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INTERVISTA A MARIA GRAZIA MERIGGI - 21 APRILE 2000
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PRESENTAZIONE DEL SOGGETTO
percorso di formazione politica e culturale e successivi passaggi
collocazione negli anni '60 e '70 ed eventuale appartenenza ad ambiti politici organizzati
l'esperienza di Aut Aut
lavori teorici fatti
il percorso e i passaggi successivi
il percorso attuale

Io sono di una famiglia piccolo-borghese, abbastanza colta, certamente democratica, antifascista, al cui interno c'erano anche parenti che erano stati comunisti, altri cattolici, ma anche uno zio monarchico... Un cugino cresciuto come un fratello di mia madre è stato deputato del PCI alla Costituente, era un docente di pedagogia a Torino. Diciamo una famiglia normale italiana, che però non prevedeva come naturale, visto che io mi sono formata negli anni '60, il tipo di militanza che poi è esplosa nel '68, cioè una militanza diretta dentro i movimenti. Volendo, una scelta di sinistra poteva essere anche accettata, in fondo era stata già inquadrata negli schemi famigliari, ma gli anni '60 hanno mostrato qualcosa di molto diverso, che è poi quello che più ha impressionato anche i quadri del movimento operaio organizzato, ossia un incontro diretto tra operai e studenti, la pratica dell'ascolto della soggettività operaia e anche un incontro tra generazioni. Io ho fatto l'università nel '67, quindi il '68 è subito arrivato. Non sono rimasta particolarmente coinvolta dall'entusiasmo per il movimento studentesco, tutto sommato io non sentivo molto il peso dell'autorità intellettuale perché in fondo, diciamo la verità, a me piaceva molto studiare. Il mio grande incontro è stato proprio quello tra quadri studenteschi e operai. La prima manifestazione extraparlamentare organizzata a cui ho partecipato era uno sciopero di spazzini precari del comune di Pavia, quindi non direttamente la grande fabbrica. Che ho subito conosciuto perché a Pavia allora c'erano grandi fabbriche meccaniche e chimiche, adesso tutte scomparse e sostituite da enormi spazi ancora in attesa di riconversione. Da lì ho cominciato a seguire questo percorso anche leggendo devotamente vecchie copie di vecchi numeri di Classe Operaia, perché il leader del movimento studentesco di Pavia era Franco Bolis che, più o meno della nostra età, era stato per anni un giovane militante del PCI vicino a quella frangia del partito che poi di fatto aveva dato origine a Classe Operaia. Ho fatto parte di un gruppo che si chiamava Potere Proletario. Tutto questo ha rappresentato anche un cambio di interesse culturale nettissimo, perché io mi ero iscritta a Lettere e sono passata a Filosofia di fatto per studiare Marx: la filosofia era quello, l'economia era quello, c'era proprio un'occupazione totale dell'orizzonte teorico da parte del marxismo, che per me conviveva con altri interessi culturali (la psicanalisi, la letteratura), ma in fondo li ha proprio coperti. Io ricordo con molta emozione questa esperienza, che io potrei definire così: prima c'era "l'operaio" che in realtà in provincia in quegli anni era magari l'idraulico che arriva a casa, ti fa sempre aspettare e finalmente ti risolve il problema domestico, poi ho conosciuto la classe operaia. Questo non vuol dire che i rapporti siano sempre stati facili, anzi. Subito due filoni di questo incontro si sono messi in evidenza. Da un lato c'erano i quadri comunisti, che secondo me ci apprezzavano molto, senza dirlo: ci guardavano con interesse, però anche con un po' di insofferenza, volevano come metterci alla prova, erano ironici, "questi arrivano e cosa credono di scoprire?".
Dall'altro lato, c'erano gli operai più giovani, che spesso erano quelli che litigavano, che si mettevano nei guai più che altro perché esplodevano in una lite con il compagno, o il capo oppure che non avevano mai scioperato in quanto non sapevano che cosa voleva dire avere dei diritti e all'improvviso tumultuosamente scoprivano che cosa significasse ribellarsi, in un modo davvero generazionale ancora più che operaio. In mezzo a tutto questo c'erano quei militanti, soprattutto quelli che erano stati delle Commissioni Interne, militanti sindacali, i quali essi stessi appartenevano alla sinistra comunista e sindacale e che erano interessati a questo incontro.

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