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> Una particolare esperienza di gruppo
(pag. 1)

> Composizione del gruppo
(pag. 6)

> Capacità e gerarchie
(pag. 8)

> Leader e masse
(pag. 9)

> Caratteristiche del gruppo e sincretismo antagonista
(pag. 12)
INTERVISTA A VALERIO CRUGNOLA - 26 APRILE 2000
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Qual è l'esperienza e il percorso del vostro gruppo? Leggendo le regole, mi sembra che ci sia una relazione molto forte con il discorso fatto da Màdera, ne "L'alchimia ribelle", sull'autovalorizzazione solidale.

Premetto che su questo discorso si potrebbe sentire anche Carlo Formenti, il quale può darsi che all'80% ridirà le stesse cose che dico io, mentre magari ha un 20% di altra ottica e altro vissuto relativamente a questa esperienza. Questa idea dell'autobiografia solidale risale in prima istanza alla metà degli anni '80, la promuovemmo io e Romano Màdera dopo avere tentato un'altra esperienza, questa più promossa da me, di mettere in piedi un gruppetto che si voleva chiamare "Passaggio a nord-ovest", in cui l'idea era di costruire insieme un luogo di confronto orizzontale a livello politico con uno spazio di confronto a livello biografico. Quindi, si voleva mescolare la riflessione sul vissuto e lo stile di vita con quella sul proprio essere nella politica: dunque, non tanto sulla politicità in senso oggettivato, come cosa fuori di sé, ma a partire dalla propria soggettivazione nella politica sia come motivazione che come modo di esserci, di starci, di riconoscersi o non riconoscersi. In più c'era un'idea (che sfumò, e sfumando questa idea è sfumato tutto il resto) di applicare questi due livelli ad un terzo, che era quello in qualche misura del tempo libero: cercammo, tramite l'Arci o le Coop o addirittura con Le Scimmie di Milano (con le quali per alcuni, ad esempio per Romano, c'erano dei rapporti di amicizia), di prendere uno spazio nel varesotto da destinare a questo "Passaggio a nord-ovest". Che cosa voleva dire? Che si cercava una via di uscita che riguardasse un certo tipo di contesto di civiltà, che era quella nord-occidentale, considerando che gli altri passaggi, come quelli dell'est europeo o dei paesi del sud del mondo, erano falliti e comunque non avevano da suggerirci molto nei termini della ricerca di una liberazione della soggettività, ma anche in quelli della politica nel mondo capitalistico sviluppato. Quella esperienza non riuscì, però maturò quest'altra, che cominciò intorno all'86 circa, con un gruppo composto tra i dieci e i dodici maschi, tutti (salvo uno) della stessa generazione, cioè nati tra il '46 e il '50, tutti protagonisti, a livelli un po' diversi, del '68 milanese, tutti preesistentemente amici, ossia legati da rapporti di amicizia, di frequentazione o anche più semplicemente di conoscenza, ma comunque che risalivano grosso modo a un'epoca precedente. Il gruppo, quindi, era costituito da persone che avevano un retroterra culturale, biografico, generazionale comune. L'esperienza (durata fino al '92, quindi piuttosto a lungo) consisteva nel raccontare sé. L'esigenza era ovviamente legata ad una situazione di trapasso: l'esperienza della militanza politica era per tutti conclusa, almeno in senso forte; poi magari in quegli anni per qualcuno (ma non per molti) si poteva ancora mantenere qualche rapporto con delle forme di politica organizzata, oppure degli spazi come Marx Centouno, nel quale si andava per scrivere o discutere qualche cosa, o comunque per sentirsi legati a qualcosa di oggettivato, ma non erano più gli elementi forti dell'identificazione politica. Anche la stessa identità politica si apriva a riflessioni molto diverse e nuove: per esempio, "Dio il mondo" di Romano Màdera metteva anche in gioco cose che con la sfera del marxismo e della filosofia della politica c'entravano meno di nulla. Quindi, ci si apriva a istanze anche filosofiche diverse: per quanto riguardava me, erano anni in cui ho cominciato a scoprire delle tradizioni del pensiero democratico liberale, per esempio il saggio sul totalitarismo della Arendt l'ho letto nell'85, tanto per dire di ambiti concettuali che mutavano di molto. In qualche modo erano anche anni in cui recuperavamo un certo tempo perduto inseguendo dei filoni in verità un po' rinsecchiti di pensiero teorico, allargando dunque il nostro orizzonte di pensiero a 360°. Però, non era ciò il movente fondamentale di questi incontri, perché accanto a questa transizione della sfera politica c'era anche una transizione biologica e biografica. Riunirci nell'85 voleva dire, a seconda delle diverse età, avere tra i 32 e i 40 anni, e questo costituisce un passaggio importante della vita, perché comunque non hai più il problema del lavoro che fai, spesso hai già avuto famiglia e anche figli, o magari, come nel mio caso, hai avuto famiglia e non c'era più; comunque, è un momento dell'età adulta in cui un bilancio su di te e sul cammino che hai fatto diventa abbastanza inevitabile.

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