Gli accordi di San Andrès.
16
febbraio 1996. Il
Governo Federale, una commissione parlamentare formata da deputati e da
senatori di tutti gli schieramenti politici e l’EZLN firmano nel municipio
chiapaneco di San Andrés Larràinzar quattro documenti noti come "Accordi
di San Andrés". In essi il Governo messicano riconosce che:
· "i popoli indigeni sono stati oggetto di
assoggettamento, disuguaglianza e discriminazione, che hanno determinato una
situazione strutturale di povertà, sfruttamento ed esclusione politica";
· "per superare
questa realtà sono necessarie nuove iniziative radicali, sistematiche, partecipative
e convergenti da parte del Governo e della società, comprese le stesse comunità
indigene";
· "è necessaria la
partecipazione dei popoli indigeni affinché siano attori fondamentali delle
decisioni che riguardano la loro vita e riaffermino la loro condizione di
messicani…che hanno conquistato di diritto;
· "questa nuova
relazione deve superare la tesi dell’integrazionismo culturale per riconoscere
i popoli indigeni come nuovi soggetti di diritto, nel rispetto delle loro
origini storiche, delle loro richieste, della pluriculturalità della nazione
messicana e degli accordi internazionali sottoscritti dal Messico ".
Per effetto degli
Accordi di San Andrès, si stabilisce che gli indigeni messicani potranno decidere la loro forma di governo e i loro
modi di organizzazione politica, sociale, economica e culturale, con impegno
per lo Stato federale di:
· allargare la partecipazione e la rappresentanza
politica degli
indigeni a livello locale e nazionale;
· dare impulso a riforme politiche e legislative;
· riconoscere i diritti
politici, economici, sociali e culturali degli indigeni;
· assicurare il loro
pieno accesso alla giustizia davanti agli organi statali;
· riconoscere i loro
sistemi normativi interni per la soluzione dei conflitti così come le loro peculiari
forme di organizzazione con l’obiettivo di includerle nel diritto positivo del
Messico;
· promuovere le loro
manifestazioni culturali.
In buona sostanza con
gli Accordi di San Andrés il Governo federale si era
impegnato ad assicurare
istruzione e formazione, a garantire la soddisfazione dei bisogni primari, ad
incentivare la produzione e l’occupazione ed a tutelare gli indigeni migranti,
prevedendo, infine, una riforma della Costituzione Federale e dell’ordinamento
giuridico per garantire alle comunità:
· lo status di soggetti di diritto pubblico;
· il diritto dei
municipi con popolazione a maggioranza indigena ad associarsi liberamente;
· la partecipazione
indigena alle attività di governo;
· la garanzia che nelle
legislazioni dei singoli Stati sarebbero state stabilite la libera
determinazione e l’autonomia dei popoli indigeni.
Niente di tutto questo
è stato attuato.
La Ley indigena
ovvero la legge truffa.
25-28
aprile 2001. Malgrado l’EZLN
avesse accettato la proposta di legge indigena elaborata dalla COCOPA, senza
apportare modifiche per non frustrare i risultati di un negoziato annoso e
difficile, Vicente Fox lascia che i senatori modifichino il progetto di legge
fino a deformarlo sostanzialmente.
La nuova Legge
indigena viene approvata dal Senato e dalla Camera dei Deputati e lo stesso
Presidente Fox si affretta a complimentarsi per il lavoro svolto.
Il
cambiamento in peggio
In realtà, si tratta
di una legge-truffa che vanifica il progetto
della COCOPA e tradisce gli impegni ratificati da entrambe le parti
negli Accordi di San Andrès e, per rendersene conto, è sufficiente una breve
scorsa dei suoi contenuti essenziali.
Il diritto alla libera
determinazione degli indigeni, già previsto nella Convenzione n. 169
dell'Organizzazione Internazionale del Lavoro e ratificato negli Accordi di San Andrès attraverso
il riconoscimento delle comunità indigene come soggetti di diritto pubblico,
viene stravolto dalla nuova legge, che si limita a definire le comunità
indigene come "entità di interesse pubblico" con la conseguenza che
queste non potranno decidere in modo autonomo il loro destino e nemmeno
amministrare direttamente le loro risorse naturali, spettando questo diritto
solo allo stato.
Negli Accordi di San
Andrès veniva data grande importanza
alla capacità di autorganizzazione delle comunità e dei municipi
indigeni, dei quali veniva garantita la libera associazione, tra l’altro,
attraverso forme di rimunicipalizzazione di alcune zone a
forte prevalenza di nativi. Nella
legge indigena, invece, non sono stati previsti municipi autonomi ma
solo governativi, all’interno dei quali possono esserci rappresentanti degli
indigeni, e in nessun modo è stato
affrontato il tema della rimunicipalizzazione dei territori.
Negli Accordi di San
Andrès veniva preso in considerazione il territorio abitato dalle popolazioni
indigene come il loro habitat
naturale, che doveva essere pertanto salvaguardato come un tutt’uno con le stesse. Conseguentemente, veniva
riconosciuto alle popolazioni indigene il diritto di sfruttamento diretto delle
risorse naturali e l’uso collettivo delle terre incolte. Con la legge indigena,
invece, il termine habitat è
stato sostituito con quello di “luoghi che abitano i popoli indigeni”, dando
così prevalenza ai diritti di uso e sfruttamento del territorio da parte di
terzi rispetto a quelli vantati da secoli dalle popolazioni maya.
La Legge indigena ha,
infine, riservato la medesima sorte di ridimensionamento ai sistemi di
consuetudine normativa che regolavano da sempre la vita sociale degli indios,
che ora sono stati declassati a semplici costumi e usi di interesse
etnografico.
Il mancato rispetto
delle promesse e l’approvazione di una legge che stravolge il progetto
elaborato dalla COCOPA riducono nuovamente a zero tutti gli sforzi compiuti.
Nonostante il successo in termini di mobilitazione di grandi masse popolari
(contadini, operai, studenti, intellettuali) della "Marcia per la dignità
indigena" e l’eco suscitata a livello internazionale, la "legge truffa"
viene inviata ai Governi degli Stati per
la sua ratifica e, infine, promulgata.
L’entrata in vigore di
questa legge sancisce la rottura del dialogo per la soluzione pacifica del
conflitto e da allora l’EZLN si è chiuso
in un significativo silenzio di protesta.
Da subito viene
denunciata l’illegalità e l’incostituzionalità della "ley indigena"
approvata e, in questo contesto, nell’ottobre 2001 viene assassinata
l’avvocatessa Digna Ochoa, che si era distinta per la sua strenua difesa dei
diritti civili.
Settembre
2002. La nuova legge indigena
viene convalidata dalla Suprema
Corte de Justicia
de la Nacion (SCJN) che rigetta tutti i ricorsi presentati dalle
associazioni indigene.
Preso atto della
situazione, l’EZLN permane nel suo
silenzio, mentre prendono forma i grandi progetti macroeconomici del governo:
il “Plan Puebla-Panama” (PPP) e le iniziative nell’ambito dell’ALCA (Area de
Libre Comercio de las Americas).