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INTERVISTA A GUIDO BORIO - 27 OTTOBRE 2001
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Qual è stato il tuo percorso di formazione politica e culturale e l'inizio della tua attività militante?

Sono nato a Torino e ho vissuto in questa città buona parte della mia vita. Ho incominciato a fare politica molto presto, con l'inizio degli studi di scuola media superiore. La mia formazione è legata ad un periodo particolare: infatti, ho iniziato la prima classe dell'istituto superiore per geometri "Castellamonte" nell'autunno del '68. Ancora ragazzino, con i pantaloni corti, mi sono ritrovato in una realtà sociale in cui nascevano e si sviluppavano conflitti e lotte. Il "Castellamonte", insieme al "D'Azeglio" e al "Peano", è stata una delle scuole più combattive in quegli anni a Torino, fortissima come movimento degli studenti medi. Nell'autunno '68 c'è stata, da ottobre a dicembre, una catena continua di lotte, di scioperi, di occupazioni del mio e di altri istituti a Torino. Questi movimenti sono durati con alti e bassi per molti anni, c'era partecipazione di massa e conflitto sociale non solo nelle scuole, ma anche nelle fabbriche, nel territorio e nella città.
Precedentemente ho frequentato le elementari e le medie inferiori dai padri rosminiani. I miei genitori decisero, non senza sacrifici, di mandare tutti i quattro figli in una stessa scuola privata, anche per avere più tempo per l'attività lavorativa che svolgevano: avevano un laboratorio di rilegatoria. Ma la scelta di un certo tipo d'educazione veniva anche da un retroterra vissuto: mia madre è nata in una famiglia cattolica antifascista originaria della provincia di Novara, mio padre è stato in collegio dai padri salesiani per molti anni, lì apprese il mestiere di artigiano restauratore di libri. Mio padre era abbastanza autoritario e non intendeva discutere in famiglia: decideva e così doveva essere. Mia madre era di vedute aperte e aveva un carattere molto tollerante. La scelta, di non frequentare il liceo dai preti, ma di andare in una scuola pubblica, è stata per me una prima forma d'opposizione alla famiglia. Mia madre mi ha spinto ad avere un'attenzione per la letteratura, la narrativa e i romanzi. Le letture a lei piacevano molto, così raccontava, a noi figli, le trame dei romanzi; ci diceva: "leggi questo libro", "segui questo autore". Amava molto anche la musica classica e lirica, ma non è riuscita a trasmetterci anche questo interesse.
Sempre nell'ambito famigliare ho avuto un indirizzo precoce verso scelte sociali e politiche di partecipazione dai miei fratelli maggiori, in particolare da Battista. Egli ha sette anni più di me. Dagli ultimi anni '60 aveva fatto tutta l'esperienza del movimento studentesco e universitario torinese e dell'assemblea operai-studenti, militando poi per alcuni anni, a livello intermedio, in Potere Operaio. Successivamente ha vissuto altre esperienze sociali e politiche inerenti alla psichiatria alternativa lavorando a Reggio Emilia sotto Jervis nei primi anni '70, poi a Trieste sotto Basaglia. Nella seconda metà degli anni '70, tornato a Torino, ha intrapreso un precariato universitario in vari istituti, a Scienze Politiche. Poi ha trascorso dodici anni negli Stati Uniti.
Sicuramente per me Battista è stato una figura significativa, un punto di riferimento importante, soprattutto nei primi anni '70. Se mia madre mi indirizzo verso la letteratura, mio fratello mi sottolineò l'importanza di studiare. Era lui che portava a casa La Classe poi Potere Operaio e che mi portava alle riunioni dell'assemblea operai-studenti. Mi fece conoscere "Operai e capitale", "Sulla Fiat e altri scritti", "Sindacato e Partito", "Operai e stato" e ciò che scriveva in quegli anni Negri. Mi consigliò altri libri della collana Materiali Marxisti, Opuscoli Marxisti; sempre da lui avevo indicazioni su riviste come Aut Aut, Critica del Diritto, Quaderni del Territorio, Quaderni del Progetto (dove aveva pubblicato un saggio Guido Bianchini), e su altre pubblicazioni del movimento. Politicamente quando Potere Operaio si divise, nel '73, partecipò all'esperienza delle assemblee operaie autonome, seguì in quell'anno le lotte alla Fiat e fu interno al dibattito dell'allora nascente Autonomia Operaia. Partecipò alla redazione del giornale Rosso e collaborò ai primi numeri della rivista Controinformazione. Dopo il '77 incominciò a non condividere più la linea politica di questa area, soprattutto quella lottarmatista, e si dedicò ad altro interrompendo la militanza politica. Questa, per lui, non era mai stata molto pratica, ma di ricerca, d'analisi e di discussione. Ancora oggi molti mi ricordano come il fratello minore di Battista.

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