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INTERVISTA A GIANCARLO PABA - 7 SETTEMBRE 2001
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Qual è stato il tuo percorso di formazione politica e culturale e le eventuali figure di riferimento nell'ambito di tale percorso?


Considero la mia storia personale come una storia abbastanza minore rispetto a quella di altre figure, più tranquilla da un certo punto di vista, meno drammatica, forse persino più felice. L'impegno politico e culturale nasce quando ero uno studente fuorisede che veniva dalla Sardegna, iscritto alla facoltà di Architettura, arrivato qui a Firenze nel '65-'66, poi bloccato per motivi di salute per un anno. Quindi, i primi incontri con la politica vengono grosso modo prima del '68, già nel '67 con la partecipazione ad una serie di attività che ora non saprei ricostruire in tutti i dettagli, non avrei la memoria per farlo: in quel periodo erano sui temi delle lotte studentesche, ma anche su altre questioni, quella del Vietnam in particolare. Come ambito di riflessione più collettiva c'era il circolo "Che Guevara", del quale facevano parte prevalentemente studenti universitari e intellettuali che vivevano a Firenze: non aveva una connotazione operaista, diciamo che era un luogo di riflessione su quello che accadeva nel mondo. C'erano suggestioni internazionaliste, attenzione per i problemi della rivoluzione nel Terzo Mondo, come allora era consentito chiamare. E c'erano anche le prime forme di organizzazione studentesca nella facoltà di Architettura, che è stata dalla fine degli anni '60, negli anni '70 e '80 la facoltà trainante del movimento politico studentesco a Firenze, assieme a quella di Lettere ma con connotazioni diverse. Infatti, una parte del movimento degli studenti di Architettura sarà fino ai primi anni '70 legato a Potere Operaio in modo organico, nel senso che i leader del movimento studentesco di Architettura erano tutti aderenti a PO. Dovessi citare dei riferimenti, naturalmente ci saranno state in quel periodo le letture che si facevano più in generale nell'ambito della sinistra giovanile; però, se dovessi ricordare un flash, forse è quello delle grandi manifestazioni che c'erano state nel '67 e poi nei primi mesi del '68 sul tema del Vietnam. Questo tema è stato importante in quel periodo, come catalizzatore organizzativo e politico. Un flash nella memoria, un episodio che è stato per molti importante, è riferito ad una famosa manifestazione che si svolse a Firenze, che si concluse in piazza Strozzi e alla quale partecipò Franco Fortini, il quale finì l'intervento dicendo "guerra no, guerriglia sì", che poi diventò uno slogan diffuso nel movimento. Fu una specie di scossa politico-poetica, perché prima di arrivare a quello slogan non ricordo cosa Fortini disse, però rammento che fu un intervento appunto insieme poetico, galvanizzante e motivante.
Non ricordo bene i passaggi organizzativi, che tendo a dimenticare; però, al circolo "Che Guevara", che si riuniva in qualche cantina o in qualche pianoterra verso la fascia ottocentesca dei viali, partecipavano molte persone che poi avrebbero assunto un ruolo nel movimento studentesco e nelle organizzazioni operaiste. All'interno di quel movimento c'erano anche alcuni personaggi che erano più grandi di me (bastavano 3 o 4 anni allora per sentire una differenza), e quindi provenivano da esperienze differenti, cioè avevano svolto lavoro politico negli anni '63-'64-'65. Si tratta di soggetti organicamente più legati al movimento operaista, conoscevano Alquati, il gruppo torinese e veneto, ed erano Lapo Berti, Claudio Greppi, ma non solo loro, c'erano Franco Gori, Guido De Masi (che diventerà direttore della Fondazione Michelucci e poi morirà ancora giovane) e altre persone. Il gruppo di Potere Operaio si formerà successivamente, non ricordo bene quando, credo subito nel '68, e manterrà sempre questa doppia articolazione al suo interno, data appunto dall'unione di due percorsi: un percorso di derivazione operaista, impersonato da Lapo, da Claudio e poi da altri più giovani che facevano riferimento a loro, e da un gruppo di persone più giovani di età che provenivano dal movimento studentesco. Il leader di questo secondo filone era Michelangelo Caponetto, e vi appartenevamo io, Giovanni Contini, Francesco Pardi, tra quelli che avete intervistato, e molti altri. Potere Operaio fiorentino nasce un po' dalla combinazione di queste esperienze, la cui convivenza non è stata sempre pacifica.

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