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INTERVISTA A SANDRO MEZZADRA - 3 APRILE 2001


Però, nonostante questo c'era stata negli anni '70 una presenza abbastanza articolata sul territorio: c'erano fondamentalmente quattro strutture che erano anche piuttosto diverse l'una dall'altra, ma che sostanzialmente componevano il quadro del movimento autonomo genovese. Una era quella più forte, più radicata, più significativa a livello di quartiere, cioè il Comitato Autonomo di Sanpierdarena; l'altro era il Comitato Autonomo del Carmine, che operava in una zona molto particolare del centro storico della città, dove la nuova sinistra in generale ha avuto in tutti gli anni '70 un radicamento molto forte, con successi elettorali anche strepitosi; il terzo raggruppamento era il Comitato della Valpulcevera, quindi un'altra zona industriale nella periferia cittadina; e il quarto era il Collettivo Autonomo di Balbi, dell'università. Quest'ultima realtà era quella più irregolare nella composizione, meno allineata, mentre invece per esempio i sanpierdarenesi avevano, anche a livello nazionale, a partire dal '77 una posizione molto precisa di vicinanza ai Volsci, ai Comitati autonomi operai di Roma. A Genova non hanno mai messo radici esperienze combattenti significative oltre alle Brigate Rosse, non c'è mai stata Prima Linea ad esempio: c'è stata Azione Rivoluzionaria che ha avuto uno dei suoi principali leader, cioè Gianfranco Faina, qui a Genova, ma in fondo in quanto AR ha attraversato in modo abbastanza marginale l'esperienza del movimento ligure, mentre invece il magistero di Faina a livello sotterraneo ha attraversato in modo più consistente il movimento. Le Brigate Rosse erano una cosa molto strana a Genova, molto diversa in realtà di quello che si tende a credere sulla base di una conoscenza superficiale: questa immagine un po' mitologica della colonna genovese delle BR come colonna organizzata in un modo ferreo, molto forte, impenetrabile, non corrisponde sostanzialmente alla realtà che è emersa anche banalmente dai riscontri processuali. Mentre è vero che nell'immediato dopo-'77, negli anni che vanno dal '77 all'80-'81, c'è stata una proliferazione di esperienze di "movimentismo combattente" che si richiamavano però alla sigla delle Brigate Rosse, con aspetti anche un po' patetici di gente che veniva messa in guardia dal fare riferimento ala sigla Brigate Rosse e ciò nondimeno faceva azioni a volte anche un po' raffazzonate firmandole BR. Però, questo è importante per dare il senso di una presenza che a Genova, indipendentemente dalla consistenza organizzativa effettiva delle Brigate Rosse, cioè dal volume di fuoco che ha sviluppato in questa città, è stata un elemento fortemente condizionante le altre esperienze di movimento. Il Collettivo Autonomo di Balbi, che come dicevo era quello meno allineato, meno riconducibile a una posizione unitaria, è stato quello più attraversato da queste esperienze e da questa fascinazione da "movimentismo combattente", come lo definivo prima. Però, si tenga conto che a Balbi, alla facoltà di Lettere insegnava Enrico Fenzi che soprattutto nell'ultima fase della storia delle Brigate Rosse (in realtà più dopo il suo primo arresto nel '79 che prima, ma anche prima), ha giocato un ruolo importante anche a livello nazionale nelle BR. Ci sono stati anche degli episodi molto pesanti nella storia dei rapporti tra movimento e Brigate Rosse: ad esempio, un pacco di volantini rinvenuto in modo assolutamente sospetto all'interno delle sede del Comitato Autonomo del Carmine (nel '78, se non ricordo male) ha portato all'arresto di molti compagni per la maggior parte giovani, alle prime esperienze politiche e nei fatti ha posto la parola fine all'esperienza del Comitato. Il Comitato della Valpulcevera si è abbastanza rapidamente disgregato e una parte dei suoi militanti è confluita nelle BR, e anche quella è stata un'esperienza abbastanza eccentrica rispetto a quella più ortodossa dell'Autonomia genovese rappresentata invece da quelli di Sanpierdarena. Questo Comitato è quello che è rimasto attivo più a lungo, che ha gestito tutta la fase della campagna di controinformazione dopo il blitz di Dalla Chiesa, seguito poi dalla morte o dal suicidio dell'avvocato Arnaudi, il che è stato un momento di grosso shock per tutta la sinistra cittadina, non solo per l'Autonomia o per il movimento extraparlamentare. Il Comitato Autonomo di Sanpierdarena è rimasto attivo a lungo, non ha avuto particolari conseguenze dal punto di vista repressivo, la sua attività è stata molto importante e continua nella città. A parte i compagni che sono stati arrestati in situazioni di scontro di piazza, c'è stato appunto l'arresto di Giorgio Moroni, di cui parlavo prima, nel '79, ne era preceduto un altro nel '78 sempre suo, e poi l'arresto di un altro compagno sempre del Comitato Autonomo di Sanpierdarena nell'81 che era stato ricondotto in modo assolutamente arbitrario (come succedeva abbastanza spesso in quegli anni) a una storia legata alle BR a cui era assolutamente estraneo. Il gruppo del Comitato Autonomo di Sanpierdarena è rimasto insomma abbastanza omogeneo, però dopo la gestione della campagna di controinformazione sul blitz del '79 è un po' sparito dal punto di vista politico: ha amministrato la fine della propria esperienza.

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