Come risultato della massiccia mobilitazione in prigioni di Korydallos, Malandrino e Chania, un rappresentante del Ministero di Giustizia ha incontrato i rappresentanti dei detenuti del carcere di Korydallos (l’intera prigione è stata occupata dai prigionieri per ben 5 ore), che ha promesso che lunedì si svolgerà un’altra riunione per esaminare la domanda del nostro compagno. I prigionieri hanno concluso l’occupazione avvertendolo che reagiranno nuovamente se la richiesta del compagno non sarà soddisfatta.
Ntinos si trova adesso in carcere di Larissa e ha annunciato che intensificherà il suo sciopero della fame con lo sciopero della sete da domenica 25/02/2018. Ha pubblicato anche una lettera sulla sua lotta.
La lettera del compagno:

ANCORA VIVO…
Attualmente mi trovo nel carcere di Larissa, dopo l’operazione di polizia effettuata dalle forze speciali di polizia (EKAM) stamattina all’alba nella prima sezione del carcere di Korydallos, dove sono stato trasferito per motivi di processo. Gli sbirri hanno invaso la mia sezione e la mia cella, mentre io ero costretto a letto come scioperante della fame dopo un momento di svenimento che ho avuto verso sera, e mi hanno portato fuori dal carcere mentre mi picchiavano, per buttarmi poi nel veicolo per trasferimento prigionieri. A questo punto ho resistito più che ho potuto mentre esigevo i miei oggetti personali (scarpe, vestiti, medicine ecc.) che non ho mai ricevuto. Non mi hanno permesso neanche di prendere una bottiglia di acqua che avevo in cella, benché sapessero che la mia salute era in cattive condizioni a causa dello sciopero della fame. Per quanto mi riguarda, devo dire che il tentativo degli ambienti autoritari di piegare il morale sarà inutile…

“Nel momento in cui uno si impegna a fondo, anche la provvidenza allora si muove” Johann Wolfgang von Goethe

“Reprimono il desiderio solo quelli che lo hanno tanto debole da poterlo reprimere” William Blake

Innanzitutto, la mia cattura non ha implicato la mia sconfitta morale e politica. Finché mi reggo sui miei piedi e finché respiro con i miei polmoni, i miei valori e miei principi non sono negoziabili, perché nessuna prigione e nessun “esilio” fermerà la mia decisione di rivolta contro il potere. E questo messaggio è una promessa a tutti i compagni.

Ma sembra che solo la mia detenzione, come la mia pesante condanna, già annunciata dalle autorità inquirenti (gli atti di accusa dicono che gli atti di cui sono accusato sono punibili con l’ergastolo) non bastano al potere. L’autorità vuole inoltre privarmi della mia libertà fisica, impormi un “esilio” informale. Perciò, il P.M. Raikou invece di ordinare la mia detenzione nel carcere di Korydallos, dove ogni persona arrestata ad Atene viene detenuta in attesa del processo, mi ha “esiliato” nel carcere di Larissa. Un “esilio” che è volto a:

Primo, ad allontanarmi dai miei amici e parenti, rendendo le loro visite praticamente impossibili, forzando i miei pareti ad attraversare enormi distanze attraversando metà del paese, affliggendoli fisicamente ed economicamente solo per vedermi alcuni minuti attraverso un vetro.

Secondo, ad alienarmi da un complesso ed enorme fascicolo relativo al caso che mi mantiene in carcere, dato che gli avvocati non sono in grado di venire fino a Larissa per mantenere una frequente e ininterrotta comunicazione con me. Inoltre, la stesso carattere del fascicolo (migliaia di pagine in formato elettronico, video ecc.) rende impossibile anche dopo tanti mesi l’accesso dal carcere di Larissa dato che questo non possiede un’attrezzatura adeguata.

Terzo, a sorvegliare, controllare e severamente limitare la mia comunicazione con altri prigionieri anarchici e compagni solidali, nel tentativo di isolarmi.

Infine, di condannarmi in pratica prima del processo in uno stato di oblio, “dimenticato nel deposito di prodotti umani difettosi e superflui”… Questa pratica dell’autorità non è senza precedenti. Purtroppo, la sua rigorosa attuazione da parte dello Stato greco era evidente durante i due anni 2010-2011 quando l’ondata di soppressione, sfociata in arresti di decine di anarchici, è stata seguita dalla loro dispersione nelle carceri di tutta la Grecia, nonostante il fatto che erano accusati di stessi fatti. Un manuale di questa pratica era rappresentato dal metodo repressivo anti-insurrezionale applicato da altri Stati, come ad esempio dalla Spagna, dove i combattenti dell’ETA venivano trasferiti a 700 chilometri dai Paesi Baschi per non avere visite in carcere o comunicazioni tra di loro.

Nel mio caso “l’esilio” informale (senza essere l’unico avvenuto recentemente) mi sembra essere un test dell’autorità in vista del nuovo Codice Penale, come se fosse in qualche modo un prerequisito per qualche sua disposizione. In particolare, l’autorità riapre il tema delle condizioni di detenzione speciale per i prigionieri anarchici. Non sono passati molti mesi da quando il segretario delle politiche anti-criminalità del Ministero della Giustizia, Eftihis Fytrakis, dichiarò che “nessun anarchico tornerà nel carcere di Korydallos”. Oggi il mio “esilio” in Larissa, domani sezioni speciali per tutti i prigionieri politici e insubordinati. Naturalmente, l’esperimento sopramenzionato si basa sul misuramento delle nostre reazioni, e soprattutto sui riflessi anarchici fuori dalle mura e dei movimenti solidali con le lotte dei prigionieri.

Non è una coincidenza neanche il fatto che il mio trasferimento in Korydallos per essere processato per un altro caso (un arresto negli scontri con la polizia dopo una manifestazione anti-memorandum 11 maggio 2011) sia avvenuto proprio 1 giorno prima del processo! Questo è indicativo di procedura accelerata che vogliono implementare nel mio caso, dato che ci sono pressioni politiche da alti livelli di Dominio e dato che la loro “giustizia” funziona a richiesta…

La risolutezza etica di chi abbandona e attacca le strutture di potere è una percezione, un momento in cui si assaggia la bellezza dei compagni e la miseria di obbligo e sottomissione. “Mi ribello, dunque sono” è una frase di Camus che non smette mai di affascinarmi come solo una ragione di vita può farlo. Di fronte ad un mondo che presenta l’etica come uno spazio di autorità e legge, penso che non esiste altra dimensione etica all’infuori della rivolta, del rischio, del sogno. La sopravvivenza in cui siamo confinati è ingiusta perché brutalizza e abbruttisce.” Massimo Passamani

Per tutti questi motivi, MI RIFIUTO di accettare passivamente lo stato di “esilio” e il trasferimento-sequestro improvviso. Rimango fieramente in rivolta contro queste macchinazione con parole e azioni. Perché la mia profonda convinzione è che le nostre azioni e l’atteggiamento non dovrebbero trovarsi intrappolate nel dipolo repressione-anti-repressione, ma dovrebbero permeare ogni aspetto del nostro essere, che le mie azioni adesso siano un altro squillo di attacco volto ad aprire crepe di libertà nelle multiple e multiforme celle della società carceraria. Un attacco, un prodotto di ribellione, il quale se non succede oggi, non sarà mai un’opzione futura…

Il fatto che io sia un prigioniero di guerra della Repubblica Ellenica non significa che lascio la mia dignità all’entrata del carcere e che per questo cado in ginocchio. Al contrario, nel carcere, nel cortile, nella cella, nel veicolo per trasferimento prigionieri preservo la mia pura passione per la libertà, ogni singolo gesto di solidarietà, ogni atto di complicità rivoluzionaria che abbassa i muri del carcere e una decisione di lottare per l’anarchia FINO ALLA FINE.

Per questo, dal 21/02/2018 sono in sciopero della fame esigendo che il mio trasferimento nel carcere di Korydallos sia formalizzato e il mio stato informale di “esilio” interrotto. La prima richiesta di trasferimento che ho depositato dalla mia prima settimana in carcere è stata rifiutata, confermando la decisione dell’autorità di mettermi in un “quarantena politica” nel carcere di Larissa per essere dimenticato qui. Ma la potenza e la volontà di continua ribellione anarchica sono capaci di rovesciare ogni decisione di coloro che pensano di poter governare le nostre vite senza nessun prezzo. Nessun nemico della libertà è inaccessibile e nessun compagno detenuto è solo…

Annuncio anche che da domani, domenica 25/2, inizierò uno sciopero della seta come un’inasprimento dello sciopero della fame che sto già conducendo. Ringrazio dal profondo del mio cuore migliaia di prigionieri del carcere di Korydallos che hanno oggi dimostrato quando loro feriscono e offendono un detenuto, hanno ferito e offeso tutti noi. Insieme vinceremo. Questa forza mi dona la forza per raggiungere la fine e vincere la battaglia che sto conducendo.

MENTE, ANIMO E CORPO SEMPRE IN LOTTA

IN SOLIDARIETÀ CON TUTTI I PRIGIONIERI POLITICI IN GRECIA

FORZA AI MIEI FRATELLI E SORELLE IN CILE E IN ITALIA

FORZA AGLI ANARCHICI CHE AFFRONTANO LA MANIA REPRESSIVA DELLO STATO RUSSO

LA RAGIONE APPARTIENE A QUELLI CHE SI RIVOLTANO

VITTORIA AI DETENUTI IN LOTTA

CONTRO IL NUOVO CODICE PENALE

Konstantinos Giagtzoglou
24/02/2018