innovativa perché il questionario non era più centrato sulla storia politica e sindacale ma proprio sulla realtà della fabbrica, sul mutamento dei processi lavorativi, insomma era mediata già dalla lettura dei testi della sociologia industriale, da Friedman in poi, che invece prima non avevamo ancora acquisito.

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