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> Percorso di formazione politica e culturale e figure di riferimento
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(pag. 7)

> Attualizzabilità di un'analisi critica dell'operaismo
(pag. 7)
INTERVISTA AD ALBERTO ASOR ROSA - 24 OTTOBRE 2001



Un'altra figura che, arrivata successivamente, è stata significativa nel gruppo romano è quella di Aris Accornero.


Aris Accornero ha lavorato con noi a partire da Classe Operaia, perché lui in quel momento era un giornalista sindacale de l'Unità, poi ha fatto altre cose, ha diretto (o prima o dopo) i Quaderni Sindacali della CGIL, anzi credo che li abbia fondati. Aris ha collaborato a Classe Operaia sotto pseudonimo, poi non credo che sia stato in Contropiano, mentre ha collaborato a Laboratorio Politico. Anche lui ha partecipato molto alle nostre discussioni, era pure un ex operaio, quindi con delle conoscenze sul campo molto precise. In tutta la fase formativa non esisteva, Aris è infatti un piemontese che è venuto a Roma a lavorare per l'Unità nei primi anni '60. E' un tipo piemontesissimo, quindi sul piano personale con qualche difficoltà di scambio; peraltro lui è poi diventato il marito di Rita, dunque lo vediamo molto sovente. La Di Leo è l'altra giovanissima del gruppo al tempo dei Quaderni Rossi, lei veniva dal Sud: Raniero le fece pubblicare (anche quella fu una cosa molto scandalosa in tema di dibattito culturale) un testo sui braccianti che rovesciava a colpi di spada le categorie più consolidate. Si fece un casino infernale, anche nei confronti di Panzieri che aveva pubblicato una cosa che non si sapeva come poter giustificare. Poi da allora Rita ha fatto Classe Operaia, è stata in Contropiano. A questo punto abbiamo descritto quasi nominativamente per intero questo gruppo romano.


Secondo lei, quanto un'analisi critica di queste esperienze può oggi, in un contesto parecchio diverso, essere utile nell'affrontare gli elementi e le grandi variabili tuttora aperte, a partire dalle questioni della politica e della cultura?


Voi insistete molto sul discorso dell'utilità rispetto all'analisi di queste vicende. La mia opinione è che, non da oggi ma ora in maniera più rivelata e lampante che negli anni passati, si vede che il vecchio mondo politico, il vecchio assetto di potere, le idee dominanti sono arrivati al capolinea. Su questo diamo un bilancio molto negativo degli ultimi 10-15 anni. In questo senso io penso che non dovrebbe essere del tutto inutile portare all luce il fatto che sono esistite delle possibilità diverse: la conclusione tragicomica a cui stiamo assistendo, o forse vi abbiamo già assistito, non era forse poi così fatale come qualcuno può credere. E penso (se l'ottimismo non è del tutto cancellato dall'esperienza) che un qualche spazio per ripensare la nostra situazione con categoria diverse da quelle dominanti possa esserci, e forse qualche segno che qualcosa si muove c'è, ma sono segnali ancora molto incerti. Questa parte della storia è stata cancellata, quindi c'è stato il tentativo di cancellarne anche i protagonisti, i quali si sono difesi in vario modo, taluni vi hanno rinunciato, altri lo hanno fatto in termini non produttivi. Insomma, secondo me si potrebbe affermare tranquillamente che l'aratro della storia ha cercato di spargere la terra su queste possibilità sconfitte sul nascere, nel momento in cui prendevano corpo. Non c'è solo la questione del tempo, ma c'è il fatto che la storia è stata ricostruita in un certo modo, quindi diciamo che se uno reagisce disseppellendo forse va anche bene. Ormai non solo ci vogliono fare credere che di fronte a noi c'è una sola possibilità, ma ci vogliono addirittura far credere che nel passato c'è stata una sola possibilità. Si cerca di far credere che la complessità della storia non sia mai esistita, non è destinata ad esistere per il futuro e addirittura non è esistita per il passato: ciò anche se gli strumenti per reagire non è che siano moltissimi.

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