Survivor

Questo è l'inizio
della trascrizione
del messaggio
lasciato sul nastro
della scatola nera
del Boeing 747-400
Volo 2049 dal
dirottatore Tender
Branson, nelle
ore
immediatamente
precedenti il
disastro.

Contiamo di poter
rendere presto
disponibili alcuni
file audio della
registrazione di
quella incredibile
ultima
testimonianza.

Uno, due, tre. Prova.
Uno, due, tre. Prova. Prova.
Forse quest’affare funziona. Non lo so. Neanche so se riuscite a sentirmi.
Ma se ci riuscite, ascoltate. E se state ascoltando, be’, allora quello che avete trovato è la storia di tutto ciò che è andato storto. Questo è il cosiddetto registratore di volo del Volo 2039. La scatola nera, come si dice, anche se è arancione. Dentro c’è un nastro metallico, cioè la registrazione incancellabile di quello che resta. Quella che avete trovato è la storia di ciò che è successo.
E proseguiamo.
Anche se faceste scaldare questo nastro fino al calor bianco, continuerebbe a raccontare esattamente la stessa identica storia.
Uno, due, tre. Prova.
E, se state ascoltando, dovreste sapere da soli che i passeggeri sono a casa. Salvi.
I passeggeri hanno compiuto il loro cosiddetto atterraggio alle Nuove Ebridi. Poi, dopo che siamo rimasti solo io e lui qui in aria, il pilota si è buttato col paracadute. Da qualche parte. In qualche specchio d’acqua. In un cosiddetto oceano.
Continuerò a ripeterlo, ma è la verità. Io non sono un assassino.
E sono da solo, quassù.

E se state ascoltando questa registrazione, dovreste sapere che sono solo, qui nella cabina di pilotaggio del Volo 2039, in compagnia di una gran quantità di quelle bottigliette di vodka e gin in miniatura per la maggior parte vuote, tutte allineate contro il vetro davanti a me, contro il pannello della strumentazione. Dentro la cabina, l’aria condizionata sta cancellando l’odore del cibo avanzato sui vassoi del pranzo, di quello che rimane del pollo alla Kiev e del filetto alla Strogonoff dei passeggeri. Le riviste sono ancora aperte dove la gente le stava leggendo. Con i sedili così, vuoti, si potrebbe far finta che siano tutti andati un attimo al bagno. Dai piccoli auricolari di plastica si sente un sottile ronzio di musica preregistrata.
Quassù, sopra le intemperie, in questa scatola destinata ai posteri che è il Boeing 747-400, ci sono soltanto io, duecento tranci di torta al cioccolato avanzati e un piano-bar di sopra dove, se salgo per la scala a chiocciola, posso servirmi un altro drink.
Dio non voglia che vi annoi con tutti i dettagli, ma è che ho inserito il pilota automatico quassù, finché non finirà il carburante. Il pilota questa cosa la chiama flame out. Un motore alla volta, mi ha detto, ogni motore prenderà fuoco. Voleva solo che sapessi cosa aspettarmi. Poi ha continuato ad annoiarmi con un mucchio di particolari sui motori dei jet, sull’effetto Venturi, su come aumentare di quota aumentando il raggio di curvatura con l’inclinazione dei flap, e su come, una volta andati a fuoco tutti e quattro i motori, l’aereo sarebbe diventato un aliante di 204.120 chili. A quel punto, visto che il pilota automatico sarà programmato per volare in linea retta, l’aliante comincerà a compiere quella che il pilota definisce discesa controllata.
Gli dico che è proprio quel tipo di discesa che mi ci vuole, così, tanto per cambiare. È che voi non sapete quello che ho passato nell’ultimo anno.

I quattro motori sono numerati da uno a quattro, da sinistra a destra.
La parte finale della discesa controllata sarà un volo in picchiata verso il suolo. Questa lui la chiama fase terminale della discesa, quando vai a più di 10 metri al secondo dritto dritto verso il suolo. Questa lui la chiama velocità terminale, la velocità in cui tutti gli oggetti con massa uguale viaggiano alla stessa velocità. Poi ha appesantito il tutto con un sacco di dettagli sulla fisica newtoniana e sulla torre di Pisa.
Mi dice, "Non mi citare, sul nastro, per queste informazioni, è passato molto tempo dai miei ultimi esami".
Mi dice che l’uap, l’Unità Ausiliare di Potenza, comincerà a generare elettricità nel momento stesso in cui l’aereo colpirà il suolo.
"Avrai l’aria condizionata e lo stereo acceso" mi dice, "finché riuscirai a sentire qualcosa."

Così adesso sto volando verso ovest, il pilota automatico a 0,83 mach o a 735 chilometri all’ora, velocità di crociera, e a questa velocità e latitudine il Sole sta immobile, bloccato sempre nello stesso punto. Il tempo si è fermato. Sto volando sopra le nuvole a un’altezza di crociera di 39.000 piedi, sopra l’Oceano Pacifico. Volo verso il disastro, verso l’Australia, verso la fine della storia della mia vita. Volo in linea retta verso sud-ovest finché tutti e quattro i motori non prenderanno fuoco.
Uno, due, tre. Prova.
Una volta ancora, state ascoltando il registratore di volo del Volo 2039.
E a questa altitudine, fate attenzione, a questa altitudine e a questa velocità, con l’aereo vuoto, secondo il pilota ci dovrebbero essere ancora sei o forse sette ore di carburante.
Così cercherò di essere sintetico.
Il registratore di volo registrerà ogni singola parola che dirò qui nella cabina di pilotaggio. E la mia storia non verrà dilaniata in un milione di brandelli sanguinanti e poi bruciata insieme con le migliaia di tonnellate di quest’aereo in fiamme. E, dopo che l’aereo sarà distrutto, la gente farà di tutto per scovare il registratore di volo. E così la mia storia potrà sopravvivere.
Uno, due, tre. Prova.

Io ho urlato di non preoccuparsi e di ascoltare poi la registrazione.
"Allora ricordati" ha urlato. "Ti sono rimaste solo poche ore. E ricordati" ha urlato "non puoi sapere esattamente quando finirà il carburante. C’è sempre la possibilità che tu muoia proprio a metà della storia della tua vita."
E io ho urlato, Bella novità.
E, Dimmi qualcosa che non so.

Così, se state ascoltando l’indistruttibile scatola nera del Volo 2039, potete andare a dare un’occhiata per rendervi conto di dove quest’aereo ha concluso la sua discesa terminale e di quello che ne è rimasto. Dopo aver visto la rovina e il cratere, capirete che non sono un pilota. Se state ascoltando questo nastro, saprete anche che sono morto.
E ho solo poche ore per raccontare la mia storia qui.
Così immagino che c’è forse una possibilità di raccontarla giusta.
Uno, due, tre. Prova.
Il cielo è blu e radioso in ogni direzione. Il Sole è assoluto, e in fiamme e sta proprio qui davanti. Siamo sopra le nuvole, e questo è uno splendido giorno per sempre.
Allora, vediamo di cominciare dal principio. Lasciate che inizi dall’inizio.
Volo 2039, qui c’è la verità su ciò che è successo. Motore.
E.
A titolo informativo, in questo momento mi sento splendidamente.
E.
Ho già sprecato dieci minuti.

© Chuck Palahniuk