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INTERVISTA A SANDRO MEZZADRA - 3 APRILE 2001
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Qual è stato il tuo percorso di formazione politica e culturale e l'inizio dell'attività militante?


Io ho cominciato ad occuparmi di politica sul finire degli anni '70, quindi negli anni caratterizzati da una parte da un inasprimento dello scontro tra il movimento in tutte le sue articolazioni e lo Stato, e dall'altra dalla repressione, che ha per così dire rappresentato, nei primi tempi della mia attività politica, un necessario sfondo. Anche l'attività militante vera e propria che ho svolto nei primi anni è stata in buona parte dominata dalla questione della repressione. Ho cominciato a far politica a scuola nel '78-'79, a Savona, la città dove abitavo, un luogo in cui non c'erano grandi momenti di scontro sociale sul finire degli anni '70. C'era un nucleo di classe operaia che ancora funzionava come elemento di mediazione politica molto forte, e questo valeva anche per il paese in cui io sono cresciuto, cioè Vado Ligure. C'erano tensioni, riconducibili all'immigrazione dal Sud, questo sì, c'erano alcuni problemi legati alla questione abitativa su cui c'è stato un intervento da parte del movimento nella seconda metà degli anni '70, con qualche tentativo di occupazione. Ma diciamo che nel complesso era una realtà davvero marginale dal punto di vista dello scontro sociale e politico di quegli anni. C'era tuttavia una situazione abbastanza interessante dal punto di vista della composizione soggettiva del movimento, perché c'era un gruppo di compagni che faceva riferimento all'area dell'Autonomia e a cui io mi sono immediatamente legato: in origine si chiamava, in modo non molto originale per quegli anni, Circolo del proletariato giovanile; poi questo gruppo ha avuto diverse metamorfosi e cambi di denominazione, come tanti in quegli anni. Era una realtà molto ricca al proprio interno, con una composizione variegata, con giovani operai accanto a studenti e artisti. Si tenga conto che la scena artistica a Savona e in particolare ad Albisola, un paese lì vicino, ha sempre svolto un ruolo di animazione culturale: lì venivano in vacanza e poi si sono stabiliti alcuni esponenti dell'Internazionale Situazionista, e quindi c'era un effetto di eco che a Savona si percepiva ancora alla fine di quegli anni. Un altro personaggio che frequentava molto Savona era Camatte, il quale era abbastanza letto in quegli anni nelle aree di movimento legate all'Autonomia in senso largo, soprattutto per le sue analisi sul concetto di sussunzione nel capitolo VI inedito del Primo Libro de "Il capitale". Lui aveva frequentato Savona già alla fine degli anni '50 se non ricordo male, quando era legato al bordighismo internazionale che a Savona aveva una delle sue radici più importanti. Insomma, da una parte c'era Camatte che poi si era in qualche modo anche legato ai giri situazionisti, e dall'altra il situazionismo: queste erano le due presenze politico-culturali che dominavano la scena a Savona. Poi c'erano personaggi oggi diventati anche piuttosto noti, come per esempio Carlo Freccero, l'attuale direttore di Rai Due, che all'epoca era profondamente legato al situazionismo e svolgeva un po' una funzione maieutica nei confronti dei giovani del movimento; e più ancora di lui, che era già un personaggio in qualche modo lontano, anche se continuava a fare il maestro elementare ad Albisola in quegli anni (prima quindi dei suoi rapporti con Berlusconi ecc.), era molto importante per me il rapporto con suo fratello, Giuliano, che morì molto giovane all'inizio degli anni '80. Questi aveva una lavanderia nel centro storico di Savona che era diventata un punto di incontro dei compagni, ci si trovava tra l'altro per parlare di una fanzine (c'era infatti un giornale che si chiamava Autonomia Indigena). Questo è il contesto in cui ho cominciato a fare politica alla fine degli anni '70.
In termini più generali, come dicevo prima, la radicalizzazione e la verticalizzazione dello scontro con il protagonismo delle organizzazioni combattenti e poi la repressione sono stati i due elementi che hanno segnato i miei primi anni di attività politica: detta brevemente, il sequestro Moro e il 7 aprile sono i due eventi che segnano la memoria dei miei primi anni di attività politica. Tuttavia, la repressione per esempio è arrivata in modo molto sfumato a Savona, noi siamo stati coinvolti in forme solo marginali. Fino all'80 è rimasta una situazione di ricchezza quanto meno rispetto a una composizione soggettiva del movimento: ciò nonostante c'era tutta una serie di problemi che anche a Savona si ponevano come ripercussioni delle dinamiche di disgregazione che stavano interessando il movimento a livello nazionale e poi in particolare a livello ligure. Parlando dell'Autonomia, c'erano i due poli che erano Genova e Imperia, c'era un giornale, un tentativo di ricostruire uno strumento di comunicazione politica del movimento autonomo in Liguria che si chiamava Nulla da Perdere: protagonista di questa esperienza è stato un compagno che fareste bene a intervistare, perché ha molte cose da dire rispetto alla storia del movimento a Genova, si chiama Giorgio Moroni. Nulla da Perdere si reggeva un po' sull'asse Genova-Imperia.

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