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Lottare si può!

Lottare si può!

Lottare si può!

[dalla puntata n°27 della 1° serie – andata in onda il 3 aprile 2014]

 

Il 5 aprile inizia la mobilitazione lanciata dal coordinamento dei detenuti, che andrà dal 5 aprile al 20 dello stesso mese. È una delle tante lotte portate avanti dai detenuti, a testimonianza del fatto che lottare si può, dentro come fuori. Ma rinfreschiamoci un po’ la memoria.

L’8 luglio scorso è iniziato lo sciopero della fame collettivo più lungo della storia degli Stati Uniti d’America: 30.000 detenuti si sono uniti nella lotta, 40 sono i detenuti che hanno superato i 60 giorni di sciopero. Le loro rivendicazioni sono:

–          L’eliminazione dell’isolamento prolungato

–          L’abolizione degli interrogatori obbligatori per verificare l’appartenenza a bande

–          La somministrazione di un’alimentazione adeguata e completa

–          L’avvio e l’ampliamento di programmi educativi e culturali

Per tutta risposta, il governatore californiano Jerry Brown ha favorito misure punitive quali negare il trattamento medico, gettare aria fredda nelle celle, non consegnare la posta e vietare le visite. Contestualmente, le autorità penitenziarie venivano autorizzate da un giudice federale ad eseguire l’alimentazione forzata dei detenuti in sciopero della fame.

Un’altra forte testimonianza di lotta e di solidarietà ci arriva dal carcere di Tolmezzo, dove qualche mese fa 98 detenuti hanno sottoscritto un documento in solidarietà ad un loro compagno detenuto in isolamento per aver gridato con forza gli abusi e le violenze che quotidianamente avvengono in carcere.  Il documento era anche in solidarietà ai detenuti della sezione AS (Alta Sorveglianza) ad Alessandria, perché dotati di finestre a bocca di lupo, che impediscono il passaggio della luce. Il documento lanciava tre giorni di sciopero.

Al femminile della Dozza qualche mese fa le detenute si sono unite per ottenere l’apertura del blindo per 8 ore, e ci sono riuscite.

In Belgio nell’ultimo mese, oltre a tante iniziative individuali, 90 prigionieri, in seguito al pestaggio di un detenuto nel carcere di Hasselt, si sono rifiutati di entrare nelle celle e hanno distrutto lo spazio esterno.

I prigionieri palestinesi preparano lo sciopero della fame per il mese di aprile 2014. Sono più di mille. I prigionieri palestinesi nelle carceri israeliane sono 4.600. Lo sciopero della fame è organizzato per il peggioramento delle condizioni igienico sanitarie e per l’aumento delle provocazioni da parte delle autorità. Per tutta risposta, il governo israeliano ha autorizzato l’alimentazione forzata per chi è in sciopero.

Vi vogliamo ora leggere il documento uscito dal coordinamento dei detenuti per la mobilitazione di aprile 2014.

La mobilitazione all’interno delle carceri, proclamata dal “Coordinamento dei detenuti’’ nel mese di settembre 2013 ha visto di migliaia di detenuti partecipare ad una lotta come da anni non si vedeva.
Nonostante le difficoltà riscontrate nel coinvolgere tutti i penitenziari, i tanti aspetti positivi della stessa ci dicono che la strada intrapresa è quella giusta ed è unanime la convinzione che la protesta sia la sola ed unica risposta contro un sistema inaccettabile; sistema definito da più parti come inumano e degradante, fatto di abusi e pestaggi, che vede tra le sue ultime vittime quella di Federico Perna morto per mano dello stato nel carcere di Poggio Reale. È ora di dire basta!
Noi non ci accontentiamo di aver creato un primo momento di conflitto, noi vogliamo e possiamo fare di più e puntiamo ad una reale modifica di questo sistema carcerario indicendo per il mese di aprile 2014 una nuova mobilitazione con scioperi della fame battiture, rifiuto del vitto e forme di lotta autodeterminate, tanto incisive quanto il contesto più lo permetta, dal giorno 5 al giorno 20 dello stesso mese.
Con questa nuova protesta è nostra intenzione mettere al centro delle rivendicazione l’urgente necessità di un’amnistia generalizzata in nome della libertà e l’abolizione dell’ergastolo.
Ribadiamo il nostro NO a differenziazioni, trasferimenti punitivi e isolamento, rinnoviamo le precedenti richieste quali migliori condizioni di vita, soluzioni alle emergenza del sovraffollamento, il rispetto dei diritti naturali dell’uomo che qui dentro ci vengono negati, l’abolizione dei regimi di tortura legalizzati quali: 41bis, 14bis ed alta sorveglianza dei reati ostativi e la liberazioni di tutti i malati cronici reclusi, riporre speranze nei confronti di chi questo sistema lo ha creato e sostenuto non serve a nulla così come lamentarsi o lagnarsi, noi e solo noi possiamo spezzare queste catene e per farlo dobbiamo iniziare dall’interno consapevoli che la lotta ci rende liberi.
Chiediamo per tanto a tutti i detenuti di non restare indifferenti e contribuire con il massimo delle proprie forze per far si che la mobilitazione del prossimo aprile 2014 sia la più ampia e partecipata possibile.
Ci appelliamo inoltre a tutti i movimenti, alle organizzazioni, ai famigliari dei detenuti e ogni singolo cittadino affinché siano indetti, nelle settimane precedenti la mobilitazione presidi all’esterno delle carceri per fare arrivare il nostro messaggio a quanti più detenuti.

LA LOTTA NON SI ARRESTA

P.S. Consigliamo ai fratelli e alle sorelle reclus* di redigere comunicati da diffondere e chiediamo ai solidali di tutt’Italia di far tuonare il nostro grido di libertà sulla rete e nelle piazze.

 

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