(Scritto circolato in Cile e sui siti di contro informazione internazionale dopo l’ attentato al metrò di Santiago, precedentemente al testo rivendicativo uscito il 18 settembre)

Veniamo dagli attacchi ai commissariati, caserme di polizia e carcerieri, ai centri di divertimento dei potenti, alle chiese e le istituzioni dello Stato-capitale. Abbiamo fabbricato ordigni esplosivi, sappiamo utilizzarli e conosciamo le conseguenze al momento dell’agire, veniamo dalla logica e le pratiche della cospirazione da anni.
Ci siamo organizzati in modo informale, senza capi e rivendicando l’autonomia, forgiando le reti clandestine che la repressione non riuscirà a rilevare. Noi continuano, perché non abbiamo mai smesso …
Per quanto riguarda l’ordigno esploso nella metropolitana, che ha causato diversi feriti tra i passanti, senza essere giudici, esponiamo e difendiamo la nostra posizione.
Nelle azioni che noi abbiamo perpetrato, nella complicità che abbiamo materializzato, negli attacchi che altri compagni hanno fatto, che non conosciamo personalmente ma con cui abbiamo condiviso anonimamente il cammino di azione diretta è sempre stato identificato chiaramente il nemico.
Nemico è chi detiene il potere o si arma in sua difesa, diventando bandiera e bersaglio degli attacchi, ma non chi approva o passivamente soccombe al dominio.
Noi non siamo parte della cittadinanza perché essa si sottomette e perpetua l’ordine, e non equipariamo il popolo con il potente, e gli schiavi con i padroni. Non è il popolo in generale, o qualsiasi passante l’obiettivo delle nostre azioni.
Intendiamo l’attacco e l’auto-difesa come un atto che sfida e cerca di colpire tutti gli apparati che vogliono sottometterci, e allo stesso momento ci proteggiamo e ci ripariamo contro l’avanzata di qualsiasi forza repressiva, indipendentemente dall’uniforme che indossano.
Chi decide di usare la violenza per difendere il territorio dei potenti, si pone nel campo di battaglia e deve assumersi le conseguenze, ma questo, come hanno già detto altri compagni da queste parti, non è una lotta alla cieca, senza aver chiaro chi si colpisce.
Non ci si può affidare al caso sulla possibilità che possa circolare un potente o un qualsiasi civile, i colpi dell’azione trasgressiva sono sicuri e sanno riconoscere tanto l’obiettivo quanto la struttura del potere e repressione ed i soggetti che la detengono.
E’ lo Stato e le sue politiche di Terrore che considera la vita come semplici numeri nelle statistiche delle sue quote di potere, e per questo avanza divorando e schiacciando impassibile, e noi prendiamo le distanze da questo nelle proiezioni e le idee, ma soprattutto nella pratica, che indubbiamente siamo diversi. Questo non deve lasciar spazio ai dubbi.
Desideriamo e agiamo per la distruzione e combattiamo il nemico, ci armiamo di mezzi per raggiungere questo, usiamo e rivendichiamo l’uso della violenza per affrontare le autorità, ma i nostri colpi non tentano di causare danni a chi transita semplicemente nella città . Ciò significherebbe che qualsiasi persona, solo per il fatto che circoli è complice e collaboratore del potere di potere, senza aver assolutamente alcun fondamento per sostenere le motivazioni. Quelle non sono le nostre forme, né il fine, né l’orizzonte del cammino dell’azione diretta che pratichiamo da anni.
Così come non trascuriamo la nostra sicurezza nell’agire – imparando dalle proprie tecniche l’avanzata del nemico – non tralasciamo al caso la sicurezza di coloro che possono aggirarsi intorno ai nostri obiettivi dell’attacco. Quindi non confidiamo o deleghiamo nel buon lavoro del nemico la salute di qualsiasi civile, tanto meno nell’evacuazione o chiusura della zona. Non siamo indifferenti al dolore o ai danni che può subire qualche passante.

I cittadini non dovrebbero temere le nostre azioni, ma il terrore dovrebbe esserci per la miseria della vita imposta dallo Stato attraverso ciascuno degli ingranaggi che costituiscono la sua macchina distruttrice, per la polizia dal grilletto facile, il criminalizzare qualsiasi comportamento che è fuori dagli schemi fissi della loro normalità, per l’asfissia economica che porta al suicidio o per l’avanzamento del controllo sociale. Ecco chi dovrebbe temere le nostre azioni, in ogni aspetto della loro vita e la loro sicurezza, i rappresentanti del domino … Ci stiamo avvicinando.
Non scriviamo per criminalizzare l’uso della violenza, ma per rivendicare l’uso che le abbiamo dato, rendendo chiare le nostre idee nella lotta per l’insurrezione, che non include l’attacco contro i civili.
L’invito è quello di agire in complicità con gli affini, moltiplicando i gruppi di attacco, agendo per la liberazione, ma tenendo ben chiari i nostri obiettivi chiari di propaganda e attacco al nemico. Le nostre pratiche sono parte del messaggio. I nostri colpi devono essere precisi, senza paura, senza imprecisioni.
Terrorista è lo Stato
Salutiamo i recenti attacchi contro chiese e stazioni di polizia
Contro ogni forma di potere, per l’Anarchia e Liberazione Totale … continuiamo a crescere …
Núcleos de Ataque por la Liberación

 

(Tradotto da RadioAzione)