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INTERVISTA A MARIA GRAZIA MERIGGI - 21 APRILE 2000


Una volta lui mi disse che era giunto a un'idea che ha per altro dei prestigiosi interpreti nel movimento anarchico e, per altri versi, è presente in alcuni aspetti della critica di sinistra del pensiero politico inglese al movimento operaio, quindi era un'affermazione con dei padri e delle madri: si era convinto che la classe operaia, modellandosi sulla disciplina di fabbrica, era tendenzialmente portata ad aderire a organizzazioni autoritarie. Ce l'aveva con gli operai che, in fondo, erano maggioritariamente rimasti comunisti. Soprattutto nel corso degli anni in cui, a differenza del partito, bisogna dire, certamente non c'è dubbio che le categorie sindacali, ma soprattutto la FIOM, si sono arricchite dei quadri che avevano fatto l'esperienza della nuova sinistra: c'è stato il rinnovamento del sindacato dei consigli, dopo tutte le polemiche che ci sono state su di essi, di fatto nel giro di cinque o sei anni, i compagni dei CUB che rifiutavano di farsi eleggere sono diventati i quadri del nuovo sindacato, e meno male. Sono diventati anche quelle figure grazie alle quali, mentre i DS oggi perdono le elezioni e non lo prevedono nemmeno, cioè gli arriva il treno in piena faccia, invece mediamente il sindacato quando gli arriva un tram in faccia sa che gli arriva, i sensori sono rimasti attivi.
Siccome quei compagni adesso hanno cinquant'anni e non ne hanno novanta, è ancora in fondo la nostra generazione che alimenta questa capacità di capire, il che non vuole dire poter contrastare le tendenze disgregative presenti fra i lavoratori. Per esempio, il radicamento popolare e operaio della Lega, inascoltati, l'hanno segnalato questi compagni e queste figure. Comunque Stefano è diventato socialista sempre di più, fino ad aderire addirittura al craxismo, però voglio chiarire che Craxi non se n'è mai accorto: lui non ha aderito al craxismo trionfante, si è limitato a fare dei lavori dove ricostruiva la genealogia dell'autonomismo socialista, ma non ha mai visto una lira del denaro che scorreva a destra e a manca nella "Milano da bere"; ha continuato a lavorare finanziando la ricerca con il lavoro universitario e talvolta addirittura di tasca propria! Credo che Stefano mi abbia insegnato tutto quello che so del mio mestiere, come fosse un lavoro artigianale illuminato da alcune idee forti. Certamente, però, c'è stato in lui un riflusso, tra l'altro, verso una lettura esclusivamente delle storie dei gruppi politici: lui ha smesso di occuparsi, sia pure da un nuovo punto di vista, di storia materiale della classe operaia e ha cominciato a studiare minuziosamente neanche il rapporto tra movimento operaio e politica, ma proprio la formazione e la selezione di alcuni gruppi intellettuali. Quindi, a mio parere, un lavoro fatto sempre molto bene, ma molto meno interessante.
Una figura per me importantissima è stata Danilo Montaldi, che era un uomo straordinario, anche umanamente: l¹importanza che ha avuto per tanti che hanno lavorato con lui, per un mese o per una vita, era legata alla sua generosità, alla sua creatività, alla seduzione che esercitava su tutti, ma era una seduzione democratica, che ti lasciava libero o libera di fare quello che volevi poi alla fine, a differenza di altri che ti volevano sempre tirare con la cavezza. Aveva una radicalità bordighiana, perché lui davvero si era formato nei gruppi comunisti bordighiani, quindi con un giudizio, per esempio, sul movimento operaio organizzato nei suoi quadri dirigenti di una durezza che neanche Potere Operaio aveva: basti vedere il giudizio del pensiero bordighiano sull'Urss come una paese capitalistico, senza entrare in questa discussione perché ci sono gli specialisti e io non sono una sovietologa. Univa questa analisi durissima e una vera insofferenza per l'intelligentcia democratica del PCI (la casa della cultura alla fine degli anni Cinquanta, per intenderci) con una straordinaria capacità di cogliere, invece, gli elementi di soggettività operaia e proletaria che si erano stratificati dentro al PCI. Lui era rimasto affascinato dai nuovi movimenti, "Lotta Continua, Potere Operaio, entre les deux mon coeur se balance" diceva. Però, in realtà collaborava molto con CUB e Avanguardia Operaia, infatti mi propose di partecipare alla sua ultima impresa. Tra l'altro, la traccia di queste proposte è presente in alcune lettere pubblicate dai Quaderni Piacentini: Danilo è morto nel '75, nel '75-'76 sono state pubblicate tali lettere dove si ricostruivano le tracce di questa sua ultima esperienza, che era la seguente. Lui univa la passione operaistica per il cuore dei processi, quindi per lo sviluppo del movimento operaio nelle grandi fabbriche, con un'attenzione veramente marxiana, e che aveva tratto certamente da Bordiga come nucleo iniziale, per il fatto che la formazione sociale capitalistica trasforma contestualmente tutto il panorama economico e sociale di un paese; quindi, anche la bambolaia di Cremona era parte dell'operaio-massa come figura collettiva.

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