Il contenuto di questa tesi può essere utilizzato e diffuso in ogni modo possibile, sempre al di fuori di ogni logica di profitto. Se ti viene in mente di migliorare, ampliare, correggere questo lavoro, sei calorosamente invitato farlo, ed avrai tutta la nostra stima.
Ceruti Roberto
Via Ines Negri 62/2
17012 Albissola Marina – SV
e-mail: normanaffranti@libero.it
Francesco Alunni
DO IT YOURSELF
UN’INDAGINE SU UN CASO DI CONTROCULTURA UNDERGROUND IN ITALIA
Presa di coscienza,
Salvatore Raimondo.
PAROLE DA UN PORTALE DIY ITALIANO:http://diy.mianonna.it
Il diy è un modo di stare al mondo. Significa porre l'accento sul piacere di autogestire le proprie attività, al di la dei soldi, della fama, al di la di tutto quel sistema di valori che trova piena realizzazione soltanto in un supermercato. Riscoprire il significato di creare per il piacere di farlo, o prendere qualcosa di già fatto e modellarlo, adattarlo, ricostruirlo o distruggerlo per poi ricrearlo con nuova linfa, ritrovare il contatto manuale con le cose appena fatte per conoscerne anche l'anima. Diy. In italiano di solito si parla di autoproduzioni. Per noi è qualcosa di strettamente legato all'esperienza dell'autogestione, alla sperimentazione di modi diversi di affrontare la realtà. Un approccio che non giudica in base ai criteri di vincenti o perdenti, di tanti o pochi soldi, ma dà peso alle relazioni tra le persone, allo sbattimento che c'è dietro anche alle autoproduzioni più modeste, all'attitudine che le anima e le rende carne e sangue in un mondo di illusioni e plastica.
Sta da un po' di tempo nascendo l'idea di creare un portale delle autoproduzioni italiane, inventarsi un luogo dove sia facile reperire informazioni su gruppi musicali, produzioni video o altro, concerti, appuntamenti e festival... Secondo il nostro modo di vedere dovrebbe facilitare il lavoro di chi ha questa attitudine e non dispone degli scintillanti mezzi commerciali o, soprattutto, non ha voglia di usarli. Potrebbe però anche essere uno strumento per intessere reti e rendere l'incontro con il mondo del diy meno fortunoso e più facile.
Abbiamo iniziato a parlarne faccia a faccia durante il DIY festival 2006 di Torino, continuiamo a ragionarne attraverso una lista di discussione ( left@inventati.org ), ma ci sono ancora tanti nodi da sciogliere (quali servizi sarebbe importante offrire? dare la possibilità di far scaricare musica, video e altre produzioni? come? ). Non intendiamo insomma "calare dall'alto" un progetto già confezionato e aspettare che venga utilizzato: non ci piace dividere il mondo in utenti e fornitori di servizi, ci piace di più il vecchio concetto dell'autogestione che chi ha bisogno di qualcosa si ingegni a costruirsela.
Potete...
Iscrivervi alla maling-list: https://autistici.org/mailman/listinfo/left
Dare un'occhiata al wiki dove stiamo iniziando a scrivere i testi e a coordinarci praticamente: http://diy.mianonna.it/
Tenere d'occhio la pagina che ospiterà il portale: http://www.autistici.org/diy/
Passare da uno di questi incontri dove coglieremo l'occasione per riparlarne: http://diy.mianonna.it/index.php/Incontri
Scriverci anche semplicemente per dirci: "bella questa cosa che avete pensato! Adesso non abbiamo tempo di aiutare, ma chissà in futuro.." (l'indirizzo e' sempre left@inventati.org ).
PICCOLA NOTA DELL’AUTORE
Sono nato 25 anni fa a Fano, una piccola cittadina marittima adagiata sulla costa adriatica, nella provincia di Pesaro, dove di punk e hardcore non si chiacchiera nemmeno tra ragazzi, e dove i miei coetanei programmano trasferte da “febbre del sabato sera” nelle vicine discoteche romagnole ogni fine settimana. Il primo incontro con il mondo del Do It Yourself l’ho avuto pressappoco nella seconda metà degli anni ’90, grazie ad un collettivo (se così si può definire!) operante allora che portava il nome di Indie Love: vi erano coinvolte persone appartenenti alle prime band della mia zona affini a questa mentalità, ovvero Altro, Sprinzi, Eversor ed altre ancora, che avevano voglia di creare qualcosa di concreto e stimolante dalle nostre parti, e per me c’è stato solo da guadagnarci. Indie Love per un paio di infuocate stagioni riuscì a portare sul palco del piccolo c.s.a. Oltrefrontiera di Pesaro e in altri locali della zona alcune delle migliori band del circuito punk/hc mondiale di allora (e non solo!), ed io, ragazzino minorenne che mi spostavo ancora in motorino da città a città, impazzii davanti ad esibizioni mozzafiato di gruppi come Avail, Botch, Grade, The Get Up Kids e compagnia bella, così come mi impressionarono concerti di bands italiane di cui tanto poco si sentiva parlare in giro: Kina, Tempo Zero, By All Means, Encore Fou, e tantissime altre che riuscirono a gravitare dalle mie parti in quel periodo, incontrandosi con la mia curiosità appena sviluppata per questo tipo di suono ed ambiente. Con il tempo e con le esperienze che si moltiplicavano si è alimentata in me la voglia di vivere a fondo l’esperienza nel mondo DIY, e passo per passo ho cercato di diventarne parte attiva, nonostante dopo l’esperienza Indie Love tutto quello che di bello si era creato nella mia zona sembrasse completamente scomparso: al giorno d’oggi mi trovo ad aver portato avanti una band post-hc per sei anni (Slight, di Pesaro), con cui ho inciso alcuni dischi e suonato un po’ nelle varie realtà autogestite italiane, ed a collaborare all’organizzazione di concerti in un attivo centro sociale del centro Italia. Inoltre, da poco tempo, gestisco assieme a due cari amici una piccola etichetta che si occupa di sole coproduzioni DIY, dal nome lebowskiano di Piccole Speranze, e non è detto che non abbia voglia di fare altre cose, vedremo andando avanti…
Per quanto riguarda questo lavoro, si tratta della tesi di laurea da me discussa all’Università degli Studi di Perugia nel novembre del 2005, con la quale sono diventato Dottore in Scienze della Comunicazione (…come se questa cosa mi avesse cambiato l’esistenza!), tesi scritta sotto la guida della mia relatrice Cristina Cristofori, docente di Metodologia delle Ricerche Sociali.
Sono sicuro che molti di voi la potranno trovare un po’ ingenua o superficiale, ma è da considerare che non si tratta di un lavoro realizzato per essere usufruito da persone pratiche di Do It Yourself e autoproduzione, bensì da una commissione di docenti universitari, fondamentalmente estranea ai concetti di autogestione, controcultura o punk. Per questo il mio intento è stato quello di essere semplicemente il più didattico possibile, come se avessi dovuto tenere una sorta di breve lezione sul DIY davanti ad un alieno. Questo lavoro non vuole essere un’enciclopedia o una guida ad una determinata sottocultura, ma punta solo a descriverne, in buona parte, le connotazioni e gli intenti generali. Sperando di aver fatto una cosa che possa essere utile ed interessante per qualcuno, vi auguro buona lettura: per quanto mi riguarda, scrivere per qualche mese di autogestione e autoproduzione è stato sicuramente il modo più piacevole per trascorrere un periodo duro come quello della preparazione della tesi di laurea.
Francesco Alunni
In poche righe cercherò di spiegare le motivazioni che mi hanno spinto ad affrontare questo progetto di artigianale e ben poco professionale editoria.
Ho ritenuto interessante provare a dare visibilità e consistenza a questo lavoro sull’autoproduzione non tanto per il suo contenuto relativo all’inquadramento storico ed all’analisi sociologica del fenomeno, ma per la sua forte contestualizzazione nel periodo attuale. Infatti, attraverso un’indagine empirica costituita da numerose interviste, questa tesi realizza una sorta di piccolo censimento, una mappa, seppur approssimativa, delle realtà che tentano di vivere attivamente e di espandere il concetto di DIY in Italia, ognuna con le proprie possibilità e con le proprie modalità di azione, realizzazione e distribuzione. E’ vero che la situazione che se ne deduce è ben lungi dall’essere dettagliata ed esaustiva, e che le etichette attive nel campo delle autoproduzioni sono molte di più di quelle qui considerate, ma questo lavoro deve essere visto come un punto di partenza, uno strumento per conoscere qualcosa di più su alcuni nodi di una rete vastissima ed in continuo divenire. Quello che mi auguro è che queste pagine possano non rimanere ferme, ma mantenersi in movimento ed espansione, grazie a nuovi contributi che ne garantiscano una continua attualità ed una sempre maggiore ricchezza e precisione. Se credo sia importante guardare alle esperienze del passato, evitandone comunque l’idealizzazione e la visione nostalgica ed autoreferenziale, ritengo altresì fondamentale conoscere la situazione attuale del nostro panorama DIY, e ad essa riconoscere la dovuta vitalità e capacità di portare avanti i valori e l’etica che da sempre contraddistinguono, senza mai inscatolarlo, questo movimento. E’ la consapevolezza del presente che permette di creare nuovi percorsi, nuove vie di comunicazione dove far muovere idee ed oggetti in modo sempre più coordinato ed efficace.
Ho scelto di stampare e di rilegare in casa questo lavoro, dandone alla luce solo poche copie per volta, proprio per non volerne prevedere una versione definitiva e poterlo così arricchire o modificare con il passare del tempo. I contenuti e la struttura rispecchiano fedelmente quelli della tesi discussa da Francesco Alunni: il mio lavoro di editing si è rivolto ad una correzione del testo, unitamente ad un’operazione di sintesi, effettuate per permetterne una maggiore leggibilità. In fase di impaginazione ho introdotto alcuni disegni inediti, creati per l’occasione da persone attive nel movimento delle autoproduzioni, che volevo calorosamente ringraziare, insieme a tutti coloro che mi hanno aiutato a portare a termine quest’esperienza, anche solo facendomi coraggio nei momenti in cui credevo di non avere l’energia ed il tempo per riuscirvi.