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(pag. 7)

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(pag. 7)
INTERVISTA AD ALBERTO ASOR ROSA - 24 OTTOBRE 2001
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Qual è stato il suo percorso di formazione politica e culturale e le figure di riferimento nell'ambito di tale percorso?


Il mio percorso di formazione, se si può definire così, ha coinciso con la frequentazione della facoltà di Lettere e Filosofia qui a Roma e con l'iscrizione, più o meno precoce, alla sezione universitaria comunista de La Sapienza. Io venivo da un liceo di periferia, dove non c'era interesse ed esperienza politica: stiamo parlando degli anni successivi alla Seconda Guerra Mondiale. Il percorso di formazione coincide con la mia amicizia con alcuni personaggi più o meno miei coetanei, come Mario Tronti, Umberto Coldagelli, Gaspare De Caro, che è un nome che poi si è perso ma che allora aveva una qualche importanza. Queste persone mi avevano tutte preceduto nell'iscrizione alla cellula della FGCI, quindi sono stati gli artefici di questa bella trovata che poi ha "infelicitato" buona parte della mia vita, come della loro del resto. Per parlare di questo bisognerebbe soffermarsi su ciò di cui si occupava uno studente di Lettere o di Filosofia nei primi anni '50, di come era fatta e in che cosa si impegnava una sezione universitaria comunista in quella fase. A parte le letture formative nei rispettivi campi di interesse (letterario, filosofico, storico, noi eravamo abbastanza distribuiti da questo punto di vista), le prime cose importanti sono state alcune letture di Marx, in particolare le "Opere filosofiche giovanili", direi quasi ovviamente; quindi le letture della tradizione comunista italiana, come gli scritti e i discorsi di Togliatti, e da un certo momento in poi anche Gramsci. Un po' più avanti, per quanto mi riguarda, ci sono i filosofi del pensiero marxista negativo, quindi la Scuola di Francoforte, ampiamente praticata, Lukàcs, e poco altro direi. La sezione universitaria comunista era una sezione di massa perché credo avesse più di 200 iscritti; teneva insieme professori e studenti, e da un certo momento in poi, fino al '56, è stata diretta da Tronti.
Tra le figure di riferimento, dal punto di vista politico-filosofico, ci sono senza alcun dubbio Lucio Colletti, Galvano Della Volpe e politicamente Ingrao. Questa cosa non è durata tanto tempo, in quanto mi riferisco ad un periodo che approssimativamente potrebbe andare tra il '52 e il '56: in quell'anno il riferimento della sezione universitaria comunista viene meno perché alcuni di noi non rinnovano la tessera e se ne vanno, altri la rinnovano ma senza più fare attività. Quindi, comincia un nuovo periodo.


Iniziava dunque a formarsi quel gruppo romano che successivamente sarà una delle componenti importanti nella formazione dei Quaderni Rossi.

Naturalmente un passaggio importante è stata la discussione sul XX Congresso e sui fatti di Ungheria. L'anno precedente (questo non è documentato ma è vero) c'era stata una discussione tra di noi molto intensa sulle elezioni delle Commissioni Interne alla Fiat, cosa che in genere non viene ricordata. Non è da enfatizzare, tuttavia la discussione sul perché e sul come la grande maggioranza FIOM alla Fiat fosse venuta meno, anche in maniera abbastanza clamorosa e fragorosa, noi la facemmo piuttosto precocemente. Poi naturalmente questa discussione è stata superata di intensità e di volume dal dibattito sul '56 che per quanto ci riguarda, o forse per quanto mi riguarda, verteva soprattutto intorno a due punti: la natura dello stato e della società sovietica, cercando di interpretare meglio la formula della degenerazione del sistema socialista; e ciò con una sottolineatura particolare, che evidentemente era premonitrice, sul fatto che le rivolte in Ungheria, prima in Polonia e prima ancora a Berlino erano state quasi tutte rivolte operaie, quindi anche questo faceva sorgere dubbi e problemi sulla reale natura dello Stato socialista sovietico che, perlomeno nei paesi di espansione e di influenza, sembrava destinato a venire in conflitto soprattutto con l'elemento sociale che avrebbe dovuto fondarne il potere. Questo è ciò che ci attrasse verso Panzieri, perché Raniero era un socialista con forti venature trotzkiste, il quale cercò anche lui di interpretare a suo modo questa tematica post-1956 e, insieme con l'amico e compagno Libertini, elaborò le "Tesi sul controllo operaio", pubblicate dal mensile che lui dirigeva, cioè Mondo Operaio.

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