Jonathan Ott
Ayahuasca e analoghi:
Enteogeni universali per il nuovo millennio


Tratto da
"Altrove"
a cura della
SISSC


L'ayahuasca, l'amrta amazzonica, fece il suo primo ingresso nella storia occidentale durante il diciassettesimo secolo, quando preti Gesuiti commentarono l'esistenza di "pozioni diaboliche" ricavate da liane dagli Indiani Peruviani.
Ma fu solo verso la metà del diciannovesimo secolo che il botanico britannico Richard Spruce iniziò degli studi botanici sulla principale fonte vegetale, una pianta chiamata Banisteria caapi, oggi più comunemente conosciuta come Banisteriopsis caapi.
Il geografo ecuadoriano Manuel Villavicencio sembra essere stato il primo non-Indiano noto ad avere sperimentato i pieni effetti della pozione, nel 1858, e nei successivi 150 anni sono stati pubblicati più di un centinaio dì studi botanici, etnografici, chimici e farmacologici sull'ambrosia amazzonica (Ott, 1994).
Ora sappiamo che le bevande di ayahuasca (note anche come yaié e caapi, e con una dozzina di altri nomi indigeni) venivano utilizzate tradizionalmente dalle regioni costiere del Panama e il bacino dell'Orinoco al la Bolivia verso sud, e dal Brasile orientale attraverso l'esteso bacino amazzonico, sino ai piedi della cordigliera andina, e anche nelle regioni litoranee della Colombia e dell'Ecuador (Naranjo, 1983; Schultes, 1957; Schultes & Raffauf, 1990).

Le bevande di ayahuasca sono costituite di infusi acquosi di rami, raschiatura di rami o corteccia, e occassionalmente altre parti della liana Banisteriopsis caapi e di altre specie di Malpighiaceae della foresta pluviale, quali B.longialata, B.lutea, B. martiniana var. subnervia, Lopharithera lactescens, Tetrapterys styloptera(=T.methystica) e T.mucronata(Gates, 1982).

Sebbene Spruce abbia osservato gli Indiani Maipure che semplicemente masticavano i rami di B.caapi, e nonostante vi siano prove che questa pianta possa essere stata usata sotto forma di polvere da fiuto o di clisteri (Ott, 1993), il modo d'assunzione di gran lunga più comune è costituito nel bere le pozioni acquose, la cui preparazione varia largamente.

Mentre gli Indiani della Colombia fanno una sorta di "ayahuasca istantanea" immergendo in acqua fredda rami di Banisteriopsis pestati (Schultes & Raffauf, 1992), la pratica più diffusa consiste nell'estrarre i rami nell'acqua bollente -solo per circa un'ora, come fanno i Cashinahua, i Culina e i Sharanahua del Perù; per numerose ore, come viene praticato nel Sibundoy colombiano e presso alcuni gruppi indigeni dell'Ecuador; o per 10-15 ore, la pratica tipica fra gli sciamani mestizo attorno a Iquito e Pucallpa, in Perù (Ott, 1994). Quest'ultimo metodo richiede una considerevole concentrazione delle pozioni, ed è chiaramente non energeticamente efficiente.

In alcuni casi ie pozioni di ayahuasca vengono impiegate come chemioterapici nel trattamento dei vermi parassiti o di altri disturbi, ma il loro impiego più comune è ciò che Luna sagacemente ha chiamato "piante maestro" - aiuti divinatori per gli sciamani nella diagnosi, nel trattamento e nella prognosi delle malattie (Luna, 1984a; 1984b). Gli ayahuasqueros mestizo peruviani apprendono dall'ayahuasca anche delle melodie, gli icaros (Luna, 1984b), e le immagini prodotte dall'ayahuasca sono temi principali dell'arte de l'Amazzonia (Luna & Arnaringo, 1991 ; Reichel-Dolmatoff, 1975).

In effetti, è stato proposto che gli icaro, l'arte ispirata dall'ayahuasca, e le visioni provocate dalle bevande, portino a una "struttura estetica della mente" ritenuta vitale per il processo di cura (Gebhart-Sayer, 1986), e si ritiene che gli incantevoli tatuaggi e le pitture corporee degli sciamani dell'Arnazzonia rappresentino le versioni salutari dei disegni che gli sciamani possono vedere sotto 'effetto dell'ayahuasca sulla pelle del paziente, e che l'ayahuasca aiuti lo sciamano a "ridipingere" i disegni distorti, restituendo cosi la salute.

I primi studi chimici sulle Liane dell'ayahuasca vennero svolti agli inizi del ventesimo secolo, e dal 1939 venne definitivamente stabilito che il principale principio attivo dei rami dì Banisìerìopsis era l'armina, un alcaloide che venne per la prima volta isolato dalla ruta siriaca, Peganum harmala, verso la metà del diciannovesimo secolo. Telepatina, yageina e banisterina - nomi dati agli alcaloidi isolati da Banisteriopsis - sono tutti sinonimi dell'armina, e i più importanti alcaloidi secondari dei rami della liana utilizzati nelle bevande, sono la d-leptaflorina (a volte nota come tetraidroarmina) e l'armalina (nota anche come diidroarmina). Questi composti provengono da una classe biochimica di alcaloidi indolici noti come B-carboline.

Un totale di 25 campioni di rami di Banisteriopsis analizzati da cinque differenti gruppi di ricercatori, ha mostrato una media di contenuto di alcaloidi dello 0,45%, con un intervallo di 0,05-1,36% (McKenna et al., 1984; Ott, 1994; Rivier & Lindgren, 1972). Oltre che in Banisteriopsis caapi (= B.inebrians, B.quitensis), le B-carboline sono state ritrovate anche in B.lutea e B.muricata, così come nella vicina malpighìacea Cailaeum antifebrile (= Cabi paraensis).

Gli alcaloidi B-carbolinici sono piuttosto comuni nelle piante: la loro presenza è stata riportata in 112 specie appartenenti a 27 famiglie di piante (Allen & Holmstedt, 1980).

Forse, la più straordinaria caratteristica dell'etnobotanica dell'ayahuasca è il diffuso utilizzo di additivi vegetali o "aggiunte" alle bevande - ne sono stati riportati circa un centinaio (Luna, 1984a, 1984b; Luna & Amaringo, 1991; Ott, 1993, 1994). Questi additivi sono stati categorizzati come una "farmacopea tradizionale" {McKenna et al., 1986), e ricadono in tre estese categorie:

1) additivi terapeutici, diverse piante curative aggiunte in base alla particolare sintomatologia;
2) stimolanti, piante contenente caffeina e cocaina, aggiunte per contrapporre i pronunciati effetti soporiferi degli estratti vegetali delle Nane di Banisteriopsis; e
3) enteogeni, piante psicoattive aggiunte per provocare visioni come aiuto nella divinazione sciamanica (Ott, 1993,1994). il presente artìcolo tratterà di quest'ultimo gruppo.

Gli additivi enteogeni alll'ayahuasca possono essere suddivisi in quattro categorie:
1) specie dì tabacco contenenti nicotina;
2) specie di fiwff/narts/acontenenti scopolamina;
3) specie di Brunfeisia contenenti scopoletina; e
4) foglie, contenenti DMT, di due specie - Psychotria viridis appartenente alla famiglia del caffè o Rubiaceae, e Diplopterys cabrerana, della stessa famiglia delle Malpighiaceae come le Banisteriopsis.

Conosciamo pressoché nulla riguardo le interazioni delle B-carboline dell'ayahuasca con caffeina, cocaina, nicotina, scopolamina e scopoletina, ma recentemente, io e altri abbiamo condotto esperimenti psiconautici con ayahuasca contenente DMT, e questo tipo di pozione è stata modellata farmacologicamente con composti puri in capsule di farmahuasca.

Questo articolo offre uno sguardo sul recente ed eccitante lavoro con la farmahuasca e con gli analoghi dell'ayahuasca- bevande preparate utilizzando sorgenti non tradizionali di B-carboline e DMT, delle zone temperate (Ott, 1993, 1994).

Come sopra menzionato, gli estratti semplici di Banisteriopsis, così come le B-carboline pure dell'ayahuasca, armina, d-leptaflorina e armalina, possiedono pronunciati effetti soporiferi.

Le specie di Passiflora contenenti B-carboline sono state largamente impiegate nell'etnomedicina di tutto il mondo come sedativi e tranquillanti (Ott, 1993), e i limitati esperimenti psiconautici che sono stati condotti con B-carboline pure negli esseri umani, mostra questo tipo di effetto (Naranjo, 1967).
Ciò contrasta fortemente con molti rapporti etnografici sulle pozioni di ayahuasca, di cui si afferma che provochino profondi e decisamente stimolanti effetti enteogenici.

Inoltre, le B-carboline sono piuttosto deboli e sedative, con una dose orale di soglia per la psicoattività dell'armine di 8mg/kg, e con la d-leptaflorina ancora meno potente. Uno studio ha trovato che l'armina "non è allucinogena" per via orale, nonostante dosi massive superiori a 960mg {Ott, 1994)! D'altra parte, 16 campioni differenti di bevande attuali di ayahuasca sono state analizzate in quattro differenti laboratori, trovando che una dose media delle pozioni conteneva solo 158mg di B-carboline totali {solitamente sono presenti 3 parti di armina per ogni parte di d-leptaflorina, con solo tracce di armalina), variando dalla bassa quantità di 20mg perdose sino a 401 mg perdose.

Chiaramente, queste dosi di armina/d-leptaflorina sono troppo basse per rendere conto della leggendaria potenza delle bevande di ayahuasca, e le proprietà sedative delle B-carboline non possono in alcun modo spiegare i profondi effetti enteogenici de\\'ayahuasca.

Gli stessi studi delle bevande di ayahuasca trovarono che una dose media conteneva 29mg di DMT, con una variazione di 25-36mg perdose. Di conseguenza, l'attenzione iniziò a fecalizzarsi sulla DMT, quale possibile principio enteogenico delle bevande di ayahuasca. La DMT venne sintetizzata per la prima volta in Canada, agli inizi degli anni '30, ed esistette come composto sintetico per 24 anni, sino a che, nel 1955, venne ritrovata nei semi di specie di Anadenanthera, utilizzate da tempo immemorabile nella preparazione delle pò veri da fiuto enteogene, chiamate cohoba nei Caraibi, yopo o niopo nell'Orinoco e nel bacino dell'Amazzonia, e vilca, huilca o cébil nelle Ande del Perù e dell'Argentina (Ott, 1993). Questo portò, nel 1956 in Ungheria, a prove psiconautiche con la DMT, e si trovò che la droga era un potente enteogeno -sebbene con un'azione di breve durata - mediante iniezione intramuscolare, attiva in dosi di 0,7-1,1 mg/kg (Ott, 1993).

D'altra parte, la droga sembra essere completamente inattiva per via orale, con dosi sino a 1 grammo, che non provocano alcuna attività nei soggetti umani!
Come può, dunque, una quantità media di 29mg di DMT, in una dose tipica di ayahuasca, che viene naturalmente bevuta, indurre qualche effetto?
La risposta risiede negli effetti di inibizione enzimatica delle B-carboline, riportati per primi da ricercatori americani, nel 1958. Sia l'armalina che la d-leptaflorina, insieme a numerose altre B-carboline, sono risultate potenti e reversibili inibitori di un enzima chiamato monoammina ossidasi (MAO), che agisce metabolizzando o decomponendo semplici animine, quali la DMT.

Quando la DMT venne ritrovata per la prima volta nelle bevande di ayahuasca, così come dalle polveri da fiuto sopra menzionate, i ricercatori svedesi Bo Holmstedt e Jan-Eric Lindgren suggerirono il seguente meccanismo per la farmacologia dell'ayahuasca: "Le B-carboline sono inibitori del la monoammina-ossidasi, e potrebbero potenziare l'azione degli indolici semplici" (Holmstedt & Lindgren, 1967}.
In altre parole, questi scienziati suggerirono che la DMT era il principio attivo delle bevande di ayahuasca, e veniva resa oralmente attiva dalle B-carboline, che inibivano l'enzima MAO, che altrimenti decomponeva la DMT nel sistema digestivo, prima che potesse raggiungere il cervello! Secondo questa teoria, gli indios dell'Amazzonia, con nessuna conoscenza di enzimi o di alcaloidi, avrebbero trovato un modo di inibire i loro enzimi metabolici, in modo tale che piccole quantità di DMT presenti nelle inassumibili e piuttosto inattive foglie di Psychotria e di Diplopterys, venivano resi enteogeni dotati di una potenza che ispira reverenza!
Se vero, questa è stata una scoperta ingegnosa, sicuramente una delle più grandi scoperte farmacologiche di tutta l'antichità!

Dovettero passare diciassette anni prima che il gruppo canadese di Dennis J. McKenna dimostrasse, negli esperimenti di laboratorio, l'estrema efficacia di campioni autentici di ayahuasca come inibitori della MAO (McKenna et al,, 1984), ma erano necessari esperimenti umani con composti puri, per valutare questa teoria della farmacologia dell'ayahuasca.

Sebbene Briton Jeremy Bigwood avesse mostrato che 100 mg di armalina idrocloridrico, combinati con 100 mg di DMT (base libera), evocavano un effetto simile all'ayahuasca autentica, v'erano due problemi con la sua prova: primo, egli usò armalina, che è solo un costituente in tracce dell'ayahuasca; secondo, egli utilizzò una quantità di DMT pari a più di tre volte quella di una tipica dose (Ott, 1993).
Iniziai i miei studi sulla farmacologia dell'ayahuasca ingerendo pozioni autentiche preparate da ayahuasqueros Quijos Quichua nell'Ecuador amazzonico.
Trovai che l'ayahuasca semplice {priva di foglie contenenti DMT) agisce solamente come lieve sedativo, senza effetti visionari, ed ebbi un'esperienza simile con ayahuasca contenente solo una piccola quantità - non più di poche foglie per dose - di Psycholria viridis. Sperimentai potenti effetti enteogenici con una bevanda di ayahuasca preparata con circa 50 foglie di P.viridis per dose. Ciò mi confermò che, in effetti, era la DMT l'agente visionario dell'ayahuasca autentica. Ma rimaneva la questione: erano i livelli delle B-carboline trovati nei campioni di ayahuasca analizzati dai chimici in grado di rendere la DMT attiva oralmente, nei livelli di dosaggi di quel composto similmente ritrovati nell'ayahuasca?

Stabilii inizialmente che la soglia enteogenica della DMT dell'ayahuasca era di 0,38 mg per me.

Feci infusi di analoghi dell'ayahuasca con semi dì Peganum harmala, mediante triple estrazioni dei semi macinati, in sufficiente succo di limone al 30% in acqua, per sospendere il materiale dei semi (circa 50-100ml per estratto), portando velocemente a ebollizione con un agitatore manuale, quindi filtrando con un elemento di filtro da caffè ad una singola tazza e un imbuto, estraendo nuovamente il materiale residuo dei semi per una seconda e una terza volta.
Ho sempre impiegato questa tecnica di estrazione.

Dopo aver trovato che i tre estratti combinati (circa 250 mi in totale) di 15 g di semi agivano come un sedativo/ipnotico, diminuii la quantità di semi a 5g, estratti come sopra, ai quali aggiunsi 20mg di DMT come base libera: questa dose mostrava effetti stimolanti, ma non ancora quelli enteogenici della DMT. Diminuii quindi la quantità a 4g, e aggiunsi 30mg di DMT agli estratti combinati poi, utilizzai 30 mg di DMT come dose di saggio, e iniziai a combinarla con armina pura, per trovare la quantità soglia che renderebbe 30 mg di DMT attiva oralmente come un enteogeno.

Iniziai i miei esperimenti dì farmahuasca con 40 mg di armina (espressi come base libera), combinati in una capsula di gelatina con 30mg di DMT in base libera.
Questa quantità risultò inattiva, ed aumentai lentamente la dose di armina negli esperimenti successivi, sempre combinati con 30 mg di DMT. Alla fine, sui miei otto esperimenti di farmahuasca, combinando la dose standard di DMT con 120 mg (1,5mg/kg) di armina, ottenni un effetto enteogenico simile a quello che avevo sperimentato con 30 mg di DMT aggiunti agli estratti di 4g di semi pestati di Peganum harmala. Ne conclusi che il meccanismo della farmacologia dell'ayahuasca proposto da Holmstedt e Lindgren nel 1967 era corretto, che a DMT presente in Psychotria viridis o Diplopterys cabrerana era il principio attivo, e veniva reso oralmente attivo mediante la simulatanea ingestione di B-carboline MAO-inibitrici, ricavate dai rami di Banisteriopsis.

Inoltre, trovai che la soglia enteogenica è di 30mg di DMT e 120 mg di armina, paragonata ad una media di 29 mg per la prima sostanza, e di 158 mg per la seconda, presente nell'aggregato dei 16 campioni dì ayahuasca analizzati chimicamente (non dobbiamo lasciarci sfuggire il fatto che, come individuo di 80 kg di peso, ho probabilmente sovrappesato del 40-50% la media dell'indios del Sud America o il mestizo].
Ho ulteriormente verificato questo risultato, sorpassando i 60 mg di DMT e i 160mg di armina negli esperimenti di farmahuasca, ottenendo proporzionalmente effetti più intensi quando la dose di DMT aumentava, e assumendo 120 mg di armina da sola, senza DMT - il che risultò in una sedazione appena percepibile.

Inoltre, esperimenti indipendenti eseguiti da un'altra mezza dozzina dì altri psiconauti in Europa e negli Stati Uniti, hanno corroborato i miei risultati.
Dettagli di tutti questi esperimenti sono presentati nel mio recente libro Ayahuasca Analogues: Pangaean Entheogens (Ott, 1994).

Ho in seguito rivolto l'attenzione agli analoghi dell'ayahuasca - bevande preparate da fonti non-tradizionali di entrambe le B-carboline e la DMT. Poiché i semi di Peganum harmala contengono circa 10 volte più B-carboline dei rami di Banisteriopsis, e poiché questi semi sono ottenibili legalmente per via commerciale (nelle drogherie del Medio Oriente, sotto il nome di esphand, per 'uso come incenso; o da fornitori di piante quali ...of the jungle), essi formano una base perfetta per gli analoghi dell'ayahuasca. D'altra parte, ci sono più dì 60 piante che contengono B-carboline MAO-inibitrici (Ott, 1994).

In un primo esperimento con gli analoghi, paragonai, con numerosi colleghi psiconauti, bevande fabbricate con varie quantità di semi di Peganum harmala, con una dose standard (20g) di foglie essiccate di Psychotria viridis- ciò suggerì che era sufficiente una quantità di 1-2g di semi per attivare la DMT presente nelle foglie, e fissai a 3g lo standard per gli esperimenti con gli analoghi (estrazione tripla in succo di limone al 30% in acqua, come descrìtto più sopra, per ottenere un totale di circa 250 mi di estratti combinati), per tener conto delle differenze fra i ceppi, e le possibili inefficienze dell'estrazione.

Fabbricai i miei primi analoghi dell'ayahuasca, estraendo i semi di Peganum harmala insieme con scorza di radice di una pianta americana, Desmanlhus illinoensis, ottenibile anche commercialmente. E' stato ritrovato che la scorza del la radice di questa pianta dì prateria contiene lo 0,34% di DMT, grosso modo paragonabile alle concentrazìoni di DMT ritrovate in Psycholria viridis (media su 11 campioni: 0,20%) e Diplopterys cabrerana (media su 4 campioni: 0,68%).

Tuttavia, 27,6g di radice intera macinata, con un contenuto calcolato di 50mg di DMT, combinati con 4g di semi di Peganum harmaia, sì sono mostrati inattivi.
In successivi esperimenti, trovai che 57,6g di scorza macerata della radice intera erano attivi insieme a 4g dì semi, così come lo sono stati 50g di scorza di radice macinata di un altro ceppo di D.illinoensis, estratti con 3g di semi.

Queste quantità hanno dato effetti enteogenici di livello di soglia di DMT per me (nuovamente, io peso di più di una persona media, e in generale vorrei dire che possiedono un'innata elevata tolleranza per gli enteogeni). Un recente articolo ha esplorato altre specie di Desmanthus dal Nord America e la graminacea Phalaris arundinacea, quali fonti di DMT per gli analoghi dell'ayauhasca (Appleseed, 1993).

Ho poi impiegato Acacia phlebophylla originaria dell'Australia, come fonte di DMT per gli analoghi dell'ayahuasca. Una registrazione, proveniente da Sydney, sul quadro del bollettino alt.drug della rete computerizzata Internet, ha già descritto gli effetti enteogenici degli analoghi dell'ayahuasca ottenuti da le foglie di questo albero leguminoso australiano, combinate con semi macinati di Peganum harmala (Ott, 1994). Ho estratto, per tre volte di seguito, 3g di semi macinati con 20g di foglie pestate di A.phlebophylla (con un contenuto calcolato di 6Q mg di DMT), e con questa combinazione ho sperimentato un'attività simile a quella dell'ayahuasca relativamente forte, paragonabile a esperimenti dì farmahuasca coinvolgenti 6O mg di DMT.

Ho cosi ottenuto con successo analoghi dell'ayahuasca, utilizzando come fonti dì DMT le foglie di un albero australiano e le radici di un arbusto americano, combinati con B-carboline provenienti dai semi di un arbusto delle zone aride del Medio Oriente!
Queste piante sono così differenti fra loro come lo possono essere dalie liane delle foreste tropicali impiegate nella preparazione deìl'ayahuasca tradizionale, e questi esperimenti dimostrano la fattibilità di preparare l'ayahuasca da piante che crescono in differenti zone climatiche e in altri continenti, ben lontani dall'Amazzonia!

Ho condotto una completa ricerca bibliografica sulla presenza delle triptamine nelle piante, e ho trovato che più dì 60 specie sono potenzialmente utili, come fonti dì triptamine, negli analoghi dell'ayahuasca, se consideriamo anche quelle contenenti 5-metossi-N,N-DMT(5-MeO-DMT), che alcuni miei colleghi hanno mostrato essere psicoattiva per via orale negli analoghi dell'ayahuasca (sebbene più attiva della DMT di almeno quattro volte, la 5-MeO-DMT possiede effetti caratteristici più fisici e meno visionari della DMT) (Ott, 1994).

Le più importanti famìglie per gueste piante analoghe sono: Gramineae, la famiglia delle graminacee (un ceppo Italiano di Phalaris tuberosa, ha mostrato contenere i più elevati livelli di DMT sino ad oggi noti nel regno vegetale; inoltre, ricercatori italiani hanno ricavato una potente pozione psicoattìva ricavata da questa specie e dai semi di P.harmala); Leguminosae, la famiglia dei piselli (particolarmente Acacia simplicifolia, la cui corteccia ha mostrato contenere quantità dello 0,81% di DMT); Myristicaceae, la famiglia della noce moscata (circa 13 specie di Virola sono largamente utilizzate nell'Amazzonia come fonti di polveri da fiuto enteogene) e le Rutaceae, la famiglia degli agrumi (con molte specie contenenti elevati livelli di 5-MeO-DMT e, alcune, con significative quantità di DMT). Indubbiamente, l'ulteriore ricerca continuerà ad allargare questa lista, e attenti esperimenti psiconautici stabiliranno senza dubbio che alcune di queste specie sono convenienti fonti di triptamine per gli analoghi dell'ayahuasca.

Esorto i possibili psiconauti a esercitare una estrema cautela negli esperimenti con gli analoghi dell'ayahuasca. Quando si ingerisce una qualunquepìanfa non familiare, si deve partire sempre con dosi ridicolmente basse, e si devono sempre cercare le piante per le quali è segnalato un uso umano.

Con attenti esperimenti, scopriremo i modi di ottenere gli analoghi dell'ayahuasca con piante provenienti da tutti i continenti e da qualunque zona climatica.

Verificato che questa tecnologia non è più difficile di una estrazione casalinga dei chicchi di caffè, e richiede un'attrezzatura simile, mi aspetto che rivoluzionerà il mercato mondiale degli enteogenì, permettendo ai consumatori di preparare le proprie bevande enteogeniche utilizzando piante reperibili legalmente e commercialmente, anche piante cresciute al sicuro in una serra o, forse, sul davanzale di una finestra di un appartamento!

Qui, in realtà, abbiamo un enteogeno universale per il nuovo millennio, che permette l'esperienza enteogenica, con una facile ricerca, a tutti i possibili epoptes, e, allo stesso tempo, alla faccia di quegli elementi reazionari della società, che vorrebbero prevenirci dall'avere personali esperienze enteogeniche!