L'ayahuasca, l'amrta amazzonica, fece il suo primo ingresso nella storia occidentale
durante il diciassettesimo secolo, quando preti Gesuiti commentarono l'esistenza di
"pozioni diaboliche" ricavate da liane dagli Indiani Peruviani.
Ma fu solo verso la metà del diciannovesimo secolo che il botanico britannico Richard Spruce
iniziò degli studi botanici sulla principale fonte vegetale, una pianta chiamata
Banisteria caapi, oggi più comunemente conosciuta come Banisteriopsis caapi.
Il geografo ecuadoriano Manuel Villavicencio sembra essere stato il primo non-Indiano noto ad avere
sperimentato i pieni effetti della pozione, nel 1858, e nei successivi 150 anni sono stati
pubblicati più di un centinaio dì studi botanici, etnografici, chimici e farmacologici
sull'ambrosia amazzonica (Ott, 1994).
Ora sappiamo che le bevande di ayahuasca (note anche come yaié e caapi, e con una dozzina di
altri nomi indigeni) venivano utilizzate tradizionalmente dalle regioni costiere del
Panama e il bacino dell'Orinoco al la Bolivia verso sud, e dal Brasile orientale attraverso
l'esteso bacino amazzonico, sino ai piedi della cordigliera andina, e anche
nelle regioni litoranee della Colombia e dell'Ecuador (Naranjo, 1983; Schultes,
1957; Schultes & Raffauf, 1990).
Le bevande di ayahuasca sono costituite di infusi acquosi di rami, raschiatura di rami o corteccia,
e occassionalmente altre parti della liana Banisteriopsis caapi e di altre specie di Malpighiaceae
della foresta pluviale, quali B.longialata,
B.lutea, B. martiniana var. subnervia, Lopharithera lactescens,
Tetrapterys styloptera(=T.methystica) e T.mucronata(Gates, 1982).
Sebbene Spruce abbia osservato gli Indiani Maipure che semplicemente masticavano i rami di
B.caapi, e nonostante vi siano prove che questa pianta possa essere stata usata
sotto forma di polvere da fiuto o di clisteri (Ott, 1993),
il modo d'assunzione di gran lunga più comune è costituito nel bere
le pozioni acquose, la cui preparazione varia largamente.
Mentre gli Indiani della Colombia fanno una sorta di "ayahuasca istantanea"
immergendo in acqua fredda rami di Banisteriopsis pestati (Schultes & Raffauf, 1992),
la pratica più diffusa consiste nell'estrarre i rami nell'acqua bollente -solo per circa un'ora,
come fanno i Cashinahua, i Culina e i Sharanahua del Perù; per numerose ore,
come viene praticato nel Sibundoy colombiano e presso alcuni gruppi indigeni dell'Ecuador;
o per 10-15 ore, la pratica tipica fra gli sciamani mestizo attorno a Iquito e Pucallpa,
in Perù (Ott, 1994). Quest'ultimo metodo richiede una considerevole concentrazione delle pozioni,
ed è chiaramente non energeticamente efficiente.
In alcuni casi ie pozioni di ayahuasca vengono impiegate come chemioterapici
nel trattamento dei vermi parassiti o di altri disturbi, ma il loro impiego
più comune è ciò che Luna sagacemente ha chiamato "piante maestro" - aiuti
divinatori per gli sciamani nella diagnosi, nel trattamento e nella prognosi delle malattie
(Luna, 1984a; 1984b). Gli ayahuasqueros mestizo peruviani apprendono dall'ayahuasca anche delle
melodie, gli icaros (Luna, 1984b), e le immagini prodotte dall'ayahuasca sono temi principali
dell'arte de l'Amazzonia (Luna & Arnaringo, 1991 ; Reichel-Dolmatoff, 1975).
In effetti, è stato proposto che gli icaro, l'arte ispirata dall'ayahuasca, e le visioni provocate
dalle bevande, portino a una "struttura estetica della mente" ritenuta vitale per il processo
di cura (Gebhart-Sayer, 1986), e si ritiene che gli incantevoli tatuaggi e le pitture corporee
degli sciamani dell'Arnazzonia rappresentino le versioni salutari dei disegni che gli
sciamani possono vedere sotto 'effetto dell'ayahuasca sulla pelle del paziente, e che
l'ayahuasca aiuti lo sciamano a "ridipingere" i disegni distorti, restituendo cosi la salute.
I primi studi chimici sulle Liane dell'ayahuasca vennero svolti agli inizi del ventesimo secolo,
e dal 1939 venne definitivamente stabilito che il principale principio attivo dei rami dì
Banisìerìopsis era l'armina, un alcaloide che venne per la prima volta isolato dalla ruta
siriaca, Peganum harmala, verso la metà del diciannovesimo secolo. Telepatina,
yageina e banisterina - nomi dati agli alcaloidi isolati da Banisteriopsis - sono
tutti sinonimi dell'armina, e i più importanti alcaloidi secondari dei rami della liana
utilizzati nelle bevande, sono la d-leptaflorina (a volte nota come tetraidroarmina)
e l'armalina (nota anche come diidroarmina). Questi composti provengono da una classe
biochimica di alcaloidi indolici noti come B-carboline.
Un totale di 25 campioni di rami di Banisteriopsis analizzati da cinque differenti gruppi
di ricercatori, ha mostrato una media di contenuto di alcaloidi dello 0,45%, con un intervallo
di 0,05-1,36% (McKenna et al., 1984; Ott, 1994; Rivier & Lindgren, 1972).
Oltre che in Banisteriopsis caapi (= B.inebrians, B.quitensis),
le B-carboline sono state ritrovate anche in B.lutea e B.muricata, così come nella
vicina malpighìacea Cailaeum antifebrile (= Cabi paraensis).
Gli alcaloidi B-carbolinici sono piuttosto comuni nelle piante: la loro presenza è stata
riportata in 112 specie appartenenti a 27 famiglie di piante (Allen & Holmstedt, 1980).
Forse, la più straordinaria caratteristica dell'etnobotanica dell'ayahuasca è il diffuso utilizzo
di additivi vegetali o "aggiunte" alle bevande
- ne sono stati riportati circa un centinaio
(Luna, 1984a, 1984b; Luna & Amaringo, 1991; Ott, 1993, 1994). Questi additivi sono stati
categorizzati come una "farmacopea tradizionale" {McKenna et al., 1986),
e ricadono in tre estese categorie:
1) additivi terapeutici, diverse piante curative aggiunte in base alla particolare sintomatologia;
2) stimolanti, piante contenente caffeina e cocaina, aggiunte per contrapporre i pronunciati
effetti soporiferi degli estratti vegetali delle Nane di Banisteriopsis; e
3) enteogeni, piante psicoattive aggiunte per provocare visioni come aiuto nella divinazione
sciamanica (Ott, 1993,1994). il presente artìcolo tratterà di quest'ultimo gruppo.
Gli additivi
enteogeni alll'ayahuasca possono essere suddivisi in quattro categorie:
1) specie dì tabacco contenenti nicotina;
2) specie di fiwff/narts/acontenenti scopolamina;
3) specie di Brunfeisia contenenti scopoletina; e
4) foglie, contenenti DMT, di due specie - Psychotria viridis appartenente alla famiglia del
caffè o Rubiaceae, e Diplopterys cabrerana,
della stessa famiglia delle Malpighiaceae come le Banisteriopsis.
Conosciamo pressoché nulla riguardo le interazioni delle B-carboline dell'ayahuasca con
caffeina, cocaina, nicotina, scopolamina
e scopoletina, ma recentemente, io e altri abbiamo condotto esperimenti psiconautici con
ayahuasca contenente DMT, e questo tipo di pozione è stata modellata farmacologicamente con
composti puri in capsule di farmahuasca.
Questo articolo offre uno sguardo sul recente ed eccitante lavoro con la farmahuasca e con gli
analoghi dell'ayahuasca- bevande preparate utilizzando sorgenti non tradizionali di B-carboline
e DMT, delle zone temperate (Ott, 1993, 1994).
Come sopra menzionato, gli estratti semplici di Banisteriopsis, così come le B-carboline
pure dell'ayahuasca, armina, d-leptaflorina e armalina, possiedono pronunciati effetti soporiferi.
Le specie di Passiflora contenenti B-carboline sono state largamente impiegate
nell'etnomedicina di tutto il mondo come sedativi e tranquillanti (Ott, 1993),
e i limitati esperimenti psiconautici che sono stati condotti con B-carboline
pure negli esseri umani, mostra questo tipo di effetto (Naranjo, 1967).
Ciò contrasta fortemente con molti rapporti etnografici sulle pozioni di ayahuasca,
di cui si afferma che provochino profondi e decisamente stimolanti effetti enteogenici.
Inoltre, le B-carboline sono piuttosto deboli e sedative, con una dose orale di soglia per la
psicoattività dell'armine di 8mg/kg, e con la d-leptaflorina ancora meno potente.
Uno studio ha trovato che l'armina "non è allucinogena" per via orale, nonostante dosi
massive superiori a 960mg {Ott, 1994)! D'altra parte, 16 campioni differenti di bevande
attuali di ayahuasca sono state analizzate in quattro differenti laboratori, trovando che
una dose media delle pozioni conteneva solo 158mg di B-carboline totali {solitamente sono
presenti 3 parti di armina per ogni parte di d-leptaflorina, con solo tracce di armalina),
variando dalla bassa quantità di 20mg perdose sino a 401 mg perdose.
Chiaramente, queste
dosi di armina/d-leptaflorina sono troppo basse per rendere conto della leggendaria potenza
delle bevande di ayahuasca, e le proprietà sedative delle B-carboline non possono in
alcun modo spiegare i profondi effetti enteogenici de\\'ayahuasca.
Gli stessi studi delle bevande di ayahuasca trovarono che una dose media conteneva 29mg di DMT, con
una variazione di 25-36mg perdose. Di conseguenza, l'attenzione iniziò a fecalizzarsi sulla DMT,
quale possibile principio enteogenico delle bevande di ayahuasca. La DMT venne sintetizzata per
la prima volta in Canada, agli inizi degli anni '30, ed esistette come composto sintetico per 24
anni, sino a che, nel 1955, venne ritrovata nei semi di specie di Anadenanthera, utilizzate da
tempo immemorabile nella preparazione delle pò veri da fiuto enteogene, chiamate cohoba nei
Caraibi, yopo o niopo nell'Orinoco e nel bacino dell'Amazzonia, e vilca, huilca o cébil
nelle Ande del Perù e dell'Argentina (Ott, 1993). Questo portò, nel 1956 in Ungheria, a prove
psiconautiche con la DMT, e si trovò che la droga era un potente enteogeno -sebbene
con un'azione di breve durata - mediante iniezione intramuscolare, attiva in dosi di 0,7-1,1
mg/kg (Ott, 1993).
D'altra parte, la droga sembra essere completamente inattiva per via orale,
con dosi sino a 1 grammo, che non provocano alcuna attività nei soggetti umani!
Come può, dunque, una quantità media di 29mg di DMT, in una dose tipica di ayahuasca,
che viene naturalmente bevuta, indurre qualche effetto?
La risposta risiede negli effetti di inibizione enzimatica delle B-carboline, riportati per primi
da ricercatori americani, nel 1958. Sia l'armalina che la d-leptaflorina, insieme a numerose
altre B-carboline, sono risultate potenti e reversibili inibitori di un enzima chiamato
monoammina ossidasi (MAO), che agisce metabolizzando o decomponendo semplici animine, quali la DMT.
Quando la DMT venne ritrovata per la prima volta nelle bevande di ayahuasca, così come dalle
polveri da fiuto sopra menzionate, i ricercatori svedesi Bo Holmstedt e Jan-Eric Lindgren
suggerirono il seguente meccanismo per la farmacologia dell'ayahuasca:
"Le B-carboline sono inibitori del la monoammina-ossidasi, e potrebbero potenziare
l'azione degli indolici semplici" (Holmstedt & Lindgren, 1967}.
In altre parole, questi scienziati suggerirono che la DMT era il principio attivo delle
bevande di ayahuasca, e veniva resa oralmente attiva dalle B-carboline,
che inibivano l'enzima MAO, che altrimenti decomponeva la DMT nel sistema digestivo,
prima che potesse raggiungere il cervello! Secondo questa teoria, gli indios dell'Amazzonia,
con nessuna conoscenza di enzimi o di alcaloidi, avrebbero trovato un modo di inibire i loro
enzimi metabolici, in modo tale che piccole quantità di DMT presenti nelle inassumibili e
piuttosto inattive foglie di Psychotria e di Diplopterys, venivano resi enteogeni dotati di
una potenza che ispira reverenza!
Se vero, questa è stata una scoperta ingegnosa, sicuramente una delle più grandi scoperte
farmacologiche di tutta l'antichità!
Dovettero passare diciassette anni prima che il gruppo canadese di Dennis J. McKenna
dimostrasse, negli esperimenti di laboratorio, l'estrema efficacia di campioni autentici
di ayahuasca come inibitori della MAO (McKenna et al,, 1984), ma erano necessari
esperimenti umani con composti puri, per valutare questa teoria della farmacologia
dell'ayahuasca.
Sebbene Briton Jeremy Bigwood avesse mostrato che 100 mg di armalina idrocloridrico,
combinati con 100 mg di DMT (base libera), evocavano un effetto simile
all'ayahuasca autentica, v'erano due problemi con la sua prova: primo, egli usò armalina,
che è solo un costituente in tracce dell'ayahuasca; secondo, egli utilizzò una quantità
di DMT pari a più di tre volte quella di una tipica dose (Ott, 1993).
Iniziai i miei studi sulla farmacologia dell'ayahuasca ingerendo pozioni autentiche
preparate da ayahuasqueros Quijos Quichua nell'Ecuador amazzonico.
Trovai che l'ayahuasca semplice {priva di foglie contenenti DMT) agisce solamente
come lieve sedativo, senza effetti visionari, ed ebbi un'esperienza simile con ayahuasca
contenente solo una piccola quantità - non più di poche foglie per dose -
di Psycholria viridis. Sperimentai potenti effetti enteogenici con una bevanda di ayahuasca
preparata con circa 50 foglie di P.viridis per dose. Ciò mi confermò che, in effetti,
era la DMT l'agente visionario dell'ayahuasca autentica. Ma rimaneva la questione:
erano i livelli delle B-carboline trovati nei campioni di ayahuasca analizzati dai
chimici in grado di rendere la DMT attiva oralmente, nei livelli di dosaggi di quel
composto similmente ritrovati nell'ayahuasca?
Stabilii inizialmente che la soglia enteogenica della DMT dell'ayahuasca era di 0,38 mg per me.
Feci infusi di analoghi dell'ayahuasca con semi dì Peganum harmala, mediante triple estrazioni
dei semi macinati, in sufficiente succo di limone al 30% in acqua,
per sospendere il materiale dei semi (circa 50-100ml per estratto), portando velocemente a
ebollizione con un agitatore manuale, quindi filtrando con un elemento di filtro da caffè
ad una singola tazza e un imbuto, estraendo nuovamente il materiale residuo dei semi per una
seconda e una terza volta.
Ho sempre impiegato questa tecnica di estrazione.
Dopo aver trovato che i tre estratti combinati (circa 250 mi in totale) di 15 g di semi
agivano come un sedativo/ipnotico, diminuii la quantità di semi a 5g, estratti come sopra,
ai quali aggiunsi 20mg di DMT come base libera: questa dose mostrava effetti stimolanti,
ma non ancora quelli enteogenici della DMT. Diminuii quindi la quantità a 4g, e aggiunsi 30mg
di DMT agli estratti combinati
poi, utilizzai 30 mg di DMT come dose di saggio, e iniziai a combinarla con armina pura,
per trovare la quantità soglia che renderebbe 30 mg di DMT attiva oralmente come un enteogeno.
Iniziai i miei esperimenti dì farmahuasca con 40 mg di armina (espressi come base libera),
combinati in una capsula di gelatina con 30mg di DMT in base libera.
Questa quantità risultò inattiva, ed aumentai lentamente la dose di armina negli esperimenti
successivi, sempre combinati con 30 mg di DMT. Alla fine, sui miei otto esperimenti di farmahuasca,
combinando la dose standard di DMT con 120 mg (1,5mg/kg) di armina, ottenni un effetto enteogenico
simile a quello che avevo sperimentato con 30 mg di DMT aggiunti agli estratti di 4g di semi
pestati di Peganum harmala. Ne conclusi che il meccanismo della farmacologia dell'ayahuasca
proposto da Holmstedt e Lindgren nel 1967 era corretto, che a DMT presente in Psychotria viridis
o Diplopterys cabrerana era il principio attivo, e veniva reso oralmente attivo mediante
la simulatanea ingestione di B-carboline MAO-inibitrici, ricavate dai rami di Banisteriopsis.
Inoltre, trovai che la soglia enteogenica è di 30mg di DMT e 120 mg di armina, paragonata ad una
media di 29 mg per la prima sostanza, e di 158 mg per la seconda, presente nell'aggregato dei
16 campioni dì ayahuasca analizzati chimicamente (non dobbiamo lasciarci sfuggire il fatto
che, come individuo di 80 kg di peso, ho probabilmente sovrappesato del 40-50% la media
dell'indios
del Sud America o il mestizo].
Ho ulteriormente verificato questo risultato, sorpassando i 60 mg di DMT e i 160mg di armina
negli esperimenti di farmahuasca, ottenendo proporzionalmente effetti più intensi quando la
dose di DMT aumentava, e assumendo 120 mg di armina da sola, senza DMT - il che risultò
in una sedazione appena percepibile.
Inoltre, esperimenti indipendenti eseguiti da un'altra mezza dozzina dì altri psiconauti
in Europa e negli Stati Uniti, hanno corroborato i miei risultati.
Dettagli di tutti questi esperimenti sono presentati nel mio recente libro Ayahuasca
Analogues: Pangaean Entheogens (Ott, 1994).
Ho in seguito rivolto l'attenzione agli analoghi dell'ayahuasca - bevande preparate da fonti
non-tradizionali di entrambe le B-carboline e la DMT. Poiché i semi di Peganum harmala
contengono
circa 10 volte più B-carboline dei rami di Banisteriopsis, e poiché questi semi sono
ottenibili
legalmente per via commerciale (nelle drogherie del Medio Oriente, sotto il nome di esphand,
per 'uso come incenso; o da fornitori di piante quali ...of the jungle), essi
formano una base perfetta per gli analoghi dell'ayahuasca. D'altra parte, ci sono più dì 60
piante che contengono B-carboline MAO-inibitrici (Ott, 1994).
In un primo esperimento con gli analoghi, paragonai, con numerosi colleghi psiconauti,
bevande fabbricate con varie quantità di semi di Peganum harmala, con una
dose standard (20g) di foglie essiccate di Psychotria viridis- ciò suggerì che era
sufficiente una quantità di 1-2g di semi per attivare la DMT presente nelle foglie, e fissai a
3g lo standard per gli esperimenti con gli analoghi (estrazione tripla in succo di limone al 30%
in acqua, come descrìtto più sopra, per ottenere un totale di circa 250 mi di estratti combinati),
per tener conto delle differenze fra i ceppi, e le possibili inefficienze dell'estrazione.
Fabbricai i miei primi analoghi dell'ayahuasca, estraendo i semi di Peganum harmala
insieme con scorza di radice di una pianta americana, Desmanlhus illinoensis,
ottenibile anche commercialmente. E' stato ritrovato che la scorza del la radice di
questa pianta dì prateria contiene lo 0,34% di DMT, grosso modo paragonabile alle
concentrazìoni di DMT ritrovate in Psycholria viridis (media su 11 campioni: 0,20%)
e Diplopterys cabrerana (media su 4 campioni: 0,68%).
Tuttavia, 27,6g di radice intera macinata, con un contenuto calcolato di 50mg di DMT,
combinati con 4g di semi di Peganum harmaia, sì sono mostrati inattivi.
In successivi esperimenti, trovai che 57,6g di scorza macerata della radice intera
erano attivi insieme a 4g dì semi, così come lo sono stati 50g di scorza di
radice macinata di un altro ceppo di D.illinoensis, estratti con 3g di semi.
Queste quantità hanno dato effetti enteogenici di livello di soglia di DMT per me
(nuovamente, io peso di più di una persona media, e in generale vorrei dire che possiedono
un'innata elevata tolleranza per gli enteogeni). Un
recente articolo ha esplorato altre specie di Desmanthus dal Nord America e la
graminacea Phalaris arundinacea, quali fonti di DMT per gli analoghi
dell'ayauhasca (Appleseed, 1993).
Ho poi impiegato Acacia phlebophylla originaria dell'Australia, come fonte di DMT per gli
analoghi dell'ayahuasca. Una registrazione, proveniente da Sydney, sul quadro del bollettino
alt.drug della rete computerizzata Internet, ha già descritto gli effetti enteogenici degli
analoghi dell'ayahuasca ottenuti da le foglie di questo albero leguminoso australiano, combinate
con semi macinati di Peganum harmala (Ott, 1994). Ho estratto, per tre volte di seguito,
3g di semi
macinati con 20g di foglie pestate di A.phlebophylla (con un contenuto calcolato di 6Q mg di
DMT), e con questa combinazione ho sperimentato un'attività simile a quella dell'ayahuasca
relativamente forte, paragonabile a esperimenti dì farmahuasca coinvolgenti 6O mg di DMT.
Ho cosi
ottenuto con successo analoghi dell'ayahuasca, utilizzando come fonti dì DMT le foglie
di un albero australiano e le radici di un arbusto americano,
combinati con B-carboline provenienti dai semi di un arbusto delle zone aride del Medio Oriente!
Queste piante sono così differenti fra loro come lo possono essere dalie liane delle foreste
tropicali impiegate nella preparazione deìl'ayahuasca tradizionale, e
questi esperimenti dimostrano la fattibilità di preparare l'ayahuasca da piante che
crescono in differenti zone climatiche e in altri continenti, ben lontani dall'Amazzonia!
Ho condotto una completa ricerca bibliografica sulla presenza delle triptamine nelle piante, e ho
trovato che più dì 60 specie sono potenzialmente utili, come fonti dì triptamine, negli analoghi
dell'ayahuasca, se consideriamo anche quelle contenenti 5-metossi-N,N-DMT(5-MeO-DMT),
che alcuni miei colleghi hanno mostrato essere psicoattiva per via orale negli analoghi
dell'ayahuasca (sebbene più attiva della DMT di almeno quattro volte, la 5-MeO-DMT possiede
effetti caratteristici più fisici e meno visionari della DMT) (Ott, 1994).
Le più importanti famìglie per gueste piante analoghe sono: Gramineae,
la famiglia delle graminacee (un ceppo Italiano di Phalaris tuberosa, ha mostrato
contenere i più elevati livelli di DMT sino ad oggi noti nel regno vegetale; inoltre,
ricercatori italiani hanno ricavato una potente pozione psicoattìva ricavata da questa specie
e dai semi di P.harmala); Leguminosae, la famiglia dei piselli
(particolarmente Acacia simplicifolia, la cui corteccia ha mostrato contenere quantità
dello 0,81% di DMT); Myristicaceae, la famiglia della noce moscata
(circa 13 specie di Virola sono largamente utilizzate nell'Amazzonia come fonti di
polveri da fiuto enteogene) e le Rutaceae, la famiglia degli agrumi (con molte specie contenenti
elevati livelli di 5-MeO-DMT e, alcune, con significative quantità di DMT). Indubbiamente,
l'ulteriore ricerca continuerà ad allargare questa lista, e attenti esperimenti psiconautici
stabiliranno senza dubbio che alcune di queste specie sono convenienti fonti di triptamine
per gli analoghi dell'ayahuasca.
Esorto i possibili psiconauti a esercitare una estrema cautela negli esperimenti con gli
analoghi dell'ayahuasca. Quando si ingerisce una qualunquepìanfa non familiare,
si deve partire sempre con dosi ridicolmente basse, e si devono sempre cercare le piante
per le quali è segnalato un uso umano.
Con attenti esperimenti, scopriremo i modi di ottenere gli analoghi dell'ayahuasca
con piante provenienti da tutti i continenti e da qualunque zona climatica.
Verificato che questa tecnologia non è più difficile di una estrazione casalinga dei
chicchi di caffè, e richiede un'attrezzatura simile, mi aspetto che rivoluzionerà il
mercato mondiale degli enteogenì, permettendo ai consumatori di preparare le proprie
bevande enteogeniche utilizzando piante reperibili legalmente e commercialmente, anche
piante cresciute al sicuro in una serra o, forse, sul davanzale di una finestra di
un appartamento!
Qui, in realtà, abbiamo un enteogeno universale per il nuovo millennio, che permette
l'esperienza enteogenica, con una facile ricerca, a tutti i possibili epoptes,
e, allo stesso tempo, alla faccia di quegli elementi reazionari della società,
che vorrebbero prevenirci dall'avere personali esperienze enteogeniche!
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