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RIVENDICAZIONE – LA SOLIDARIETA’ NON CONOSCE LEGGE

Abbiamo attaccato col fuoco il tribunale in centro a Yate il 22 Maggio. 10 bombolette di gas sono state abbastanza per devastare l’ingresso con un napalm autoprodotto come detonatore. Abbiamo scelto le prime ore per evitare feriti. La guerra sociale non dorme: a qualunque ora degli insorti sono svegli e furiosi, rabbiosi per le imposizioni del sistema vigente che ci vuole come sue ingranaggi. Questa notte è toccato a noi.

Nuovi e più grandi centri di custodia; più leggi restrittive, ingiunzioni e legislazioni per “comportamenti antisociali”; ridotto aiuto legale per sfavorire i poveri; numeri da chiamare per fare delazioni; vari tipi di poliziotti si infiltrano negli strati della società; libertà vigilata per reinserire i condannati nel mondo della schiavitù salariale e del consumismo; un intero mondo-prigione di città di cemento e controllo gestito dal potere, armato di telecamere, rilevamenti biometrici ed elettronici per difendere il proprio benessere e ordine sociale…

E a realizzare questo disciplinamento autoritario dell’individuo contribuiscono pure i tribunali. Rinforzi della miseria umana, senza vergogna applicano leggi emenata dalle classi superiori, da politici e uomini d’affari. Scagliandole contro la gente sottomessa che soprattutto cerca di trovare mezzi di sussistenza mentre il capitalismo mette tutti contro tutti.

Il sistema giudiziario cerca di passare come l’unica protezione dalla vera disperazione e dalla disuguaglianza che la società civilizzata crea. La sua vera funzione è ed è sempre stata proteggere e santificare la proprietà e il privilegio sopra ogni cosa: e saccheggiare le comunità libere o gli individui dotati di autonomia.

Il sistema non è interessato a cambiare le fondamenta che causano gran parte del “crimine” (povertà, alienazione, noia, ecc) in modo serio, semplicemente ne gestisce la distribuzione mentre fomenta lo scontro tra sfruttati. Questo è vero soprattutto ora visto che il mercato trae grande profitto dal lavoro sottopagato dei prigionieri e dal settore della detenzione privata. Tutto resta al suo posto cosicché i quartieri dei padroni e dei giudici restino santuari liberi dallo scontento della società che mantengono; un santuario che vogliamo totalmente distruggere.

Al cuore della “prosperosa Europa” c’è ua vasta sottoclasse moderna di disoccupati, criminali ed “illegali” (quasi tutti gli altri sono ancora lontani dai lavoratori industriali dell’ultimo secolo) e chi è principalmente disciplinato da welfare, controlli dell’immigrazione e ovviamente dal sistema giudiziario. La nostra è l’era del lavoro a tempo determinato, della necessità di essere flessibili come una risorsa a disposizione della classe proprietaria, e infiniti lavori che annebbiano il cervelo con alto ricambio di personale insoddisfatto e alienato. L’illegalità e il mercato nero sono una fonte di vita per milioni di persone condannate alla povertà ai margini di una società i cui destinatari di welfare sono sempre più descritti come “devianti” o “criminali”. Una volta che ti hanno imprigionato (o inserito nelle pratiche per il sussidio) puoi essere costretto a lavorare sotto la minaccia di ulteriori punizione e “reso” produttivo sotto condizioni di lavoro schiavizzato, risolvendo cosi una delle contraddizioni del capitalismo.

E anche gli amministratori del complesso carcerario-industriale devono ricordare che non hanno il potere assoluto che vorrebbero avere per agire impunemente. Gli sgherri di Sodexo hanno capito ciò solo due mesi fa quando più di una cinquantina di detenuti ha preso il controllo di un padiglione nel carcere di Northumberland. Ogni tipo di guardia in questo infernale mondo-carcere contano sugli sfruttati non per ribellarsi consapevolmente e iniziare a fare piazza pulita di ogni forma di sistema-controllo che ci limita. Il 22 Maggio, e ogni altro giorno a nostra scelta, abbiamo dimostrato che si sbagliano.

Come risultato dell’esplosione, molte finestre sono andate distrutte e la tettoia del tribunale è andato in fiamme, come chiunque può vedere: il potere non è intoccabile. Qui c’è un singolo esempio tra tanti che chi vuole può portare lo scontro di nuovo nelle strade, negli uffici o case della gente pienamente responsabile dell’amministrazione del dolore e del causare sofferenza a noi e ai nostri cari che vengono umiliati in questi posti. Questo non finisce qui… Per una totale fine di ogni carcere e non solo di quelli più concreti: l’intero insieme di confinamento e domesticazione sia tramite sorveglianza, polizia dall’intervento “leggero”, moralità impiantata, costruzioni di genere, schiavitù salariale, ruoli, classi sociali, città, ecc.

Sappiamo che esistono ancora delle individualità in questi tempi miseri che stiamo vivendo che affrontano il sistema giudiziario come combattenti con dignità e senza autocommiserazione, e i nostri cuori sono con loro. Anche quando la prospettiva della prigionia smette di incrementare la nostra furia possiamo comunque essere forti. Menzioniamo soprattutto Gabriel Pombo da Silva: molti anni di isolamento per rivolte criminali realizzate fin dalla sua giovinezza hanno fallito finora nel voler neutralizzare il suo desiderio di vivere. Nicola Gai e Alfredo Cospito sono chiusi e condannati a tanti anni per aver sparato ad un dirigente di una compagnia nucleare e come si vede dalle loro lettere e dalle loro lotte carcerarie non hanno perso l’iniziativa. Babis Tsilianidis partecipa in una delle comunità in lotta nel carcere di Koridallos pieno di più anarchici di quanto possiamo nominarne, che sabota le funzioni ufficiali cercando di indebolirli e annichilirli. E il guerriero liberatore Marco Camenisch, sempre lucido, la cui detenzione pluridecennale è continuamente rinnovata dalle autorità.

Ai restanti anarchici che “volano alto o stanno bassi” per opporsi al Grand Jury negli Stati Uniti, a Felicity Ryder e ora anche a Mario Lopez in clandestinità in Messico, ai prigionieri NO-TAV cosi come a Adriano Antonacci e Gianluca Iacovacci presto a processo in videoconferenza dalle sezioni di alta sorveglianza in Italia; il vostro rifiuto di arrendervi è fonte di ispirazione.

Mauricio Morales che tu possa vivere di nuovo, elemento libero e selvaggio che danza nelle fiamme.

A motivare la nostra azione è stata anche la parte che la giustizia ha nel sopprimere le situazioni insurrezionali quando avvengono. I tribunali hanno lavorato a pieno regime mentre nell’estate del 2011 le rivolte infuriavano, dando dure condanne ai ribelli catturati e ad altri sospetti, come sappiamo essi faranno quando il controllo verrà contestato. Ma noi sicuramente non siamo spaventati dalla possibilità di andare faccia a faccia con gli ipocriti imparruccati o con i loro tirapiedi carcerieri, anche quando le occasioni di incontro sono a loro vantaggio più di quanto vorremmo. La repressione aumenterà il conflitto, anche oltre i confini. I nostri metodi sono adatti al compito.

Costruire una forte affinità tra noi stessi, una sincera passione per la libertà e la diffusione di comportamenti ribelli e azioni sono la base della nostra pratica.

Questo è per tutti quelli che restano impenitenti qualunque cosa accada e da qualsiasi lato del muro del carcere.

Lunga vita all’Anarchia

Federazione Anarchica Informale – Consapevolezza e Furia