Federazione Operai Insubordinati

Ground Zero dell'autonomia diffusa powered by Cooperativa L'Istrice


Lega degli Operai Insubordinati Domenica, 5 Maggio 2019

Domenica 5 Maggio 2019 sarà una data da ricordare. Al termine della prima assemblea, tenuta al Circolo Matteotti (Sestri Levante), giunge la proposta di apporre una targa, "2019: L'anno in cui anarchici ritornano a parlare di lavoro", rendendo concreta l'idea di rimetterci al passo con i tempi, stanchi della separazione crescente, in atto da oltre un secolo, dalla tematica centrale: quella che divide oppressi ed oppressori.

Dignità e coerenza portano a rifiutare il marchio della subordinazione di cui il contratto di lavoro è il suggello. Mai più lavoratori, ma operai autonomi che contrattano opera e servizi. Non più delega sindacale agli unici organismi accreditati presso lo Stato a contrattare il lavoro - ma riappropriazione diretta delle proprie istanze, in una Lega di realtà operaie che si muovono sullo stesso terreno di insubordinazione, solidarietà e mutuo soccorso.

Una sinistra crisi

La fiducia nello Stato sempre nella storia è collegata alle volontà di potere della classe dominante, di cui lo Stato è espressione. La sinistra menzogna si realizza con l'educazione degli oppressi all'appartenenza ad una classe messianica, foriera di rivoluzione. eterodiretta da trite e ritrite avanguardie che teorizzano una base di subordinati, in ottica "comunista", con piena fiducia nell'idea di Stato.

All'assimilazione dei lavoratori alle esigenze del mondo moderno e della lavorazione industriale non c'e' stato nulla di più funzionale che un sol dell'avvenire analogo al paradiso cristiano: guai all'organizzazione autonoma, che tiene alla propria dignità e non accetta la viltà della subordinazione ai padroni delle fabbriche o allo Stato: non sarebbe stato possibile separare l'ambito del lavoro da quello della lotta. China la fronte sotto il giogo del lavoro, alla lotta ci pensa l'organizzazione.

Ma il capitale nel frattempo si evolve, le industrie delocalizzano, e nella mobilità del mondo contemporaneo la pretesa del "lavoro fisso" diviene del tutto surreale ed anacronistica. Nel frattempo la lotta si frammenta in un coacervo di rivendicazioni e simboli divergenti.

L'assuefazione alla vita da salariato porta alla sinistra crisi di astinenza "da subordinazione", tale che vasti strati di popolazione non sanno più che pesci pigliare. Non è semplice; come minimo, c'è da faticare e tirare la cinghia (a chi aborre la fatica, giggino concede il reddito di cittadinanza, ma il prezzo da pagare è la propria dignità).

La soluzione è interna al problema. Ma occorre per prima cosa identificare quale sia, il problema, e smettere di cercarlo al di fuori di se. Smettere di dargli falsi nomi.

Comunismo, Fascismo, Anarchismo, Islamismo, Capitalismo sono fumo negli occhi degli oppressi, catalizzatori efficienti nel tenere sotto scacco intere popolazioni.

Occhi per non vedere, bocche per non parlare, orecchie per non sentire: nella rissa tra ideologie la tecnologia di massa amplifica il trionfo dell'incomunicabilità al servizio dei padroni.

Rivoluzionario è quel gesto che rompe, almeno per te, il cerchio chiuso della coazione a ripetere. Cessare l'adesione alla società di massa. Costruire la propria rete di relazioni e federare insieme le diverse istanze sara' l'unico cammino fuori dal pantano senza uscita in cui siamo invischiati.