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PEDEMONTANA: IL FALLIMENTO DELLA FUFFA

Di Pedemontana a oggi sono state realizzate le tratte A e B1, tra Cassano Magnago e Cermenate, più le tangenziali di Como e Varese. La tratta B1 (tra Lomazzo e Cermenate) è stata inaugurata nel gennaio 2015. Poi più nulla, perché sono stati utilizzati tutti i finanziamenti pubblici (1 miliardo e 200 milioni) per realizzare un quarto dell’opera. I soldi degli investitori privati (altri 3 miliardi ) non si sono mai visti, perché nessuno investe in quello che sta per diventare l’ennesimo fiasco di una grande opera. Non sono bastati nemmeno i soldi messi a disposizione dallo Stato sotto forma di defiscalizzazione per eventuali investitori.

A questa impasse ha corrisposto un crescendo di dichiarazioni di Roberto Maroni, tanto roboanti quanto ridicole, tanto sono distanti dalla realtà; “opera strategica”, “Pedemontana si completerà”, “serve al territorio”, “ne faremo altre”, fino al nonno visionario che diceva al piccolo Roberto “un giorno da qui passera la Pedemontana”(cfr La Provincia on line 26 gennaio 2015)… Ma intanto i dati sul traffico sono impietosi; il 30 % di quello previsto dagli studi preliminari. E poi l’azione dei Comitati contro l’impatto ambientale, in particolare riguardo alla diossina ancora presente a Seveso e dintorni, cioè nel cuore della tratta B2. La popolazione è sempre più dubbiosa e talvolta ostile, specie nella zona della diossina; i privati non investono; le entrate dei pedaggi non bastano; le banche si innervosiscono, e si innervosisce anche Maroni. Inizia (ormai sono quasi due anni) un lamentoso pressing in particolare sul governo che “deve fare la sua parte” cioè, tradotto, deve tirar fuori soldi pubblici. Ed eccolo qua il modello di infrastruttura del futuro, con il suo bel “project financing”, l’opera che si finanzia da sola attirando investimenti privati, ridotta ad elemosinare la provvidenziale mano pubblica. Ma il peggio, inevitabile, doveva ancora arrivare.
Tre giudici della procura di Milano hanno richiesto la dichiarazione di fallimento della società Pedemontana; la prima udienza è stata il 24 luglio, ma il giudice ha rinviato all’11 settembre, poi ha rimandato a decisione collegiale (cioè non vuole decidere da solo) e ora chiede un’altra perizia sullo stato delle finanze della società Pedemontana. Vedremo cosa accadrà. Noi la nostra “perizia” la facciamo tutti i giorni, sul nostro territorio, vedendo i disastri che Pedemontana ha compiuto, e immaginando quelli che potrebbe compiere.

In questi giorni abbiamo notato alcuni articoli sul fallimento di Pedemontana del genere “sciagura e carestia”, articoli nei quali se fallisce l’opera, non ci saranno le compensazioni economiche promesse ai comuni, non si risolveranno i problemi di viabilità locale, non si risolverà il problema diossina (???) non ci saranno le compensazioni ambientali e non ci sarà la favolosa Greeenway, “l’autostrada parallela di 90 chilometri per bici e pedoni, 700 ettari di superficie, come un altro Parco di Monza” (nientemeno!!!); insomma non ci sarà il “mostro” e tutta quella bella fuffa che lo camuffa.
Le compensazioni ambientali sono come fiori su una bara”.
Da un intervento ad una assemblea pubblica contro Pedemontana.