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CONGELATI O RIMANDATI

«I ragazzi possono fare lezione con i giacconi. Anche noi stiamo lavorando in queste condizioni. Più che avvertire gli uffici competenti non posso fare. Passi per ieri ma oggi la scuola è aperta e funzionante e chi non entra perderà le ore. […] Se i ragazzi si rifiutano di entrare in classe sarò costretta a far loro recuperare le ore perse durante le festività natalizie.».

Così ha tuonato quest’oggi Marina Bianchi, preside dell’istituto Falcone di Gallarate, in risposta ai suoi studenti che si sono rifiutati di entrare a fare lezione in aule nelle quali il termometro segnava 11 gradi. Il problema è legato ad un difetto di progettazione dell’impianto di riscaldamento. Risolverlo ha dei costi proibitivi (circa duecentomila euro) che nessun ente sembra volersi sobbarcare, quindi rimangono due opzioni: o dentro al freddo coi cappotti e senza fare troppe storie, oppure si torna durante le vacanze si torna per recuperare le ore. Insomma un ricatto bello e buono, le cui conseguenze fanno schifo in ognuno dei casi e ricadono su coloro che colpe non ne hanno: gli studenti. Sarà forse colpa loro se la scuola è stata progettata male e poi costruita peggio? Sarà colpa loro se l’impianto di riscaldamento è stato progettato ad minchiam e nelle aule fa quasi più freddo che fuori?

E non parliamo di una struttura fatiscente risalente all’anteguerra o all’altro secolo. L’istituto è di recentissima edificazione e fu coinvolto in una grigia vicenda a causa dei costi che lievitarono esponenzialmente rispetto a quelli previsti, fino a raggiungere gli oltre 22 milioni di Euro: uno scandalo insabbiato in fretta e furia e ormai più che dimenticato dall’opinione pubblica. Se lo ricorderà molto bene l’ex sindaco di Gallarate Nicola Mucci che fece sborsare 13 milioni alle casse del comune, per realizzare quest’opera fiore all’occhiello della sua amministrazione, sponsorizzata poi anche dalle passerelle di ministri e personaggi vari.

22 milioni di Euro, giustificati dal bisogno di costruire una scuola all’avanguardia e ultra moderna, e dopo pochissimi anni bisogna già rattoppare i buchi a causa di una progettazione! Forse chi all’epoca denunciava che la faccenda fosse maleodorante ci aveva visto abbastanza lungo.

Ma quello di Gallarate non è l’unico caso di studenti al freddo che si ribellano: è notizia di oggi che anche gli studenti del Don Milani di Venegono hanno deciso di rimanere fuori dalla scuola per protestare contro il malfunzionamento dei riscaldamenti, e il continuo disinteresse dei responsabili, che non sembrano intenzionati a risolvere la situazione. Qui le temperature hanno raggiunto anche i sei gradi, nelle aule, e i quattro nelle palestre.

Approfittando del bel tempo di questi giorni, la soluzione più pratica, al momento, sembra quella di restare fuori a godersi un po’ di sole.