Lettera di Pol, anarchico prigioniero dell’Operazione Piñata
Ciao compagni, compagne ed affini.
Vorrei trasmettere qualche parola all’esterno in quanto anarchico, e ritenendo valide le numerose posture e visioni che l’anarchismo può adottare, poiché hanno tutte uguale validità nel momento in cui cercano la distruzione del potere, dell’autorità e dello Stato. Credo che in ciò stia la bellezza delle nostre idee e, secondo me, tutte queste vie possono convivere e confluire nella ricerca della tanto desiderata liberazione totale.
Voglio esprimere il mio odio, il mio disgusto ed il mio disprezzo per tutto ciò che include lo Stato, il potere, l’autorità e in particolare lo strumento di annichilimento chiamato carcere, che usa l’isolamento come uno dei suoi principali strumenti.
Ho sempre difeso l’idea che gli anarchici debbano prepararsi e considerare il fatto che in ogni momento possa arrivare il giorno in cui devi andare in carcere e, secondo me, è una cosa logica, perché se cerchi di distruggere lo Stato, questo proverà a incarcerarti per annullarti, paralizzarti e distruggerti. Nonostante tutto, non ci riusciranno. Comunque, se per una ragione o un’altra non ti tocca, meglio per tutti.
Vorrei aggiungere che sto bene fisicamente e mentalmente. Continuo a pensarla come prima di entrare e, se fosse possibile, mi sento ancora più convinto delle mie idee, con la testa ben alta e orgoglioso di quello che siamo. Sono come mi comporto e mi relaziono nella teoria e nella prassi, facendo sempre autocritica per poter continuare a crescere, poiché non si smette mai di imparare e, con quello che ho appena detto, non mi sento né migliore né peggiore di nessun’altro.
Voglio trasmettere forza e coraggio ai compagni, alle compagne ed agli affini, e dirvi con tutta la forza e la rabbia che ho che l’unico cammino è la lotta. Con questi colpi, la repressione vuole spaventare e paralizzare l’area anarchica ed i suoi ambienti perché si faccia solo lavoro di assistenza a quanti colpiti dalla repressione . Non permettete che accada e rimanete fermi nei vostri progetti, e non esitate a continuare a dire quello che siete e pensate.
Fino ad ottenere la vera liberazione totale! Che la solidarietà non sia solo parola scritta!
MORTE ALLO STATO E VIVA L’ANARCHIA!
Nel Centro Penitenziario Soto del Real, primavera del 2015

testo in originale in spagnolo su CONTRAMADRIZ