Il Manifesto
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La battaglia per Internet
Interessi e politica dietro il giro di vite della Casa bianca

Riportare l'ordine e punire chi ha bloccato i siti del commercio elettronico. Lo chiedono in molti, ma le azioni dei giorni scorsi hanno voluto colpire la "New Economy"
di E.Man.
da Il Manifesto del 13.02.00


Tutti alla caccia dell'hacker. Dagli Stati uniti, dove con l'aiuto di un tecnico universitario, l'Fbi avrebbe rintracciato uno dei computer da cui sarebbe partito l'attacco dei giorni scorsi, alla Germania, dove secondo il giornale Die Welt sarebbe stata trovata una traccia ricollegabile agli arrembaggi di questa settimana. In Australia il governo propone pene severissime (fino a dieci anni di prigione) per i crimini informatici.

E tutti alla Casa bianca la prossima settimana: il ministro della giustizia Janet Reno, il segretario di stato Madeleine Albright, il potentissimo consigliere per la sicurezza nazionale Sandy Berger. Tutti da Clinton per discutere di hacker e dei modi per proteggere il commercio elettronico da quelli che il presidente ha definito "persone animate da oscuri motivi". Clinton ha avvisato le imprese: "Non aspettatevi soluzioni immediate, ma faremo tutto quello che possiamo". Il portavoce dell'Fbi evita di sbilanciarsi e rifiuta di commentare anche la notizia della "traccia" trovata tra i computer dell'università di Santa Barbara. "Le indagini continuano, stiamo seguendo tutte le piste - ha detto Debbie Weierman - e stiamo parlando con le imprese che hanno subito danni".

Qualcuno, però, sta già guadagnando moltissimi soldi da tutto l'allarmismo di queste ore. Da martedì le vendite di software di protezione e di antivirus sono salite alle stelle, con grande gioia delle imprese che li producono e conseguente immediato aumento del valore delle loro azioni in borsa: la WatchGuard technologies, un'impresa di software di Seattle, ha guadagnato il 60%; altre imprese si sono fermate al 25. E nel loro stesso interesse alimentano la psicosi da hacker. "Abbiamo ricevuto centinaia di e-mail di privati cittadini che temevano di essere stati attaccati - ha dichiarato il portavoce di un'impresa californiana - e abbiamo vednuto il 50% in più del nostro software". Allo stesso modo si moltiplicano le segnalazioni di siti colpiti dai "pirati" della Rete: prima il governo cileno ha avuto la propria pagina web intasata da scritte contro l'aumento del costo dei trasporti e contro il neoeletto presidente Ricardo Lagos, poi la tv satellitare Eurosport, il cui sito è stato coperto con slogan contro la Nato e contro la Cia, ma anche il partito di Haider ha subito danni al proprio spazio virtuale. Dagli Usa alcune piccole aziende di commercio elettronico affermano di aver subito il furto dei codici delle carte di credito dei propri clienti.

Dal Giappone invece arriva la notizia di un progetto finanziato dalla Banca mondiale, assieme alla Softbank corporation, per sviluppare il commercio elettronico anche nei paesi del sud del mondo. Un affare da 500 milioni di dollari di investimento iniziale. La Softbank già possiede azioni in 300 differenti compagnie legate al commercio elettronico. Nonostante l'allarme hacker, dunque, Internet resta la serra ideale per far crescere il commercio transanzionale.

Ma dagli Usa le organizzazioni di difesa dei diritti civili avvertono sul rischio che lo spauracchio degli hacker venga usato per introdurre ulteriori forme di controllo sul materiale che circola in Rete. Il timore è che, insomma, in nome della libertà delle merci e della sicurezza delle transazioni i governi decidano di colpire la libertà delle persone e la circolazione delle idee.

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