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Gli hackers si difendono: non siamo stati noi
da Il Manifesto del 11.02.00


Forse sono stati "i comunisti", forse le stesse compagnie colpite, ma certo non è colpa degli hacker se i più rinomati e frequentati siti Internet statunitensi sono stati paralizzati da un misterioso quanto massiccio attacco. Sono gli stessi pirati telematici di professione a dirlo, su una delle loro più famose pagine web: 2600.com, la rivista culto dei telematici accaniti. "Siamo dispiaciuti per gli attacchi ai siti commerciali, ma non possiamo permettere che si dia la colpa agli hacker", si legge nella home page di 2600.com.

Secondo gli hacker di professione, quegli altri, gli sconosciuti che hanno messo in atto il sabotaggio, hanno scopi ben precisi: "potrebbe essere opera di qualcuno che ha perso i risparmi di una vita nel commercio elettronico, o dei comunisti, o delle stesse compagnie". D'altra parte, scrivono i redattori di 2.600.com, "chi avrebbe i vantaggi maggiori da un'ulteriore diffamazione dell'immagine degli hacker e di una maggiore restrizione della libertà individuale?". Certo, gli autori del sabotaggio non sono per forza dei superesperti perché, spiegano i pirati informatici, non servono particolari abilità da hacker per far funzionare un programma, come è accaduto in questi giorni.

E loro, gli incursori telematici, al loro buon nome ci tengono. Hanno pagine specializzate su Internet nelle quali disegnano la personalità del perfetto hacker. Su www.thefuturesite.com/catman c'è la lista dei libri, il dizionario, la storia e le strategie degli hacker.

Vengono poi indicati i film e riportate interviste ai pirati informatici che aprono ai neofiti le porte della grande rete mondiale.

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