Venerdì/sabato 20 maggio 2000

 

 

Nuove considerazioni su ska Maria Pastora

 

(buttate giù in fretta al mattino…)

 

·         Per penetrare in Salvialand bisogna predisporsi a sognare… - è come quando le mamme mandano i bimbi “ a nanna”: poni il capo sul cuscino, ti rilassi -> i credenti dicono una preghiera (come ci veniva detto di fare da piccoli)… (un po’ di tempo fa non avrei pensato a questo aspetto… che siano gli “enteogeni” a farmelo notare?) [della serie: contraddizioni (?) di un libertario…] … gli sciamani iniziano a salmodiare o a cantare invocando l’alleata/o (vedi doña Maria Sabina con i niños e don Alejandro Vicente con ska Pastora…)

Penso che questa ritualizzazione non sia poi tanto gratuita o da saltare a piè pari…aiuta ad entrare in contatto con l’enteogeno, qualunque sia il nostro modo di affrontare l’esperienza…

 

Ovviamente- e le esperienze via via me lo stanno confermando- ognuno penetra nel mondo di Salvia con il proprio fardello sulle spalle, con la sua personalità, il suo Io… Certe persone non sanno proprio che farsene di un’Alleata come la Pastorella (e viceversa)… non saprei dire se è una questione di “sensibilità” innata (senz’altro Salvia è per persone un po’ speciali), di difficoltà individuale a penetrare in “quella” dimensione.

 

Inequivocabilmente, per chi non sa cogliere gli aspetti sottili delle esperienze, per chi non sia già tendenzialmente un “visionario”, un “ricercatore” dall’animo sensibile, un “poeta”, Salvia riserva soprattutto il suo aspetto epidermico (immediato?) e più “grossolano”. Questo suo lato caratteriale non è certo il migliore… in questo momento non mi viene in mente migliore analogia che quella del riccio , del “porcospino”: animaletto dolcissimo e tenero, ma appena lo si tocca brutalmente (ma neppure tanto , se solo lo si accosta senza le dovute precauzioni…o facendo rumore) ecco che si raggomitola e raddrizza gli aculei… in se non è un animale aggressivo, però è impossibile da “maneggiare” e può provocare molto dolore per chi cercasse di agguantarlo… Sally fa qualcosa di simile per chi le si accosta con strepito e grancassa…si rinchiude su se stessa e mostra gli aculei…

 

A questa prima “scorza dura” bisogna in ogni caso abituarsi… anche procedendo con i piedi felpati e con il massimo rispetto, prima o poi Salvia qualche spinetta la tira fuori… e questa specie di “difesa” serve ad allontanare o almeno a mettere “sugli attenti” le personalità più grossolane; a chi piace lo strepito delle osterie e delle discoteche, alle persone più estroiettate (in maniera superficiale), molto attirate dai piaceri immediati e forti, gli aficionados degli spiriti dell’uva e dei chicchi di graminacee, alle “speed heads”, Maria Pastora riserba un primo volto piuttosto ringhiante e insoddisfacente … ma non è forse vero che certi sciamani chiamano la loro “medicina”, la loro magia e l’alleato (qualunque esso sia) con il nome di “cane” (cane domestico, addestrato?) -> vedi Dale Pendell “Pharmaco/poeia”…

 

Legato a questo aspetto vi è il fatto inequivocabile che Salvia la si vive meglio in solitudine, senza interferenze, anche perché il proprio agire può essere veramente disorientante per i propri compagni di viaggio… dosi medio/forti richiedono che il viaggiatore non debba preoccuparsi del proprio agire, non debba venire disturbato dal pensiero che vicino ha altre persone che entrano (bene o male) nel suo campo di attenzione/relazione… abbiamo ancora troppi pochi dati e esperienze per  ipotizzare i lineamenti fondamentali dello svolgimento di sedute “multiple” con ska Maria… tradizionalmente le veladas  si dice avvengano anche con più persone, ma sono sedute di “guarigione”… vi è uno scopo ben determinato già a monte, il curandero esegue i suoi passi ecc.- per noi occidentali è tutto molto più difficile… dovremmo cercare di trovare una maniera di approccio a questa e ad altre sostanze che  non ne svilisca le grosse potenzialità e che nello stesso tempo tenga conto del nostro “essere differenti” (intimamente) dalle donne e uomini di altre culture… e che tenga presente altresì che siamo dei “diversi” – in un certo senso- ANCHE per la nostra “cultura” ufficiale…(è qual è la nostra cultura ufficiale?… quella della CocaCola?-  la cultura spettacolarizzata non ha alcuna possibilità di accesso in questi “cammini che hanno un cuore” (per parafrasare il mitico personaggio da Commedia dell’Arte Psichedelica don Juan Matus)

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