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ALCUNE PRECISAZIONI SULLO SFRATTO DI GALLARATE

In merito all’articolo pubblicato alcuni giorni fa e relativo allo sfratto di Gallarate, ci sono alcune precisazioni che meritano di essere riportate.

Abbiamo avuto modo di conoscere personalmente la famiglia protagonista della vicenda: chiacchierando con loro, abbiamo ascoltato una versione dei fatti che parecchio differisce da quelle riportate da stampa locale e voci ascoltate in giro.

Innanzitutto non è vero che l’uomo (di cui non riportiamo il nome per volontà sua) minacciasse di fare saltare il palazzo con il gas. La bombola sequestrata dai carabinieri (semivuota, per altro), veniva utilizzata dalla famiglia per cucinare, dopo il diniego di allaccio da parte dell’azienda fornitrice del metano. Nello specifico, la presa d’aria della cucina non è a norma di legge, ma il proprietario (che tanto si premura nel volerli in mezzo ad una strada) non è mai intervenuto per modificare la situazione. La procedura di sfratto non è stata interrotta, nonostante il proprietario stia comunque percependo il pagamento degli arretrati, prelevando direttamente dal conto corrente della famiglia, attraverso RID bancario.

La mattina del 3 Ottobre, dopo aver chiesto ai suoi vicini di uscire di casa, l’uomo si è rovesciato la benzina addosso, minacciando di uccidere sé stesso, qualora lo sfratto non fosse stato sospeso e rinviato.

La famiglia parteciperà al bando (in programma dal 15 ottobre) per l’assegnazione di una casa popolare. Poiché potrebbero volerci parecchi mesi fino a quando venga loro affidato un alloggio, la loro preoccupazione è quella di non sapere dove andare in quest’attesa, qualora lo sfratto venga reso esecutivo.

Alla famiglia, che ha due figli minori, viene negata dal comune anche la possibilità di avere un alloggio di emergenza temporaneo.

Sfidiamo chiunque a non perdere le staffe davanti ad una situazione simile!

A questo bisogna aggiungere una situazione lavorativa di estrema delicatezza. L’uomo infatti è intenzionato ad avviare una vertenza sindacale, per una errata applicazione del contratto del contratto di categoria. Le stime del sindacato parlano di circa 70.000€ non percepiti a causa di ciò, in quindici anni di lavoro. Dopo una lunga serie di trasferimenti punitivi e demansionamenti saltuari, proprio alcuni giorni fa, l’uomo ha ricevuto una lettera di avvertimento, nella quale viene minacciata la possibilità di licenziamento.
Non è vero quindi, come riportato precedentemente, che il licenziamento fosse già avvenuto.

Un’altra precisazione doverosa è quella relativa ad una voce che circolava tra vicini di casa e giornalisti presenti il 3 ottobre: ossia che l’uomo fosse stato accompagnato in ospedale e sottoposto a Trattamento Sanitario Obbligatorio. Non è vero, e al termine della mattinata l’uomo è stato accompagnato presso la caserma dei carabinieri dove è stato denunciato per procurato allarme.

C’è un’ultima cosa, molto grave, da riportare. Il quotidiano locale “La Prealpina”, oltre alla deplorevole spettacolarizzazione di una vicenda così delicata, ha pesantemente violato la privacy di questa famiglia. In un articolo, infatti, il trattamento riservato all’uomo era proprio quello di un mostro da sbattere in prima pagina, con tanto di nome, cognome ed indirizzo. Ma questo non era sufficiente, probabilmente. E così gli arguti redattori hanno pensato bene di aggiungere una foto dell’uomo in visibile difficoltà, scattata dalla strada con un teleobiettivo, approfittando di uno spiraglio della tapparella. Non solo, anche alla figlia adolescente, accorsa sul luogo per stare vicina al padre, è stato riservato lo stesso trattamento.

Questo articolo ha contribuito ad aumentare ancor più la situazione di estrema difficoltà e fragilità di una famiglia che rischia di perdere tutto. Tant’è vero,  che l’intenzione della famiglia è quella di avviare una causa per diffamazione, ai danni del quotidiano locale.

In conclusione, lo sfratto è stato rinviato al 6 Novembre (e non come erroneamente riportato, al 6 Ottobre) e fino a tale data sarà molto importante costruire una forte solidarietà umana intorno a questa famiglia. Per evitare che vengano sbattuti in mezzo alla strada, e per ribadire che quello degli sfratti non è un problema individuale delle singole famiglie, ma un problema sociale collettivo, determinato dalle condizioni economiche a cui tutti siamo sottoposti.