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Il caso di Niki Aprile gatti-Intervista alla madre Ornella Gemini

Il caso di Niki Aprile gatti-Intervista alla madre Ornella Gemini

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Niki Aprile Gatti è un ragazzo morto in carcere, a 26 anni, il 24 giugno del 2008.

Frettolosamente si parlò di suicidio.

Ma questa storia è così sporca da fare sembrare una pozza di letame e piscio piena di cani con la rogna un luogo raffinato.

Nel giugno 2008 vengono arrestate 18 persone – tra cui Niki- nell’ambito dell’Operazione Premium. L’indagine – condotta dalla Procura di Firenze- partì dalla denuncia di migliaia di persone , principalmente fiorentine, che si sono ritrovati con le bollette gonfiate.  Si arrivò a scoprire il coinvolgimento di grosse società telefoniche ed informatiche. Non era inclusa fra queste la Telecom, che venne esclusa dalle indagini anche se intascava i soldi provenienti dalle truffe; e comunque le società menzionate lavoravano per lei. L’inchiesta arriva a coinvolgere anche vere attività di riciclaggio; e andava ad intrecciarsi con altre indagini, in cui entravano in gioco mafiosi, broker internazionali, business telefonici, riciclaggio. Tra gli arrestati dell’operazione Premium furono il più notoera Piero Mancini, presidente dell’ Arezzo Calcio e amministratore dell’ internet provider Fly Net, concessionario di numeri «premium». Ma vi sono anche altri personaggi chiave, come alcuni  soci della Plug Easy di Londra: una società che – secondo le accuse – fungeva da schermo per i fruitori finali italiani del traffico telefonico e consentiva – come due società di San Marino – cospicue evasioni Iva e il riciclaggio degli ingenti profitti delle frodi: almeno 10 milioni di euro. Tra le società coinvolte nell’operazione Premium  vi furono la Orange, la OT&T, la Tms, la Fly Net, più altre società con sede a Londra.
C’è chi parla anche di coinvolgimenti di società offshore, della massoneria e della ndrangheta.
Tra le Società informatiche sotto inchiesta c’è la Oscorp di cui uno dei dipendenti era proprio Niki Aprile Gatti.

Alle 14:30 del 19 giugno 2008 Niki viene arrestato e trasportato in poche ore nel carcere di Massima Sicurezza di Sollicciano.
Quello meno coinvolto di tutti era probabilmente lo stesso Niki.

Niki venne trovato morto il 24 giugno 2008 impiccato nel bagno della sua cella. La morte sarebbe avvenuta tra le ore 10 e le ore 11.

Niki fu l’unico a dichiarare di non volersi avvalere della facoltà di non rispondere. E proprio questo potrebbe avergli costato la vita.

La cosa assurda è che dopo la morte di Niki, la madre non ha potuto più avere nessun contatto con l’inchiesta Premium, riguardo alla quale non si sa assolutamente nulla.

Ma le cose strane, come vedremo, in questa storia non si contano.

Niki è stato l’unico ad essere trasferito nel supercarcere di Sollicciano, mentre tutti gli altri erano stati trasferiti a Rimini. Quindi dei 18 arrestati, 17 finiscono nel carcere di Rimini, solo uno finisce nel carcere di massima sicurezza di Sollicciano. Niki, incensurato, e unico a non avvalersi della facoltà di non rispondere.  E’ il 19 giugno 2008Niki, il 20 giugno, ore 20:58, ricevette un telegramma in carcere che gli “intimava” di cambiare l’avvocato aziendale che aveva in quel momento con un altro avvocato che gli veniva indicato. Questo telegramma gli giunse nonostante fosse in isolamento, non gli fosse stato neanche permesso di chiamare la madre. In isolamento non viene data la possibilità di comunicare con l’esterno e di ricevere alcun tipo di raccomandate. E invece, pur in isolamento, ricevette questo telegramma e poté a sua volta chiamare un numero di cellulare per cambiare avvocato. E questo telegramma, lo aveva ricevuto dalla sua stessa abitazione. E non dovrebbe essere cosa “facile” chiamare dalla casa di una persona arrestata; che si presume dovrebbe essere sotto una particolare vigilanza.

La casa di Niki venne completamente “ripulita”. Nel senso che tutto quello che ci sta va dentro, computer, fogli, qualunque genere di materiale.. si “volatilizzò” completamente.  

La madre fece opposizione all’archiviazione, ma misteriosamente l’opposizione si perse. Il legale aveva altra copia e la ridepositò nuovamente. Opposizione che venne respinta.

Di Niki fu detto in prima battuta che si sarebbe impiccato con il laccio di una scarpa. La cosa, per il tipo di laccio, per il peso di Niki e per altre contraddizioni emerse come così insostenibile, che si parlò allora di strisce ricavate da Jeans. Ma i jeans successivamente apparirono intatti. E inoltre sembra che vista l’altezza di Niki -1,90 metri- non sarebbe stato possibile che si potesse impiccare appendendosi alla finestra del bagno.

I due compagni di cella di Niki hanno dato versioni contrastanti dei fatti.

Niki secondo la versione ufficiale si sarebbe suicidato così, senza un vero motivo, dopo appena 4 giorni di carcere. Un ragazzo che, come dice la madre, era un ragazzo che amava la vita, pieno di interessi. L’esatto contrario di chi può essere facile a togliersi la vita. Un ragazzo che era non aveva destato preoccupazione nello psicologo del carcere, dopo il colloquio di routine e che era stato percepito come sereno dall’agente con cui –in base a quanto emerge dal verbale- Niki aveva parlato intorno alle 10. E proprio subito dopo, nell’ora che va tra le dieci e le undici Niki si sarebbe suicidato, impiccato nel bagno della cella 10 della quarta sezione del carcere di Sollicciano.

Questa vicenda è un labirinto di ambiguità e assurdità.

Ma, voglio richiamare l’attenzione sui punti più emblematici di ciò che accaduto.

-Niki fu l’unico degli arrestati ad avvalersi della facoltà di non rispondere.
-Niki fu l’unico ad essere inviato nel carcere di sicurezza di Sollicciano.
-Niki fu l’unico a cui fu quasi “imposto” di cambiare avvocato; tra l’altro tramite telegramma giuntogli quando era in isolamento e a rigore non sarebbe potuto giungergli nulla.
-Niki fu l’unico tra i coinvolti in questa inchiesta, ad essere trovato morto.

E’ un suicidio. Affermano gli inquirenti, e ripetono i media.
Ma la madre, Ornella Gemini, non ci sta e inizia, con la morte del cuore, una lotta per la verità. Una lotta dove avrà di fronte quasi sempre solo porte chiuse, bocche cucite, totale mancanza di vicinanza e di comprensione.

Intorno ad Ornella sorse, in breve tempo, un comitato con lo scopo di fare emergere la verità.
Recentemente è nata una associazione inoltre la madre di Niki, insieme con la Preside dell’istituto tecnico industriale “Ettore Majorana” di Avezzano, Anna Ananzi, ha organizzato un premio dedicato a Niki, che sarà presentato ufficialmente a dicembre e sarà consegnato allo studente che “si distinguerà per attività progettuali particolarmente creative nell’ambito delle nuove tecnologie informatiche”.

Quella che adesso leggerete è una intervista che ho fato recentemente alla madre di Niki, Ornella Gemini. 

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-Ornella cosa vuoi dire dell’inchiesta nell’ambito della quale fu arrestato Niki?

Per sommi capi si parlava di truffa informatica. Di rivendita di numerazioni a tariffa maggiorata. In tutto questo io fin dall’inizio, io l’ho sempre detto, vorrei capire quale era il ruolo delle compagnie telefoniche che vendevano questi numeri. Perché praticamente la società dove era Niki riacquistava questi numeri per venderli a terzi. Veniva contestata la vendita di questi numeri con dei dialer. Si auto installavano. Prima di tutti ci sarebbe da sentire i terzi ai quali venivano venduti questi numeri –questo sarà stato fatto in sede di processo, io non ho saputo niente, da questa inchiesta non ne è venuto niente-  Ma poi non ne ho più saputo niente. Sono stata esclusa dal processo. Ti tolgono un figlio, te lo ridanno dentro a una cassa e tu non puoi sapere più niente, non vieni più considerata, sei esclusa. Io mi sono giocata tutta la mia vita in quell’inchiesta. Sarebbe  più che d’obbligo da parte loro farmi sapere che cosa ne è emerso. Comunque mio figlio era un dipendente di questa serie di società. Lì c’erano interessi ad alto livello, per come la vedo io. Da parte delle compagnie telefoniche.. perché i primi ad incassare erano loro.. c’era, si leggeva nei verbali, l’ombra della mafia, del riciclaggio e cose del genere.  Nell’ambito di questa inchiesta arrestarono mio figlio, 26 anni, incensurato, voglio ripeterlo all’ennesima potenza.. incensurato. E venne mandato, unico tra tutti gli arrestati, in un carcere duro, a Sollicciano.
Lui era l’unico, su 18, ad avere dichiarato di non volere avvalersi della facoltà di non rispondere. Ma di volere dire quello che sapeva, di volere chiarire la propria posizione.
Bene, Niki fu l’unico inviato a Sollicciano. E sebbene fosse incensurato, sebbene fosse quello che meno era coinvolto in tutta la vicenda dell’inchiesta, sebbene fosse l’unico che si fosse dichiarato pronto a non avvalersi della facoltà di non rispondere, venne rinchiuso insieme a due detenuti extracomunitari considerati di alta sicurezza; nonostante lui avesse esplicitamente chiesto di non essere messo con persone potenzialmente pericolose e violente. In modo anonimo mi è stata fatta vedere una direttiva del ministero che agevola l’ingresso per i nuovi arrivati. E invece a mio figlio non è stato permesso neanche di fare la telefonata di rito alla famiglia. E questo è gravissimo per uno stato di diritto. Non ho più neanche potuto sentire la voce di mio figlio.

-Quindi Niki unico arrestato che vuole avvalersi della facoltà di non rispondere. Unico che viene mandato nel carcere di Sollicciano. Unico che.. in tutta questa storia.. muore.

Sì. E’ morto tra le 10 e le 11 del 24 giugno, dove viene descritto come alle 10 Niki abbia parlato con l’agente di custodia, al quale avrebbe chiesto.“ma quando mi interrogano?”. E l’agente di custodia avrebbe risposto “Ancora non arriva la matricola, quindi non si sa se tu resti qui oppure vieni scarcerato. Quando viene la matricola ti saprò dire qualcosa di più”; e aggiunge  “la matricola arriva domani mattina”. Che sarebbe stato il 25 giugno. L’agente dichiara espressamente di averlo visto tranquillo, sereno; “mi ringrazia” aggiunge.
strong>Bene. Questo ragazzo, che era stato visto come sereno, e che già il giorno dopo avrebbe potuto avere una risposta, si sarebbe tolto la vita nell’arco dell’ora successiva, tra le 10 e le 11? Si trattava dell’ora d’aria tra l’altro. Chiunque, anche se avesse avuto la pur minima spinta a togliersi la via, avrebbe aspettato perlomeno il 25 per vedere cosa sarebbe accaduto. Che poi Niki non si sarebbe mai suicidato. Non era il tipo che si sarebbe tolta la vita. Niki c’aveva mille capacità, mille progetti di vita. E’ stato sempre riconosciuto come un genio del computer. Era consapevole delle sue capacità e aveva una grande empatia. . Appena fatti i diciottenni l’abbiamo mandato in una gita in Africa –Il suo primo viaggio all’estero- con tutti i colleghi di mio marito; perché l’aveva vinta mio marito questa gita. Erano tutte persone che lui non conosceva. Quando è tornato dopo dieci giorni era diventato amico di tutti. Niki lo potevi lasciare in mezzo a mille estranei. In poco tempo avrebbe fatto amicizia con tutti. Niki non si sarebbe spaventato nemmeno nel contesto del carcere. E poi, ripeto, anche a considerare la più assurda delle ipotesi, ti saresti suicidato proprio il ventiquattro, quando già il venticinque si sarebbe capito qualcosa?
E comunque Niki mi aveva visto davanti al tribunale. Sapeva che lo avrei tirato fuori da lì. Lui lo sapeva. Ci aveva una famiglia alle spalle. Non era il detenuto che sta in carcere e non c’ha nessuno. Tutto è visibilmente incongruente e assurdo. Come le dichiarazioni dei suoi compagni di cella.

-Racconta.

Niki aveva chiesto di essere messo con persone possibilmente non violente. Viene messo con due extracomunitari, ad alta sorveglianza. Quando io sono andata a vedere le carte per vedere chi erano questi, e se potevo parlarci..niente.. introvabili.

-Ma non c’è stato qualcuno che abbia fatto da interprete con questi extracomunitari?

Sì, li interrogarono. A guardare quei due verbali viene da sorridere, perché da ridere non viene più. Nella ricostruzione risultante dall’interrogatorio, emerge che uno dei due, non vedendo Niki, avrebbe chiesto all’altro “scusa Niki dov’è?”. E l’altro avrebbe risposto “ai passeggi”. Ma l’altro, interrogato, afferma che invece avrebbe risposto “è in bagno”.
Questa storia non sta in piedi da qualunque parte la esamini.
Nella prima archiviazione hanno sostenuto che Niki era andato ai passeggi, quando era tornato dai passeggi, sarebbe andato in bagno e avrebbe fatto tutto. Quando io ho visto le foto, violentandomi, Niki era in pigiama. E allora ho cominciato a urlare con Beppe Grillo che non era vero niente, che Niki era in pigiama.  Niki non era uscito e volevo vedere le prove che mio figlio fosse  uscito. E allora nell’atto con cui mi hanno respinto l’opposizione all’archiviazione, cambiano le carte in tavola e dicono “No, Niki non era mai uscito.” Quindi, nell’atto di respingimento della mia nostra opposizione all’ archiviazione, Niki non è più andato ai passeggi, ma viene detto che Niki non si era mai mosso dalla camera. Lui è stato sempre nella camera. E riguardo ai due detenuti extracomunitari; uno, durante quel frangente temporale, sarebbe andato in farmacia. E l’altro ha affermato che stava dormendo. Poi si sarebbe svegliato e avrebbe acceso la televisione. Tu ti svegli di notte, e la prima cosa che fai è accendere la televisione! Tutto questo è successo alle dieci. Ebbene la chiamata al 118 è alle 11:20. E lo ripeto, in una cella in cui c’erano due persone ad alta sorveglianza.

-C’è poi la questione del laccio.

Sì,  altra incongruenza grandissima. Hanno sostenuto che Niki si sarebbe impiccato col laccio di una delle sue scarpe. Ma con quel laccio non si sarebbe sorretto neanche un criceto. E quel laccio avrebbe retto il peso di un ragazzone di 90 kg. E comunque Niki aveva un modo tutto particolare di allacciare i lacci. Bene, il laccio che mi hanno ritornato, me lo hanno di ritornato praticamente perfetto. Un laccio di una persona che allacciava i lacci in modo particolare, un laccio che a stento reggerebbe un criceto, e che avrebbe invece retto il peso di una persona di novanta kg, me lo hanno ritornato quasi perfetto, neanche deformato. Allora si cominciò a dire che, visto che la  cosa del laccio da sola appariva visibilmente insostenibile, che Niki avrebbe fatto le strisce con i jeans e avrebbe usato anche quelle per impiccarsi. Sul quotidiano Repubblica uscirono articoli a pagina intera con titoli come  “fatte le strisce ai jans”. Non era  vero niente. Infatti mi riconsegnarono i jeans, sono perfetti. Integri.
E poi c’è un’altra cosa. Io chiesi loro: “perché avete lasciato i lacci?”. Loro mi hanno mostrato il regolamento in cui era scritto che i lacci vengono lasciati quando la persona è equilibrata, serena. Niki si vede che era un ragazzo tranquillo. Tutto questo nel colloquio con lo psicologo. Lo psicologo, dopo avere parlato con lui, non richiese una visita a breve, nulla. Praticamente i lacci possono essere lasciati quando questa è la tipologia del soggetto. Ok, ma tu, allora, non me lo puoi mettere con due che non possono avere lacci in quanto ad alta sorveglianza e pericolosi. O lo metti in una cella in cui anche le altre persone sono della stessa tipologia. O se lo inserisci in una cella con persone come quelle, i lacci li togli anche a lui. A parte che poi, detenuti che sono stati lì, mi hanno detto, in forma anonima che i lacci praticamente li tolgono a tutti. Che tolgono tutto, persino la cinta all’accappatoio.

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-Leggevo anche che il tuo avvocato ti aveva detto che Niki era detenuto nel carcere di Rimini non di Sollicciano.

Ah, pure questo volevo aggiungere. Inizialmente, quando lo avevano arrestato e non capivo il perché, comincio a telefonare all’avvocato aziendale. E gli chiedo cosa è successo.. ancora non si sapeva quasi nulla.. mi dice di richiamarlo la sera. La sera lo richiamo e mi dice che Niki è al carcere di Rimini, come gli altri detenuti. Però ancora, finché non si fa l’interrogatorio di garanzia, io non posso assistere. Il giorno dopo visto che lo tempestavo di chiamate per sapere, dissi anche “vengo su, che sto a fare qua, vengo su”. “E tanto che viene a fare. Fino a quando non fanno l’interrogatorio di garanzia, lei non lo può vedere e non ci può parlare. Quindi è perfettamente inutile che lei venga”. Allora ricomincio con le telefonate, finché la sera del giorno dopo vengo a sapere che Niki lo avevano portato a Firenze, a Sollicciano. E io sono rimasta con tutta questa storia finché non mi hanno ridato, dopo novanta giorni, le carte dal carcere di Firenze, dove ho letto che Niki è entrato il 19 come primo ingresso, quindi da subito, proveniente dalla libertà. Quindi a Rimini non c’è mai stato.

-All’avvocato poi hai chiesto perché ha parlato di Rimini?

Io poi ho chiuso con tutti. Potete solo immaginare come stavo. Lui mi doveva rispondere.. ho cominciato a scrivere.. a scrivere sul blog.. l’ho detto a tutto il mondo. Come dicevo nel Blog di Beppe Grillo “Io non ho mai avuto una telefonata da parte di quella gente, se gente si può chiamare”.

-Nessuno ti ha mai dato una delucidazione, neanche in forma riservata?

Nessuno.

-E tu quindi ti sei fatta l’idea che c’entrino in qualche modo gli interessi di cui si occupava questa azienda.

Certo..

-Il fatto che avesse detto che non volesse avvalersi della facoltà di non rispondere, può fare dedurre che potesse dire qualcosa che non sarebbe stato gradito.

Dall’abitazione in cui lui era in affitto mi è stato fatto sparire tutto. Questo vuol dire che comunque c’era la paura che lui avesse scoperto qualcosa, che lui avesse messo sulla chiavetta qualcosa. Io non ho nulla, a distanza di sei anni. Nell’appartamento in cui abitava c’erano i computer, c’era tutto. Io tramite tutte queste cose sarei riuscita a risalire. Lo stesso è avvenuto presso la sede della Oscort. Hanno rubato tutto.

-Ma erano state fatte delle perquisizioni prima, presso la casa di tua figlio e presso la Oscort?

No. San Marino è un territorio estero. E lì non c’è stata mai perquisizione, mai nulla. Neanche un tentativo di rogatoria internazionale. Dopo quindici giorni dissi a mio marito e a mia cognata “andate su e avvisate il padrone che poi regolarizzeremo tutto e leveremo tutto. Ci desse un po’ di tempo, paghiamo l’affitto, ma ci desse un po’ di tempo”. Perché noi proprio non ce la facevamo, fisicamente, moralmente. Quando andarono su, aprirono la porta. Tutto vuoto.

-E la questione del telegramma a Niki e del cambio di avvocato?

Nell’immediatezza che io mi sentivo con questo avvocato aziendale. Dopodiché è stato fatto un telegramma a Niki dalla sua abitazione. Niki manda a Niki, hai capito? Sempre in quei tre giorni in cui stava in carcere, gli si invia questo telegramma, in cui gli si dice di cambiare l’avvocato aziendale e di mettere un altro avvocato. Non solo glielo si dice, quasi glielo si intima  “devi”. Naturalmente là dentro Niki non sapeva quello che stava succedendo fuori e ha cambiato avvocato.

-Fammi capire questo telegramma è stato mandato dalla casa di Niki, a San Marino ed è giunto direttamente a Niki?

Sì.. sì.. non risulta mai che è giunto qualcosa a un detenuto, specialmente se è in isolamento.. Perché gli viene dato questo telegramma?

– Niki quando ha ricevuto questo telegramma, chi pensava che glielo inviasse?

C’era il nome di chi glielo ha inviato. Chiaramente una persona di cui lui si fidava…. Un’amica di Niki.

-E questa persona nessuno l’ha mai vista?

In certe situazioni devi mantenere una calma fredda perché se no non rispondi di te stesso. A me mi hanno tolto un figlio. Certamente non ho cercato né gli incontri né altro. Perché non ho la forza di mantenere il sangue freddo. Io ho un bambino che devo crescere. Comunque viene inviato questo telegramma dalla casa di Niki al carcere. Un telegramma dato a un detenuto che è in isolamento. In un contesto in cui non si potrebbe avere alcuna comunicazione con l’esterno, gli viene recapitato un telegramma.

-Ma poi l’avvocato venne cambiato effettivamente.

Sì..

-E chi venne nominato?

Venne nominato un altro avvocato.. mai visto, mai conosciuto.. e praticamente, il giorno dopo successe tutto ed è finita così.

-Perché secondo te l’avvocato è stato fatto cambiare?

Questa è una valutazione che lascio a chi legge. E comunque dovrebbero dare spiegazioni del perché il telegramma è stato dato a Niki. Una persona in isolamento, che non dovrebbe ricevere nulla e che non dovrebbe avere nessun tipo di contatto con l’esterno. Come, la telefonata alla mamma non la può fare, ma il telegramma l’ha ricevuto. Dopo che gli è giunto il telegramma, gli è stato consentito di fare la telefonata al numero specificato sul telegramma e ha cambiato avvocato.

-Tu ci hai parlato con lui.. che risposte ti ha dato?

“Suo figlio era maggiorenne quindi era in grado di fare quello che voleva”. Ma le anomalie sono tante, tantissime. La velocità.. il buttare in mezzo a detenuti di alta sicurezza una persona che era disposta a raccontare quello che sapeva. Una persona che doveva essere tutelata, specie se vuole parlare. 26 anni e non è mai stato dentro un carcere.
le risposte che mi dovrebbero dare sono tante. Però non me ne hanno data nessuna. E ribadisco non sono convinta che non si sia suicidato perché sono una mamma e non accetta. Per amore che avevo per quel figlio, che ho per quel figlio, avrei accettato qualunque cosa. Per amore avrei accettato qualunque cosa. Ma questo non è stato un “suicidio normale”. Questo non è stato un suicido.
Perché a mio figlio solo cambiano l’avvocato? Perché mio figlio solo viene trasferito nel carcere di Sollicciano? Perché l’unico che non si salva è mio figlio.. che è anche l’unico che non si era avvalso della facoltà di non rispondere? Tutto troppo veloce.. tutto che scompare.. tutto troppo contraddittorio.

-Tu hai contestato anche l’altezza della cella.

Non c’era altezza sufficiente. Nel senso che toccava per terra. Io non ho nessuna foto di ciò. L’unica foto che ho è di Niki per terra, dentro la cella. Perciò noi facemmo dei calcoli approssimativi con il mio avvocato. Data l’altezza di Niki, dato quello che secondo loro avrebbe fatto con questi jeans, cosa che poi risultò inconsistente.. il laccio poteva tenere la lunghezza per farci il cappio, tutto quanto? No. Non c’era proprio l’altezza nella stanza del bagno. Secondo. Un laccio poteva sorreggere una persona di 1:80 che pesava 90 kg?
E comunque me l’avrebbero dato talmente deformato. E poi lasci i lacci a Niki e ai due che sono con lui no? Dobbiamo prendere per buono che questi lacci siano stati lasciati perché ci sono i verbali. E comunque ribadisco, a Niki ce li avrebbero potuto lasciare, tanto Niki non avrebbe fatto proprio niente. Non stiamo parlando di un ragazzo solo, che non ha una famiglia. Che dice “Mo come faccio? Da qua non mi cacciano”. Lui era consapevole che l’avrei tolto da lì. Con tutti i mezzi l’avrei tolto.
Poi perché non fargli fare neanche una telefonata?
E a me mi avrebbe trovato sempre al numero fisso. Perché al negozio c’ho il fisso. A casa ho il fisso. Al carcere ci sono problemi quando si fanno le chiamate ai telefonini, e guarda caso l’avvocato è stato chiamato al telefonino. Loro sostengono che si può chiamare solo a numeri fissi. Perché non gli hanno fatto fare una telefonata a me?
Niki con me aveva un rapporto splendido. Io avrei capito anche con due parole messe di traverso.

E’ stato qualcosa di allucinante.
Mi sono davvero dovuta fare il lavaggio del cervello.
E ti ho detto in minima parte.
Secondo te è stato un suicidio?
E perché non sono stata chiamata da nessuno?
Il silenzio è colpevole, sempre.

Ricordo l’ultima volta che l’ho visto. Era il giorno in cui dichiarò di non volere avvalersi della facoltà di non rispondere. C’era il blindato della polizia che stava andando a riprenderlo ecorro dietro al blindato. Lo volevo vedere. Noi ci capivamo anche solo con lo sguardo. Gli volevo dire “Non ti preoccupare, io sono qua”. Sono andata dietro al blindato, ma lì mi hanno allontanato, violentemente. Mi dicevano “si allontani, o arrestiamo pure lei, deve stare a venti metri dal blindato”. Ho visto uscire mio figlio, lui si è girato verso di me e gli hanno girato la testa dall’altro lato. E’ stato l’ultimo sguardo.

Io sono morta il 24 giugno del 2008. Non ho vissuto più. Non ho dormito più. Io non vivo più. C’ho un altro bambino… ma non è giusto. Perché poi ogni figlio è unico. Non è giusto. Per me è una cosa che era inconcepibile ed è rimasta inconcepibile.

-Qualcuno ti è stato vicino in questo percorso?

Da subito è nato un comitato qui ad ..A.. e quindi mi sono stati vicini. Mi sono vicini tutt’ora.

-E come personaggi di un certo rilievo qualcuno ti ha aiutato?

Sono state fatte tre interrogazioni parlamentari per Niki, tre. Cadute nel nulla. Interrogazioni parlamentari che non hanno avuto risposta. Una risposta si deve dare, qualunque essa sia, ma si deve dare. Poi ho scritto tante volte a Napolitano, ma non mi ha mai risposto. Fino a quando fece un appello Grillo, quando fu arrestato Scaglia, perché alla moglie di Scaglia ha risposto immediatamente. A me no, perché io ero una normale, una qualunque. Comunque, quando rispose alla moglie di Scaglia, Beppe Grillo fece un appello dicendo “Ornella ha diritto ad una risposta come la moglie di Scaglia”. E allora mi arrivò una laconica fotocopia da cassetto con scritto che le indagini ormai erano state chiuse e lui non poteva fare più niente. E che era molto vicino alla situazione dei carcerati in Italia.. e parliamo del 2009.

Vuoi sapere quale è la mia speranza?

-Sì.

Che qualche pentito parli. Con lo stato giuridico che abbiamo, noi mamme che subiamo queste cose, non abbiamo nessuno a tutelarci. Tutto viene fatto cadere nel nulla.

-E il premio dedicato a Niki?

Il premio viene gestito in maniera un po’ particolare, ecco perché viene fatto il bando di concorso. Perché io non voglio darlo a quello che ha la media più alta. Bensì lo voglio dare ad un ragazzo che eccelle in qualche lavoro particolare. Niki era un piccolo genio del computer quando andava in quella scuola. Sarà un premio annuale, avrà luogo ad Avezzano, presso l’istituto informaticodove Niki è andato.

-Perché non organizzi questo premio anche in un’altra città?

Io devo cominciare.. poi una volta cominciato. Tieni conto che recentemente ho creato anche l’associazione. Se questa associazione riesce a raccogliere fondi che mi permettano di ampliare il campo, certamente si può fare anche altrove. Questo premio lo voglio dare in denaro, perché questo ragazzo ci fa quello che vuole. Io adesso voglio fare un passo alla volta, perché sinceramente sono distrutta. Quando sono andata a parlare con la preside mi stavo a disperare di pianti. La preside mi ha detto “le devo raccontare una cosa. All’una stavo qua e mi giunge una chiamata di un giornalista che mi chiede ‘signora, ma questo ragazzo, Niki, è venuto a scuola da lei?’. E risposti ‘sì sì.. è stato qui. Però io sto qui da poco, quindi mi faccia informare un attimo e poi tra mezz’ora le farò sapere. Non avevo fatto in tempo a raccogliere tutte le informazioni, quando questo giornalista mi ha chiamato e mi ha detto ‘signora.. niki non c’è più..’.  E io gli ho risposto “no.. no.. io te le voglio dire lo stesso queste cose.. era un bravissimo ragazzo.. si è diplomato quasi con il massimo dei voti..”. Per cui quando le parlai del premio era disponibilissima.

Grazie Ornella

 

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