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Spinti da un senso di ribellione e da un rifiuto dichiarato e da un sincero rigetto verso tutti i meccanismi di controllo, tra cui il sistema carcerario, noi, individui anarchici e libertari , nella nostra condizione di prigionieri rapiti dal governo messicano, abbiamo deciso di esercitare uno dei pochi strumenti di lotta che possiamo effettuare da dentro: lo sciopero della fame a partire da oggi, 1 ° ottobre, un anno dopo gli arresti del 2 ottobre 2013, 10 mesi dal sequestro di Fernando Barcenas e 9 mesi da quello di Amelie, Carlos e Fallon.

Per noi lo sciopero non è sinonimo di debolezza, tanto meno cerchiamo di cadere in atteggiamenti vittimistici, lo intendiamo invece come un’alternativa di lotta che consideriamo propizia ad agire in una logica di protesta e disobbedienza alla reclusione dei nostri corpi e contro l’umiliazione, isolamento e frustrazione che si manifestano nell’essere reclusi in questi centri di terrore. Abbiamo deciso di agire piuttosto che accettare il carcere come “normale”.

Lo Stato si propone di formare cittadini docili e servili per mantenere l’ “ordine sociale” stabilito e quindi in grado di sostenere la struttura della produzione capitalistica a solo vantaggio della classe dominante. Le carceri hanno un ruolo fondamentale nel plasmare questi buoni cittadini. E’ la società borghese che in realtà ha bisogno di prigionieri per funzionare.

Rifiutiamo il presunto ruolo di reintegrazione che il carcere possa portare alle nostre vite. Non solo non la consideriamo utile, ma è molto nociva. Per questo abbiamo deciso di continuare con la nostra lotta per distruggerlo, iniziando con piccoli atti di rifiuto e ignorando la sua influenza sulle nostre vite.

Dichiariamo questo sciopero della fame indefinito, senza alcuna richiesta o domanda. Non cerchiamo miglioramenti in carcere o nelle nostre condizioni, si tratta semplicemente di ignorare il suo ruolo nella nostra vita, agendo in coordinamento ed in solidarietà.

Nella nostra azione appoggiamo la protesta del 2 ottobre a 46 anni dal genocidio di Tlatelolco, senza dimenticare ne perdonare, in guerra fino alla fine dell’oppressione.

Non smetteremo mai di aspirare alla nostra libertà.

Noi non abbandoneremo mai la lotta per questa!

Jorge Mario García González (Torre Médica del Reclusorio Tepepan)

Carlos López “El Chivo” (Reclusorio Oriente )

Fernando Barcenas Castillo (Reclusorio Norte)

Abraham Cortes Ávila (Reclusorio Norte)

FONTE CNA MEXICO TRADUZIONE CROCENERA