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CORRE, CORRE!

L’attacco repressivo di queste settimane può avere diverse chiavi di lettura. Una è sicuramente quella di intimidire, di rompere i legami di solidarietà, di isolare gli arrestati.
Ecco un primo parziale riepilogo della solidarietà:

Appiano Gentile (CO)

10 febbraio 2019
Striscione dei Masnada Ultras

 

Saronno (VA)

11 febbraio 2019
Sottopasso della stazione

 

Limbiate (MB)

17 febbraio 2019
Striscione Masnada Ultras

Saronno (VA)

20 febbraio 2019
Presidio a Saronno contro la Lega e il governo

Legnano (MI)

21 febbraio 2019
Scritta solidale sulla sede della Lega Nord di Legnano

21 febbraio 2019
La statua simbolo della Lega Nord addobbata con striscione di solidarietà: “CONTRO LA REPRESSIONE LIBERI TUTTI”

 

CHE LA SOLIDARIETÀ CORRA PIÙ VELOCE DELLA REPRESSIONE

Che l’aria si sia fatta pesante se ne sono accorti un po’ tutti. A quasi due settimane dallo sgombero manu militari dell’Asilo Occupato di Torino, e dal connesso arresto di 6 persone per associazione sovversiva (per le ultime info rimandiamo a Macerie), ecco ieri a Trento altri 7 anarchici arrestati per associazione sovversiva con finalità di terrorismo (270 bis cp) e anche per attentato con finalità terroristiche o eversive (280 cp). Parole tuonanti, da codice penale, che poco o nulla di fanno capire. Spulciando però alcuni articoli si va un po’ più a fondo, le accuse partirebbero infatti da alcune azioni notturne, tra le quali un ordigno fatto esplodere davanti alla sede della Lega Nord di Ala, vicino a Trento, alla vigilia della visita dell’attuale ministro dell’interno Salvini. Ma anche azioni contro i ripetitori che riempono le nostre vite di onde, antenne di cui siamo tutti schiavi e dipendenti e che aumentano la frammentazione delle nostre esistenze.

Il cambio di passo della repressione dello Stato segue le esigenze del Capitale. In questo Salvini è completamente funzionale al momento, e incarna alla perfezione lo spirito dei tempi. Ma come ci siamo arrivati? Come siamo giunti a una narrazione così asservita da far passare per criminali chi combatte per un mondo senza frontiere e senza sfruttamento? Di fronte al crescente terrore dello Stato e delle multinazioni che si sono spartite il mondo e ridotto in miseria i suoi abitanti, di fronte alla crescente menzogna di Stato cui siamo tutti ormai abituati, che fare? Starsene con le mani in mano?

A Saronno la giunta leghista che ammicca all’estrema destra (chiedere in proposito all’assessore allo sport della giunta Fagioli quale considera la parte giusta, tra resistenza partigiana e RSI) ha cullato e offerto spazi ad Accademia 19 (piccolo gruppetto di ispirazione fascista, che ha avuto la brillante idea di invitare a Saronno il fantoccio tra i più rappresentativi della miseria di spirito della nostra epoca, Diego Fusaro). Insomma, questi sono i fatti, difficilmente controvertibili.
Ebbene, qualche settimana fa la porta del Comune è stata presa a martellata ed è stata vergata la scritta “i fascisti hanno amici in Comune”.
E poi? E poi le dichiarazioni del piddino Simone Galli (chi segue le vicende saronnesi se lo ricorderà come tra i più feroci critici delle occupazioni – Telos e via Don Monza – e anche tra i più beceri commentatori degli scontri del 25 aprile 2014, addossando chiaramente tutte le colpe a quei cento disgraziati estremisti anarchici distruttori dell’ordine costituito), che sostiene, commentando un post della collega Lara Comi , che non si tratta di azione con significato politico, ma un atto criminale.
Ecco quindi la sponda necessaria alla narrazione attuale, alla gestione di piazza del questore di Torino (ex Questore di Varese e che annovera durante il suo mandato lo sgombero della casa occupata di via Don Monza e del Telos di va Milano), alla politica di Salvini, alla legittimazione dei fascisti, al razzismo di Stato e tanto altro. A suon di uscite di merda come questa ci siamo abituati a respirare l’odore del letame, a considerarlo normale.
Tornando sulle dichiarazioni del piddino nostrano aggiungiamo solo che non siamo né usi né capaci di vestire i panni del legislatore, ci è sempre risultato più naturale indossare i nostri panni di vagabondi, forestieri, girovaghi, scapestrati e piantagrane. Non ci interessa quindi classificare alcunchè.

Tempi feroci come questi richiedono scelte, noi stiamo con chi sceglie la propria parte e agisce di conseguenza.

Elenchiamo qua nomi e indirizzi per scrivere ai prigioni sia dell’operazione repressiva torinese sia di quella trentina:

Antonio Rizzo
Giuseppe De Salvatore
Lorenzo Salvato
Niccolò Blasi 
Casa Circondariale di Ferrara
via Arginone 327
44122 Ferrara.

Silvia Ruggeri
Giada Volpacchio
Casa Circondariale Lo Russo e Cutugno,
via M.A. Aglietta 35,
10151 Torino

Bottamedi Roberto
Casa circondariale di Brescia Canton Mombello
Via Spalto San Marco 20
25121 Brescia (BS)

Trentin Agnese
Casa di reclusione Brescia Verziano
Via flero 157
25125 Brescia (BS)

Nicola Briganti
Casa circondariale di Verona Montorio
Via San Michele 15 37131
Verona (VR)

Parolari Andrea
Casa circondariale di Vicenza
Via Basilio dalla scola, 150
36100 Vicenza (VI)

Giulio Berdusco
Casa circondariale di Tolmezzo
via Paluzza 77
33028 Tolmezzo – UD

Luca Dolce
Casa circondariale di Tolmezzo
via Paluzza 77
33028 Tolmezzo – UD

L’ARTE DELLA MANIPOLAZIONE E L’AZIONE DIRETTA

Legalità: una questione di potere, non di giustizia

Alcuni fatti di queste ultime settimane ci danno l’occasione di parlare di certi nodi che puntualmente emergono nei discorsi, nelle riflessioni di chi agisce, o quanto meno si auspica, uno stravolgimento dello stato di cose presenti.

Ha destato molto scalpore la vicenda del sindaco di Riace, Mimmo Lucano, arrestato perché accusato di aver violato la Legge per aiutare alcuni migranti a integrarsi nel suo paese. Un po’ il circo mediatico delle carogne razziste che non hanno perso tempo per attaccare un sindaco arrestato per aver violato la Legge non per interesse personale (vedi l’ex sindaco di Seregno della coalizione Lega Nord e Forza Italia) ma per seguire la propria coscienza; un po’ per quei rimasugli sparsi di sinistra – pericolosi come meteoriti nello spazio dotati di gravità e con la possibilità (spesso anche l’intenzione) di attirare a sé quanta più materia possibile – costretti a fare i conti con la scelta della deriva liberal-conservatrice che ha connotato ogni governo di centro-sinistra da almeno trent’anni, la stessa deriva che vede nella Legge e nella Costituzione le uniche armi a propria disposizione per combattere fascismo e razzismo.

Sul circo razzista non ci soffermiamo. Crediamo che in questi tempi ognuno con una testa pensante possa osservare cosa gli accade attorno, individuare chi sta traendo giovamento da questa situazione di guerra civile in potenza, chi soffia sul fuoco del razzismo e della reazione.
Pur riconoscendo nella pluralità del possibile intervento una forza, ci pare che con questo nuovo Decreto Salvini, in grado di peggiorare il già terribile Decreto Minniti, la linea tra umanità e cieco rispetto della legalità si sia ulteriormente marcata. Certo, la risposta secondo cui “ha ragione, ma ha violato la Legge” la sentiamo e la sentiremo ancora, ma ci pare l’ennessimo tassello volto a legittimare la barbarie razzista a cui stiamo assistendo.

Perchè?

Perchè l’Apartheid era legale, così come il Colonialismo, le Leggi Razziali in Italia, i Campi di Concentramento, la presa del potere di Hitler, il Delitto d’Onore.
In tempi bui come questi pararsi dietro l’apatia dettata dall’ossequioso rispetto della legalità significa abdicare a determinare la realtà per come è.
A chi si permette il lusso di dire che “un conto erano i lager nazisti, ora non siamo a quei livelli” rispondiamo con questo breve estratto da questo articolo:

Becky Moses aveva 26 anni quando è morta carbonizzata, nella notte tra il 27 e il 28 gennaio 2018, a causa di un rogo scoppiato nel ghetto di San Ferdinando, vicino Rosarno, in Calabria.
La sua storia forse non la ricorderanno tutti, per alcuni era probabilmente solo un’immigrata che si era trovata nel momento sbagliato al posto sbagliato. […] Becky Moses era arrivata in Italia nel 2016 dalla Nigeria.
A Riace era stata ospite di un centro di accoglienza straordinario: nel piccolo paese in provincia di Reggio Calabria stava mettendo radici ma la commissione territoriale le aveva negato la richiesta di asilo politico. Quindi, avendo ricevuto il diniego e non potendo essere trasferita in uno Sprar, Becky aveva fatto ricorso, ma non era riuscita a vincerlo.
Le cose si erano messe male, la vita nei Cas era diventata impossibile e aveva di andare via.
Lasciava Riace, sola e con in mano un diniego della prefettura. Decise di spostarsi a San Ferdinando, dove c’erano altri nigeriani suoi conoscenti. Lì, in uno dei ghetti più grandi d’Italia, Becky Moses ha trovato la morte dopo essere stata avvolta dalle fiamme di un braciere rimasto accesso per scaldarsi in una fredda notte d’inverno.
Becky a Riace abitava in un alloggio, condiviso con altre sue coetanee. La sua carta d’identità portava ancora la firma del sindaco Domenico Lucano, che all’epoca aveva voluto riconoscerle la dignità di essere umano
.”

La domanda è la più immediata e al contempo la meno semplice a cui rispondere: di fronte alla normalizzazione della catastrofe che avanza, che fare?

Vi sono delle persone che dicono: la rivoluzione dev’esser fatta dal paese. Ciò è incontestabile. Ma il paese è composto di individui, e se attendessero tranquillamente il giorno della rivoluzione senza prepararla colla cospirazione, la rivoluzione non scoppierebbe mai.
[…]
Si può non esser d’accordo sulla forma di una cospirazione,
sul luogo e sul tempo in cui una cospirazione debba compiersi:
ma non essere d’accordo sul principio è un’assurdità, un’ipocrisia,
un modo di celare il piú basso egoismo.
Io stimo colui che approva la cospirazione ed egli stesso non cospira: ma non sento che disprezzo per coloro, che non solo non voglion far niente ma che si compiacciono nel biasimare e nel maledire gli uomini d’azione.

Carlo Pisacane

Che fare?

La sensazione è di essere su di un piano inclinato, in cui ogni forza che imprimiamo alla sfera posta su questo piano non faccia altro che farla rotolare più velocemente verso il basso. Altro, a ben vedere, non potrebbe accadere.
La sensazione è che i tempi stiano inesorabilmente rotolando verso la barbarie di Stato.

La catastrofe non la avvertiamo solo quando apre la bocca Salvini (o Minniti), né solamente quando il vicino di casa calabrese ci dice che ha votato Lega, neppure quando assistiamo alla reintroduzione dello schiavismo sotto forma di caporalato nelle piantagioni del sud e poi man mano in tutta Italia.
La avvertiamo anche quando la vulgata diffusa ci dice che no, non è utile ribellarsi, perché a ogni forma di ribellione tocca due sorti: o viene tacciata di fascismo (secondo quella tanto nefasta quanto onnipresente propaganda democratica che ha trasformato la parola “fascismo” in un sinonimo di “violenza”; di questo passo finiremo a credere che la Rivoluzione Francese o i moti insurrezionali di metà ‘800 furono opera dei fascisti!) oppure viene ingurgitata dalla Lega (o da chi per essa) che ne trae giovamento.

Ma è vero?

Che la Lega sia una forza significativa, e abbia la capacità di crescere, crediamo sia fuori da ogni discussione. I sindaci leghisti del circondario primeggiano sui rivali nell’uso dei social network e nella capacità di generare fake news o di rigirare a proprio uso qualunque notizia che li riguardi da più o meno vicino.

La Lega mostra di sé il volto che più crea consenso, quello che cerca lo scontro, ed è nello scontro che cresce. Questo non siginifica che la Lega sarebbe pronta a gestire conflitto e propaganda/politica, ma anche in questo contesto si inseriscono le amicizie sempre più salde con l’estrema destra tout court. La Lega cresce perché la sua narrazione è diventata la narrazione più diffusa nel paese. Anche chi non è d’accordo con la Lega finisce per parlare la sua lingua. Nel dizionario leghista non esiste la solidarietà umana, esiste il buonismo. È con questo dominio della narrazione che la Lega ha ottenuto e ottiene sempre più consenso.
La Lega sembra cercare lo scontro perché ormai è forte e radicata, è lo stesso motivo, ma al rovescio, per cui invece i partiti di estrema destra, che hanno ben altro seguito (ad esempio Lealtà Azione su tutti) non cercano al momento lo scontro, semmai cercano realtà territoriali tranquille in cui poter crescere e aggregare forza. Quando una realtà è solida e robusta può permettersi, attraverso la ricerca dello scontro, di inglobare la forza di chi gli si contrappone, viceversa quando una realtà politica è in via di consolidamento, è alla ricerca della tranquillità per poter lasciare ai semi la possibilità di germogliare e rinforzare il tronco.

In queste settimane nel saronnese si è fatto un gran parlare di Lega Nord, l’occasione l’ha fornita la festa leghista a Dal Pozzo e le relative proteste degli abitanti.
I leghisti, tramite il sindaco Dante Cattaneo, hanno dapprima lamentato un tentativo di boicottaggio con delle strisce recanti “Evento Annullato” sui propri manifesti che pubblicizzavano la festa, poi un volantinaggio a tappeto che invitava i cittadini a non partecipare a quella che era a tutti gli effetti una festa razzista.
Il Sindaco leghista, per delegittimare la protesta, ha accusato i firmatari del volantino di boicottaggio della festa di essere dei criminali e di aver tentato di uccidere, collocando delle reti acuminate sulla carreggiata, chi transitava su una strada nelle zone limitrofe. Nei giorni seguenti un secondo volantino ha informato gli abitanti di Dal Pozzo che i due fatti sono scollegati e solo un sindaco in malafede poteva unirli.

Nella melma mediatica è difficile districarsi, è difficile riuscire a scorgere con lucidità cosa è vero, e cosa non lo è. Le cosiddette bufale, o fake news, esistono dall’alba dei tempi. Così come esiste dall’alba dei tempi la strategia di chi è al potere di tentare di delegittimare alcune proteste o ribellioni, incolpando di malefatte contro la popolazione gli stessi ribelli.
Ma questo ragionamento scivoloso non deve nemmeno portarci a considerare ogni fatto, ogni avvenimento, come strategia dei potenti. Questo ragionamento è doppiamente castrante, prima perché vede il “popolo” come dei semplici burattini da governare senza spina dorsale, la seconda è perché mostra i governanti come gli invincibili, cosa che invece non sono. La nostra storia recente, in particolare la seconda metà dell’800, è costellata di moti insurrezionali. Cosa se ne direbbe oggi? Che si direbbe oggi di un tentativo di insurrezione in una qualche campagna del meridione?
Siamo in due epoche storiche talmente lontane, e così diverse, da rendere impossibile una risposta, eppure l’esercizio può aiutare a districarsi tra ciò che accade.

Tornando ai giorni nostri: è vero che ogni azione contro la Lega non fa altro che darle nuova linfa?
Quello di cui siamo certi è che l’inazione, dettata dalla sensazione di non poter fare altro, sarebbe sinonimo di rassegnazione.
Quello di cui abbiamo timore è che la forza narrativa della Lega sia al momento inavvicinabile, ma che rimanga un tema su cui confrontarsi e da tenere in considerazione, perché ne va dell’agibilità, della solidarietà umana, della ricerca della libertà contro ogni sfruttamento e discriminazione, nei piccoli paesi come nelle città.

NON E’ FORSE GUERRA?

Sabato 14 ottobre sono iniziate le esercitazioni NATO nel mare di Sardegna. L’operazione “joint stars” coinvolge truppe internazionali oltre che aeroporti e porti militari e la base di Teulada (CA). Diversi gruppi antimilitaristi sardi hanno indetto manifestazioni a Cagliari per questa giornata e, in generale, per cercare di contrastare l’occupazione militare dell’isola (sono una decina i siti bellici d’addestramento qui presenti).

Anche alla base NATO di Solbiate Olona (VA) una trentina di antimilitaristi e antimilitariste, intorno alle 14, si sono presentati al centro commerciale di fronte a questa per volantinare all’interno e bloccare a singhiozzo il traffico davanti all’area di addestramento.

Questo in solidarietà ai ribelli sardi e per ricordare come la guerra non sia solo un rumore di bombe in lontananza, ma parte integrante di un sistema economico che per perpetrarsi non può privarsene.
Nella foto, il volantino distribuito