Down By Law – sul 25 aprile

Quando arriva una festa comandata come questa mi capita di documentarmi, perché capita di dover far chiacchiere da bar. Capita. Wikipedia non rappresenta il massimo dell’approfondimento politico, ma è adatto, per i suoi caratteri di semplicità e qualunquismo, alle temute conversazioni.

“Un partigiano è un combattente armato che non appartiene ad un esercito regolare ma ad un movimento di resistenza […], per fronteggiare uno o più eserciti regolari.” “Ciò che contraddistingue il partigiano dal soldato, oltre all’irregolarità, alla accresciuta mobilità e all’impegno politico, è la sua natura territoriale, legata alla difesa di un’area geografica coincidente con l’area culturale di appartenenza.”

Chiaro: i partigiani sono persone che hanno come base comune la rivendicazione di libertà, che condividono e difendono un territorio e una cultura, idee e aspirazioni ed è oltremodo chiaro che agiscono oltre i vincoli della legge. Nonostante ciò, la resistenza, la liberazione e i partigiani vengono ricordati durante una ricorrenza istituzionale, alla quale partecipano proprio tutti: sindaco, rappresentanti di partiti da destra a sinistra, sindacalisti, associazioni varie, due alpini, arcigay, casalinghe devote, clero, leghisti secessionisti, farmacista, operai (i cantieri sono chiusi) e anziani (i cantieri sono chiusi). Nel corteo non ci sono (quasi mai) i partigiani veri, sono estinti come il rinoceronte nero, peccato. Ma è importante tenerne in vita la memoria, che si sappia che hanno liberato l’Italia, che l’Italia ora va bene così e che quindi dei partigiani in realtà non c’è più bisogno, così come della resistenza e si sta tutti bene: sindaco,i rappresentanti dei partiti da destra a sinistra, sindacalisti, associazioni varie, due alpini, arcigay, clero, casalinghe devote, leghisti secessionisti, farmacista, operai e anziani. Il premio per il loro sacrificio è stato la “Costituzione Italiana”, da difendere a costo della vita, oppure, più sobriamente, moderatamente e modernamente, con un “like” su Facebook o, ancora meglio, reinterpretarla, come per l’Antico Testamento, come fosse un insieme di allegorie da non prendere propriamente alla lettera: a volte ci vuole del sano realismo! Pensiamo ad esempio ai Valori portanti indicati nei “Principi Fondamentali e costituenti”:

SUFFRAGIO UNIVERSALE: la Costituzione afferma che votano tutti e, a partire da questo principio, il sistema attuale viene esaltato dai suoi fans come il migliore e unico al mondo. E’ meraviglioso vederli annuire convinti, anche quando viene spiegato loro che, però: “non si può certo votare se si è in crisi come siamo ora e, forse, per sempre, specialmente se si tratta di crisi economica e finanziaria, basata su sistema bancario e liberismo (che tante soddisfazioni ci ha dato e per cui sono morti, quasi certamente, i nostri partigiani). Renzi, Monti, Letta erano e sono i più adatti per trovare soluzioni, non si può rischiare non siano votati, quindi vanno nominati; la democrazia non è uno scherzo, il popolo in 60 anni non ha ancora capito come si vota e il 25 aprile bisogna ribadire l’accettazione delle regole e le conseguenti eccezioni, per il bene di tutti: restare insieme, stare tutti più vicini…sindaco, rappresentanti di partiti da destra a sinistra, sindacalisti, associazioni varie, due alpini, arcigay, casalinghe devote, clero, leghisti secessionisti, farmacista, operai e anziani”. Il Comandante Bruno sarebbe stato d’accordo.

UGUAGLIANZA: rileggendola ai giorni nostri, sotto voce, senza turbare il riposo dei caduti, è quel principio secondo il quale, se non possono più votare le donne, allora neanche gli uomini; la legge elettorale sarà anche incostituzionale, ma è uguale per tutti, come la giustizia! È quel principio secondo cui se vendi carciofi al mercato o sei un ambulante abusivo di colore (tendente al nero) potresti avere parecchi problemi ed essere accusato di essere la rovina dell’Italia, le forze dell’ordine potrebbero anche essere autorizzate (dalla legge che è buona e giusta) a usar maniere poco ortodosse, che “altrimenti chi ci difende”; ma se evadi centinaia di milioni di euro, dividi appalti miliardari appoggiandoti ad amicizie particolari, te la puoi cavare, basta che indossi una cravatta; certo: quattro ore a settimana di volontariato non te le leva nessuno. Mia madre lo fa da una vita, mi sa che ha evaso milioni pure lei. E a me nemmeno mai una mancia. Il Comandante Bruno sarebbe stato d’accordo.

TUTELA DEL LAVORO: su questo la situazione attuale si è evoluta positivamente; la precarizzazione del lavoro, lo svilimento e abbattimento dello statuto dei lavoratori, la creazione di tipologie di contratto che neanche prevedano tutele, la mancanza di fatto di lavoro, hanno portato al principio della Tutela del Tempo Libero e, tenendo conto che lavorare fa malissimo alla salute e priva di moltissimo tempo prezioso, a me va bene anche così. Il Comandante Bruno si sarebbe riposato insieme a me.

RIFIUTO DELLA VIOLENZA E DELLA GUERRA COME MEZZI PER RISOLVERE I PROBLEMI INTERNI E INTERNAZIONALI: questa poi è una baggianata; storicamente si sa che la violenza è necessaria alla pace, l’importante è che “chi la usi sia dalla parte giusta della storia”, quindi a favore di libertà e democrazia, contro i brutti, i cattivi, gli antipatici, i non moderati, i provocatori, i non decorosi, i non decorati, chi chiacchiera al cinema, chi indossa calzini bianchi coi mocassini. Basta che ce lo chieda l’Europa, l’ America, l’Onu, la Nato, la Germania nazista, insomma, basta chiedere. L’importante è individuare e colpire con esattezza chi non marcia accanto al sindaco, rappresentanti dei partiti da destra a sinistra, sindacalisti, associazioni varie, due alpini, arcigay, clero, casalinghe devote, leghisti secessionisti, farmacista, operai e anziani. Il Comandante Bruno fa partire gli applausi.

Quindi, evviva la Costituzione che ci hanno donato i partigiani (era sicuramente l’unica cosa che avevano in mente scorrazzando su e giù per le montagne). E un bravo a chi la difende oggi, con il piglio e gli strumenti di chi sta nel giusto, di chi usa la legge e le istituzioni, perché la limitazione dei diritti e una giusta dose di violenza, non possono essere cattive se vengono usate con l’attitudine del buon padre di famiglia, se le definiamo per legge potere coercitivo di stato, se rendiamo tutto perfettamente legale. Ecco l’eredità, così come l’hanno accolta e capita sindaco, i rappresentanti dei partiti tutti, sindacalisti, associazioni varie, due alpini, arcigay, clero, casalinghe devote, leghisti secessionisti, farmacista e anziani e anche alcuni operai: la legge non è un mezzo per regolare la convivenza all’interno di una comunità, dove il popolo ha sovranità, libertà e autonomia, magari anche autogestione, ma le legge è il fine, a costo di tornare a soffrire, non realizzare desideri, non esprimere un libero pensiero; la legge deve educare a stare dove si è e se la legge è sbagliata ci sarà ancora più onore e gratificazione nel tollerarla, accettarla e rispettarla. E’ come “il palo salva”, “la legge pure” e quindi, se si sono costituiti legalmente, possono condividere le nostre piazze anche Casapound, Forza Nuova e i Nazisti dell’Illinois, se sono in regola non ci si può far nulla, neanche esprimere un’opinione politica lievemente perplessa.

“Ma se i partigiani redivivi avessero chiesto la piazza?” “Eh, dipende: bene se fossero costituiti legalmente tipo ANPI, ma se non la chiedono ai vigili, la pretendono, solo per far polemica, e neanche hanno statuto, referente e sede legale…”25aprile

E quindi il dissenso, la resistenza, oggi non sono più un diritto, un respiro, anticorpi per una governance compromessa, malata, corrotta, ma brandelli di utopia e maleducazione, spolverate di terrorismo e sfascismo. Meglio non ascoltare, far tacere, per il bene di quasi tutti, rappresentanti dei partiti (tutti), sindacalisti, ecc. E qui il Comandante Bruno, forse avrebbe aggrottato un sopracciglio. Chissà cos’avrebbe detto il Comandante a quelli che oggi mi sembrano così vicini alle descrizioni lette su wikipedia, sui testi della resistenza saronnese, nei racconti dei nonni partigiani in quinta elementare, cosa avrebbe detto ai “comitati senza casa”, agli sfrattati e gli sfrattandi che non accettano lo stato di cose. Avrebbe forse detto loro: “Monelli: non tenete conto del fatto che c’è gente che ha lavorato tutta la vita per le sue proprietà; sappiate che i servizi sociali aprono il lunedì, mercoledì e venerdì dalle 10:00 alle 12:00”; ai No Tav, ai No Muos avrebbe detto: “Monelli: un No Tav non è neanche lontanamente accomunabile a un partigiano, perché, perché… perché… insomma, non rompere le balle che tanto non potete capire e poi, i partigiani, come noto, sulla montagna ci eran costretti, ma preferivano il mare, quindi smamma o unisciti al trenino”.

In realtà, forse sarebbe andato a casa della gente di sinistra, sindaco, rappresentanti di partiti da destra a sinistra, sindacati, associazioni varie, arcigay, clero, leghisti secessionisti, farmacisti, operai e anziani e avrebbe spiegato senza troppa solidarietà o moderazione che il fascismo era legale, ma non è stato sconfitto con le carte bollate! Gli avrebbe spiegato che i partigiani erano pochi e combattevano con le poche risorse che avevano, e che dovrebbero essere felici che non si siano allineati alla maggioranza per ragioni di Stato, perché la maggioranza, in Italia, stava coi Savoia, poi coi fascisti e con Andreotti e negli ultimi anni si sa con chi, perché la maggioranza, prima di capire che c’era qualcosa che non andava, ha accettato le guerre coloniali, le leggi razziali, l’entrata in guerra, cioè, un po’ come ora, la maggioranza prende tempo e fa finta di nulla, e si scandalizza pure se qualcuno s’incazza, finché c’è qualcuno che le lanci un osso. E spiegherebbe a questa gente di sinistra che se usa la memoria solo come strumento retorico, tanto vale seppellirla con i corpi di chi l’ha creata. Perché il fascismo c’è, ci sono i CIE, le spese militari, il controllo sociale, lo sfruttamento sul lavoro, la mafia collusa con lo Stato, le grandi opere che devastano il territorio per la ricchezza di pochi, le discriminazioni economiche, razziali, sociali, sessuali, religiose, perché ripetere su un palco “non dovrà più accadere” (alludendo a un futuro astratto e lontano) e non accorgersi che “sta accadendo ora”, fa incazzare il Comandante e piangere Gesù.

Grazie di cuore, quindi, al Comandante Bruno e ai partigiani tutti, quelli che hanno resistito ieri e quelli che continuano a farlo; grazie oggi come allora, perché non accettate la retorica del cambiamento dall’interno, la legge come confine ineluttabile tra ciò che è giusto e ciò che non lo è, grazie a chi non vota né utile né utilitarista, a chi non abbraccia soluzioni facili, soluzioni finali o soluzioni dalle larghe intese, come fossero la fucina per una nuova base costituente. Se l’avessero fatto nel ’43, se avessero lasciato stare, se fossero stati sobri e moderati, oggi non festeggeremmo il 25 aprile, avremmo qualche fascista in più, faremmo qualche grigliata in meno, ma, voglio pensare anche positivo: forse le Ferrovie Nord arriverebbero in orario.