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ITALICO VIGORE

Mattinata movimentata in quel di Tradate. L’annunciato presidio congiunto tra il Movimento Etico di Massimiliano Russo e la sezione varesina di Forza Nuova in pieno centro non ha avuto luogo. Infatti sin dal primo mattino il centro è stato presidiato da qualche decina di antifascisti per togliere spazio e voce alla propaganda fascista. I fascisti, dopo essersi presi insulti per un paio d’ore e senza essere riusciti a dare nemmeno un volantino o a esporre una bandiera, con italico vigore hanno smontato le loro cose e se ne sono andati.
Ingente il dispiegamento di forze dell’ordine, aumentate col passare del tempo per bloccare i tentativi degli antifascisti di far sentire ai forzanovisti e accoliti in maniera più efficace che non erano ben accetti. Ad maiora.

TRA SICUREZZA E URBANISTICA: LA POLITICA CLASSISTA DELLA GIUNTA LEGHISTA SARONNESE

URBANISTICA, CONTROLLO, ECONOMIA.
CHE DIREZIONE HANNO I CAMBIAMENTI NELLE NOSTRE CITTÀ?

Prima parte
TRA SICUREZZA E URBANISTICA:
LA POLITICA CLASSISTA DELLA GIUNTA LEGHISTA SARONNESE

La giunta leghista di Saronno
Quasi due anni fa, il 2 maggio 2015, il centro di Saronno veniva blindato per la presenza di Matteo Salvini a conclusione della campagna elettorale. Dopo quasi due anni si possono intravedere in chiaro-scuro quali sono le linee guida della giunta di estrema destra (Lega Nord, Saronno Protagonista, Doma Nunch e appoggio di Saronno al Centro) che governa la città.
Prima di iniziare con le osservazioni spenderemo due parole sulla giunta, partendo dallo staff del Sindaco che, con una manovra alla Lara Comi, ha piazzato il fratello Raffaele come presidente del consiglio comunale e ha assunto, al costo di 100mila euro annui, come capo dello staff Claudio Ceriani, ex direttore generale del comune di Tradate, nonché ex presidente di Seprio Servizi e collaboratore in Provincia di Dario Galli.
Oltre agli assessori con dichiarate simpatie di estrema destra, Gianpietro Guaglianone allo sport e ambiente e Gianangelo Tosi agli affari generali e servizi sociali, entrambi presenti al concerto del gruppo musicale neonazista “Malnatt” nel pub “The Old Jesse”, in giunta c’è Dario Lonardoni di Saronno al Centro, assessore ai lavori pubblici, indagato per tangenti e con il figlio, dipendente di FerrovieNord, arrestato per corruzione nei mesi scorsi.
Se ad una prima occhiata Saronno è sempre la stessa, magari solo con qualche cantiere aperto in più, nei fatti le cose stanno un po’ diversamente, e la panoramica sulla giunta, con quel malsano connubio tra estrema destra e affaristi del mattone, è utile a capirne la programmazione e i possibili scenari che riguardano la città di Saronno.
I due temi in cui più incisivamente si nota il tocco della giunta leghista sono proprio urbanistica e sicurezza, temi che si toccano e in alcuni casi si intersecano. Grandi capi saldi storici della propaganda leghista, da una parte con lo storico padroni a casa nostra rivisitato in alcuni adesivi ironici in predoni a casa nostra per la tendenza sempre più al cemento della regione guidata da Maroni, dall’altra con il populismo securitario che contraddistingue la Lega Nord di Salvini.

Il gioco del Monopoli
Girando per Saronno balza all’occhio la presenza di diversi cantieri aperti. Tra progetti ereditati dalla precedente amministrazione a targa PD e accelerate degli affaristi del mattone sono diverse le nuove costruzioni già in lavorazione o in divenire. Basti pensare al palazzone in pieno centro storico adiacente a piazza Portici, oppure al progetto di un palazzone al posto dell’ex Corte Vago che si affaccia su piazza Aviatori, o anche all’altro progetto che raddoppierebbe le volumetrie dello stabile situato dietro al cinema Saronnese. Sembra ormai imminente anche la costruzione dell’area feste nel quartiere Matteotti, al limite estremo della città al confine con Origgio e Uboldo: infatti è di qualche giorno fa la notizia dell’acquisto da parte dell’Amministrazione Comunale dei terreni necessari a concretizzare il progetto. La somma sborsata per i terreni è di 87,600 euro mentre il progetto prevede un investimento di 400 mila euro in due anni. Nella stessa area è stato millantato a mezzo stampa l’interesse di una cordata di privati per la costruzione di un nuovo stadio.
Interessante è anche notare come un progetto ereditato come la Ciclometropolitana del Saronnese che coinvolge 11 comuni della zona per una spesa complessiva di circa 2 milioni di euro sia vittima anch’esso della politica del cemento dell’attuale amministrazione: dall’assessore Lonardoni sono state esposte alcune modifiche che prevederebbero variazioni al progetto iniziale in direzione di un incremento dei lavori, dei costi, e una diminuzione della sicurezza di ciclisti e pedoni.

Il commissario Winchester
Dal punto di vista della sicurezza si può dire, senza timore di sbagliare, che i nuovi poteri concessi al Sindaco, tra i quali l’ormai celebre Daspo Urbano, soddisfano i due anni di lamentele del primo cittadino saronnese.
Lo scorso anno, con un investimento che si aggira attorno ai 100mila euro, la giunta ha raddoppiato il numero di telecamere di videosorveglianza sparse in città, prevalentemente nel centro storico. Nuova anche la centrale della Polizia Locale da cui, con gli occhi meccanici, è possibile controllare parte della città (ecco le zone sorvegliate).
Di pochi mesi fa invece la notizia che con un investimento di circa 40mila euro sono state date in dotazione alla Polizia Locale due nuove automobili, si tratta di due Dacia Duster.
È infine di pochi giorni fa la notizia della dotazione di spray al peperoncino per la Polizia Locale.
Sempre stipendiati dal Comune sono le guardie di sicurezza privata che controllano lo scalo ferroviario negli orari di punta.
L’amministrazione leghista ha inoltre già dispensato a piene mani fogli di via, richiedendoli e ottenendoli prontamente dall’autorità competente: la Questura. Ora con la nuova normativa a riguardo il sindaco potrà distribuirli senza nemmeno l’ipocrita spartizione dei poteri. Un sindaco sceriffo a tutto tondo.
Interessanti sono gli interventi della sempre più militarizzata Polizia Locale: migliaia di euro di multe, denunce e allontanamenti a venditori ambulanti e questuanti dal centro storico, retate al mercato cittadino per sequestrare la merce di venditori abusivi, controlli mirati al binario tronco della stazione per multare, insieme ai controllori Trenord e agli agenti della Polfer, chi venisse trovato senza biglietto. Se a ciò aggiungiamo le multe date a chi lotta in città, multe pretestuose riguardanti volantinaggi o presidi, oppure l’investimento di 25mila euro per i 5 nuovi parcometri in cui è possibile pagare anche con le carte elettroniche, ecco che il quadro inizia a delinearsi.
Fare cassa. Allontanare i poveri del centro storico. In controluce la politica securitaria della giunta Fagioli mostra la sua natura fortemente classista.
D’altronde proprio nel Documento Unico di Programmazione 2017-2019, disponibile sul sito del Comune di Saronno, si trovano gli obiettivi in materia di repressione:

– Potenziare le attività della Polizia Locale anche con l’aumento del numero degli agenti in servizio attivo:la condizione imprescindibile da tener presente è che la criminalità va contrastata costantemente, e non in modo saltuario e casuale. Verrà identificato, nell’ambito della Polizia Municipale, personale idoneo a svolgere compiti di pubblica sicurezza che operi in collaborazione con i Carabinieri ed istituendo anche turni notturni.
– Realizzare una stretta collaborazione con le Forze dell’Ordine presenti sul territorio.
– Migliorare l’illuminazione nelle aree di forte passaggio e maggiormente a rischio
– Promuovere la “rete di videosorveglianza” incrementando gli impianti comunali attualmente in funzione e incentivando i privati e i commercianti a installarne di proprie.
– Promuovere comitati volontari di cittadini con la finalità di recuperare lo spirito di comunità: ogni “persona vigile” è di aiuto a se stessa e agli altri; in particolare verrà agevolata la costituzione di comitati di cittadini che vogliano rendersi disponibili alle uscite delle scuole o a vigilare quelle aree che non saranno coperte dalla videosorveglianza oppure aree sensibili come la stazione.
– Sorvegliare, tramite costanti ispezioni della Polizia municipale, lo stato degli edifici privati abbandonati e fatiscenti, che spesso sono luoghi di riparo per traffici illeciti o ricettacoli di persone che vivono ai margini della legalità, facendo intervenire le autorità di pubblica sicurezza e i proprietari in modo che venga impedito l’accesso abusivo agli immobili e, individuati gli autori delle azioni illecite, richiedere al Questore l’applicazione del foglio di via dal Comune previsto dal D.L. 159/2011.

E ancora:

A contrasto del degrado urbano saranno attivate pattuglie dedicate nelle attività per l’applicazione del regolamento di Polizia Urbana ed in particolare contro i fenomeni di accattonaggio molesto, parcheggi abusivi, venditori abusivi, disturbi alla quiete e attività moleste.
In tale ambito anche attività di controllo sul decoro urbano, affissioni abusive, imbrattamenti.
Si prevede un investimento di ulteriori € 100.000,00 per il potenziamento dell’impianto di videosorveglianza, € 50.000,00 per acquisto nuovi veicoli e € 50.000,00 per beni e servizi accessori.

Centro classista
Fiore all’occhiello della duplice azione – urbanistica e securitaria – della giunta Fagioli è il centro storico, da almeno due decenni vittima di una lenta, ma inesorabile, gentrificazione.
È in centro che si focalizzano principalmente le attenzioni dei palazzinari in cerca di affari, si veda il nuovo palazzo in costruzione adiacente piazzetta Portici in cui il costruttore ha ottenuto tutto ciò che pretendeva in termini di volumetrie e lavori senza nemmeno garantire opere di compensazione, per la città o per i piccoli commercianti della zona, che in alcuni casi hanno addirittura deciso di chiudere la serranda. Discorso simile si può fare per l’ex corte Vago, adiacente a piazza Aviatori, o per lo stabile alle spalle del cinema Saronnese. La tendenza è a svendere ancor di più il centro storico ai privati. Sempre nel Documento Unico di Programmazione 2017-2019 si legge:

Il Centro Storico può essere considerato il cuore della Città la sua rivitalizzazione può diventare il punto di partenza per la valorizzazione dell’intero sistema cittadino ed essere centro di attrazione per le realtà circostanti.
Per migliorare la sicurezza del centro cittadino in area ZTL si vanno a toccare di conseguenza diverse tematiche tra loro sinergiche: la viabilità, il commercio, le associazioni.
Il centro non può più essere visto come un qualcosa di vivibile di giorno e insicuro all’imbrunire.
Rendere più accessibile il centro città fa crescere il senso di sicurezza: conseguentemente il piano parcheggi deve essere rivisitato partendo dalla necessità di realizzare nuovi posti auto, soprattutto in zona stazione FNM ed in zona Ospedale.
Rendere vivibile il centro significa anche permettere alle associazioni ed ai singoli Saronnesi di realizzare le proprie ambizioni mettendo a disposizione i luoghi della città dove poter organizzare delle esibizioni, degli incontri e delle attività partecipate.
Bisogna dunque realizzare quelle sinergie che debbono valorizzare Saronno ed i saronnesi e far così vivere la città.

Per fare ciò è necessaria una politica securitaria mirata, tesa a creare quel centro commerciale a cielo aperto che è già in divenire. Ecco le 44 nuove telecamere, ecco le multe ad ambulanti con regolare permesso ma che vengono pescati nel centro storico, ecco le ordinanze sul decoro urbano, ecco le multe e i fogli di via per chi lotta.
Si cerca quindi di tirare a lucido il centro cittadino, per dimostrare – secondo la politica dell’apparenza – alla popolazione di stare facendo qualcosa, dopo aver starnazzato per anni all’opposizione non si farebbe certo una bella figura nel palesare la propria inutilità.
Ma è evidente che la costruzione di nuovi palazzoni non risolva nemmeno in parte la questione abitativa che in città rimane una situazione critica, con 1500 case sfitte e circa 400 famiglie sotto sfratto all’anno. In questo contesto si inserisce anche la svendita del 62% delle quote della Sessa, la partecipata che gestisce 34 alloggi in affitto a canone concordato e tre negozi.
In sostanza la giunta leghista per far cassa sta svendendo a capitali privati buone fette della città di Saronno, reinvestendo poi le somme ricavate per lo staff del Sindaco e per aumentare il livello repressivo in città. Fare cassa svendendo in particolare il centro storico e poi reinvestire in dispositivi di controllo e profitto.
Questa politica, definita dalla stessa giunta come anti-ideologica e pragmatica, rispecchia in realtà le esigenze dell’ideologia dominante, secondo cui i problemi da risolvere nelle città, quelli su cui puntare in periodo di elezioni, sono quelli progettati, suscitati e instillati nella popolazione: la paura per il diverso, l’ossessione per il decoro urbano, la fobia securitaria. Non si accenna nemmeno alle condizioni misere in cui versa una sempre più larga fetta della popolazione, non si accenna per esempio alla questione abitativa ma si propone di costruire un’area festa nel quartiere Matteotti, storico quartiere popolare della città; non si accenna ai suicidi, non si accenna agli sfratti, alle numerose tragedie individuali. Andare alla radice del malessere svelerebbe la politica per ciò che è: un teatrino di commedianti. Gli stessi commedianti che vorrebbero – a detta loro – una città viva e che nei fatti costruiscono, giorno dopo giorno, una città vissuta da clienti e spettatori, laddove ogni momento di socialità è legato a doppio filo al profitto. Non strade brulicanti di idee e passioni, con i loro intrecci imprevedibili e strabordanti, ma strade ossequiosamente colme di consumatori. In quest’ottica i giovedì sera con i negozi aperti d’estate, oppure l’ormai tradizionale notte bianca, diventano la messa a profitto dell’esigenza di socialità.

In questa prima parte ci siamo focalizzati sull’analizzare le dinamiche nella città di Saronno, rimandiamo alla seconda parte per un’analisi un po’ più macroscopica del legame che intercorre tra architettura, controllo ed economia.

PROVINCIA MOVIMENTATA

A Saronno una decina di giorni fa un ragazzo dominicano di 25 anni ha aggredito con calci e pugni alcuni agenti di Polizia Locale e Carabinieri intenti a delimitare la zona di via San Giuseppe in cui i Vigili del Fuoco stavano domando un incendio. Sempre a Saronno proseguono le indagini dei Carabinieri per due spaccate avvenute di notte nel centro storico nelle scorse settimane.
A Cardano al Campo invece nella notte tra il 3 e il 4 marzo è stato fatto saltare un bancomat di una filiale di Intesa San Paolo. I Carabinieri giunti sul luogo non hanno potuto che constatare l’esplosione.

Di sbirri, provocazioni leghiste e altre quisquilie

A distanza di 15 giorni proponiamo qualche riflessione sul dispositivo repressivo, sia forze dell’ordine sia forze politiche, durante la tre giorni contro le frontiere a Saronno, focalizzando l’attenzione sui momenti di continuità e su quelli di discontinuità con il passato.

La solita canea mediatica, tipica di ogni momento di piazza nella città degli amaretti, ha seguito anche in questo caso la tre giorni contro le frontiere a Saronno.
Una tre giorni che oltre a favorire lo scambio, il confronto e la critica su idee e pratiche contro le frontiere, ha anche lasciato intravedere, volta più volta meno, alcune criticità riguardo la gestione dell’ordine pubblico e il dispositivo repressivo in generale, intendendo con questa espressione generica le forze politiche, le forze reazionarie, le forze dell’ordine e i mass media.
Partiamo dai fatti, conditi da qualche considerazione a margine.
Mercoledì 14 dicembre nel primo pomeriggio viene occupata la vecchia sede della Mutua in via Stampa Soncino 6. Uno stabile piuttosto grande e abbandonato dai primi anni duemila a ridosso del centro storico e a pochi passi dal Municipio e dalla Caserma dei Carabinieri.
Le iniziative della tre giorni iniziano il venerdì, con alcune iniziative di piazza pubbliche, alcune non pubbliche, e due momenti di discussione molto partecipati: uno riguardo le deportazioni e uno riguardo la seconda accoglienza.
Il venerdì due presidi alle due sedi di Poste Italiane a Saronno, uno mattutino improvvisato, e l’altro serale invece pubblico, informano decine di passanti del ruolo di Mistral Air e di Poste Italiane nella gestione delle deportazioni. Nel frattempo una quindicina di agenti in borghese presidia la stazione di Saronno armati di videocamere, pronti a riprendere da capo a piedi ogni persona considerata sospetta e/o giunta in città per prendere parte alla tre giorni.
Il presidio serale è costretto tra le forze dell’ordine, che però vengono eluse sia con blocchi a singhiozzo, sia in seguito sparpagliandosi tra il traffico serale, ricompattandosi poco dopo per un corteo in centro con cori e fumogeni.
La mattina seguente è la volta di un presidio a Fino Mornasco davanti alla sede della Rampinini, azienda privata di viaggi e trasporti che si presta, come Mistral Air (e quindi Poste Italiane), alla deportazione di migranti. Fuori dalla stazione un nutrito dispiegamento di celere e digos attende i manifestanti, che li aggirano e si piazzano davanti alla sede per il presidio.
La mattina del corteo il centro storico si sveglia con diversi occhi elettronici non funzionanti e ricoperto di scritte contro la sorveglianza, contro le deportazioni, contro le forze dell’ordine, contro Unicredit collusa con Erdogan, e in generale contro la gentrificazione lenta ma perpetua del centro storico, che con le nuove ordinanze e l’installazione di decine di nuove telecamere è sempre più un centro commerciale a cielo aperto, simbolo della Saronno che vorrebbe chi detiene, a vario titolo, il potere in città.
Nel pomeriggio il concentramento per il corteo è come al solito nei pressi della stazione, in piazza San Francesco, che però viene occupata un’oretta prima del ritrovo da un gazebo della Lega Nord, partito di maggioranza dell’amministrazione comunale. I compagni che provano a raggiungerla in corteo dallo spazio occupato vengono impacchettati, scortati e poi spostati a poche decine di metri dal gazebo leghista, in direzione della stazione ferroviaria, divisi da un nutrito cordone di celere. Un altro cordone blocca la via nell’altro senso, bloccando e impedendo quindi ogni possibilità di movimento. Il corteo si trasforma quindi in presidio, che dura un paio d’ore prima di sciogliersi dopo qualche coro e qualche intervento al megafono.
Nei giorni seguenti la solita pioggia di polemiche e condanne unisce i diversi schieramenti politici, lamentandosi del traffico e delle scritte, oltre che della presunta impunità (?!) di questi refrattari all’ordine costituito.

Dai fatti di questi giorni constatiamo come la Questura di Varese, oltre all’ormai consueto lavoro di schedatura e videoripresa, abbia predisposto un pacchetto sicurezza da grandi occasioni. La scelta è ovviamente politica e concerne tanto il Questore quanto Sindaco e Prefetto. Il cambio di passo consiste proprio nell’alzare il livello della repressione di piazza: da un lato con la forza poliziesca e di Stato, dall’altro – non meno subdolo e rilevante, con una strategia politica infima – con il posizionarsidei leghisti,con tanto di bandiere, a poche decine di metri dal punto di partenza di un corteo antirazzista e contro le frontiere (ovviamentescortati da un dispositivo di un centinaio di forze dell’ordine),mettendo in atto una chiara provocazione. Non è un caso inoltre, che a poche centinaia di metri dal gazebo leghista ci fosse un altro gazebo, presidiato dai militanti del partito di maggioranza più spostato a destra.
Nelle dichiarazioni postume del sindaco-sceriffo emerge il vanto riguardo i provvedimenti repressivi e polizieschi presi in questi primi mesi di governo della città: militarizzazione della Polizia Locale, aumento del controllo e della repressione verso venditori di strada e poveri in generale, raddoppio del sistema di videosorveglianza cittadino.
Riguardo la presenza conflittuale in città la nuova politica repressiva consiste quindi, come anche dichiarato dal sindaco stesso, nel pugno di ferro: pioggia di fogli di via ad hoc, pretestuose multe per volantinaggi o attacchinaggi, per arrivare infine alla provocazionedi piazza.
Nient’altro che cose di cui prendere atto.
Al pari di come c’è da prendere atto che la scelta di impedire con il dispositivo repressivo il corteo di domenica non sia stata una scelta di ordine pubblico o di gestione della viabilità, tant’è che rimanendo costretti in presidio in stazione il centro è rimasto sia blindato sia off limits alla viabilità, non risolvendo nessuna delle due questioni di cui sopra.
Al contrario le ragioni di questa scelta sono ben diverse da quelle decantate dalla canea mediatica che ha fedelmente riportato le parole dei partiti di maggioranza. Si è palesato invece l’intento repressivo di contenere una presenza indesiderata in quanto non dialogante con l’autorità, ma così facendo è stata impedita soltanto la comunicatività del corteo, non la presenza in piazza o le code alle porte della città.
E proprio questo è stato nei fatti l’intento poliziesco: dividere il corteo/presidio dai saronnesi, creare e blindare una sorta di “zona rossa”, impacchettare i manifestanti e quindi creare un clima di tensione che ha poi impedito ogni possibilità di comunicazione con la città.
Ogni momento, ogni situazione potenzialmente conflittuale si inseriscono nel più ampio rapporto con le forze dell’ordine, che in questi ultimi anni hanno provato in ogni modo (denunce a raffica, avvisi orali, fogli di via, goffi tentativi di reati associativi e sorveglianza speciale) a limitare e ridurre la presenza conflittuale sul territorio. Anche in quest’ottica può essere letta, secondo noi, la provocazione poliziesca e il dispositivo messo in piedi.
Di tutto questo c’è da prendere atto, consapevoli di come la comunicazione sia praticabile sotto diverse forme, e la fantasia in questo è una buona compagna di avventura, ma ben consapevoli di come l’agibilità politica si conquisti e si difenda metro per metro, colpo su colpo.

E che la presenza in città di chi degrada le nostre vite con la miseria della guerra tra poveri, con la silenziosa violenza di chi ha dalla sua la Legge, di chi specula – da sciacallo – sulla vita e sulla morte di migliaia di persone continui a necessitare della protezione dei servi in divisa, perché le parole hanno un peso. E le azioni anche.

Saronno, 3 gennaio 2017